Bergamask è la mascherina per lo sport in silicone messa a punto da un’azienda orobica impegnata da anni nella lavorazione della gomma, un dispositivo di protezione individuale il cui utilizzo potrebbe essere esteso ad applicazioni sportive. Noi l’abbiamo provata di corsa e in bicicletta: ecco cosa ne pensiamo. Ogni azienda ha inventato la sua, ha ingegnerizzato una mascherina con quello che aveva a disposizione, ovvero conoscenza dei materiali e processo di lavorazione. E così imprese di abbigliamento sportivo si sono convertite a confezionare mascherine sanitarie tra mille vicissitudini (per esempio Santini Cycling Wear, ne parliamo qui Ndr), rimbalzando tra ricerca di tessuti TNT quintuplicati nel prezzo di mercato e certificazioni dall’Istituto Superiore di Sanità che tardavano ad arrivare, per poi scoprire un prezzo imposto dal Governo pari a un terzo del costo di produzione. Quando questa pandemia passerà ai libri di storia, avremo molti capitoli da riscrivere, e tra questi leggeremo anche di un progetto tanto originale quanto efficace, nato proprio in quella terra martoriata dal Covid che è stata la bergamasca e che ha trovato energie di riprese davvero sorprendenti.
Bergamask, la mascherina per lo sport in silicone
C’è un gruppo di piccoli paesi, infatti, chiuso tra la città orobica e il lago d’Iseo che è la capitale europea delle guarnizioni di gomma e dei suoi derivati: un distretto industriale che nel mondo è conosciuto come la “rubber valley” composto da più di 300 aziende. E tra queste moltitudine di ditte e indotto c’è la Stil Gomma (e come altro poteva chiamarsi?) di Castelli Calepio che sforna più di due miliardi di pezzi l’anno e che, posta di fronte alla emergenza virus, ha sviluppato una mascherina unica nel suo genere.
Iniziamo dal nome, BergaMASK, che non ha bisogno di commenti, e proseguiamo cercando di capirne l’eventuale utilizzo a fini sportivi. La composizione della sua struttura è basata su silicone, morbido al contatto con la pelle e leggero quando la si indossa: l’azienda dichiara che si tratta di materiale certificato e antibatterico. All’interno della confezione si trovano 30 filtri in TNT monouso: l’inserimento nel suo alloggiamento è facile grazie a una gabbia che blocca il filtro alla parete frontale. Nella catena di solidarietà di questi ultimi mesi, Stil Gomma con altre aziende del Sebino, hanno donato ben 10.000 BergaMASK (e 300mila filtri) a gruppi di volontari, come i noti Alpini delle province di Bergamo e Brescia. Il costo della confezione BergaMASK è di 10 Euro, prezzo bloccato.
Bergamask, la mascherina per lo sport in silicone per la corsa e il ciclismo
Noi abbiamo provato la BergaMASK in due occasioni: in una lunga pedalata in bicicletta in Val Brembana e durante una corsa sulla ciclabile della Val Seriana. Consentiteci di vederlo come un test di prodotto nella terra d’origine del prodotto stesso. Il giudizio generale è più che positivo sotto il profilo del comfort durante l’attività fisica, perché la respirazione non è particolarmente ridotta se si tengono ritmi moderati. La maschera può risultare poco funzionale nel caso si decida di correre con gli occhiali (e il risvegliarsi del polline a maggio impone a molti runner di uscire con protezione agli occhi) perché la parte di fiato che fuoriesce dalla maschera dalla parte alta può appannare la lente. Quando si pedala l’effetto fog è decisamente inferiore per l’elevata aerazione dovuta a una maggiore velocità in bicicletta.
Se da una parte l’uso di una protezione filtrante è segno di buon senso e di rispetto delle norme anche se si pedala e corre, il limite fisico di una qualsiasi mascherina durante una intensa attività fisica è il perdurare della anidride carbonica che, ancorché in minima parte, resta nella camera d’aria tra la bocca e le pareti della maschera. Quindi, ciò che abbiamo fatto, è sostanzialmente abbassare la BergaMASK durante le fasi in “solitaria” ovvero quando si era soli nei tratti di corsa e ovviamente nelle pedalate individuali. Quando abbiamo incrociato altri podisti o ci trovavamo a pedalare in gruppo, con un semplice movimento della mano abbiamo riposizionato la maschera, coprendo naso e bocca. Il movimento “di ripristino” è stato apprezzato da una pattuglia di Polizia Urbana che abbiamo incrociato sulla ciclabile durante un controllo: ripetiamo che non vi è obbligo di indossare la maschera, ma lo riteniamo un segno di civiltà.
Nelle giornate più calde, la sudorazione rende un po’ fastidioso indossare la mascherina, ma crediamo sia un disagio facilmente superabile. Una volta rientrati a casa, la sterilizzazione della stessa è piuttosto facile: può essere sterilizzata in un forno microonde per 5 minuti a 600 watt o in alternativa in acqua bollente per lo stesso periodo. Ciò che invece colpisce, e su questo c’è poco da fare, è l’immagine in stile Cernobyl che diamo a chi ci incontra, ma in tempi di Covid le questioni di look possono anche essere accantonate.
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