Le api sono le garanti del nostro ecosistema, tanto che si dice che il giorno in cui scompariranno, scomparirà anche la vita sul nostro pianeta. Verità o meno, di fatto sono le api, insieme ad altri insetti, a garantire il ciclo dell’impollinazione, da cui dipende il 90% di tutte le piante selvatiche con fiore e l’80% delle piante che producono cibo e prodotti per il consumo umano, pari al 35% della produzione agricola mondiale. Cosa possiamo fare per proteggerle? Tra le tante cose anche mettere un alveare in casa (anche in città).
Come mettere un alveare in casa (anche in città)
Ma è davvero possibile avere il proprio alveare personale? Serve un giardino o basta un balcone? Bisogna per forza vivere in campagna o è possibile anche farlo in una metropoli come Milano o Roma? E quanto costa? Lo abbiamo chiesto a Claudia Zanfi, esperta apicoltrice e membro della direzione di Green Island, il progetto internazionale (www.amaze.it) che – anche a Milano – propone mostre, conferenze, incontri e installazioni sulla sostenibilità urbana degli alveari e sulla salvaguardia delle api e del miele, alimento naturale per eccellenza.
Cominciamo dall’ABC: qual è la differenza tra alveare, arnia e favo?
“L’alveare è l’intero sistema di api, della loro attività e della loro casa, di miele, cera e di tutto quanto ci sta attorno. L’arnia è la casa delle api realizzata artificiosamente dall’uomo. Il favo è la casa che le api si costruiscono da sole, solitamente nell’incavo di un tronco o sul ramo di un albero. La struttura del favo è virtualmente perfetta: da milioni di anni, teoricamente dall’inizio della storia naturale, il favo non è mai cambiato nella sua forma e continua ad essere realizzato da questi imenotteri sempre nello stesso modo”.
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Voi avete installato delle arnie metropolitane: ma esistono dei favi da qualche parte in città?
“Bisogna sapere che un’ape alla ricerca del nettare può volare fino a 10-12 km lontano dalla base. Quindi, trovare un’ape in Piazza del Duomo a Milano significa che c’è un’arnia o un favo nei dintorni. Del resto, soprattutto in primavera, anche le città possono offrire molto polline alle api con i fiori delle piante, dei giardini e delle ville comunali e perfino con quelli delle aiuole tra i semafori e quelli sui balconi. Le api sono dappertutto. Ci sono interi alveari a Parigi sul tetto dell’Opera, a Londra sul tetto delle università, ma anche a Bruxelles, a Berlino e in molte altre città d’Europa. All’estero, le istituzioni favoriscono e incentivano l’apicoltura urbana. La presenza delle api è un chiaro segnale che l’ambiente, l’aria e perfino la biodiversità urbana sono migliori. Ora vogliamo provare a farlo anche a Milano”.
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Da dove bisogna cominciare se si vuole provare a mettersi un’arnia in casa?
“È molto più facile e divertente di quanto possa sembrare. Per prima cosa bisogna fare un corso per imparare a gestire le api. Ci si può rivolgere a Legambiente, piuttosto che a Italianostra e a moltissime associazioni ambientaliste e agrarie locali. I corsi si tengono sempre solo durante l’inverno, mentre il ciclo vitale delle api è rallentato. I nostri costano relativamente poco (tra gli 80 e i 100 euro) e durano 4-5 settimane, un giorno la settimana, durante il weekend”.
E poi c’è l’attrezzatura…
“C’è almeno un negozio specializzato in ogni città. Il kit minimo comprende innanzitutto un’arnia. Le più piccole (prevalentemente a scopo didattico) costano anche solo 20 euro. Le più grandi possono contenere fino a 50.000 api e superano i 300 euro. E poi servono almeno una maschera e i guanti, un abito di protezione e un affumicatore, oltre ai telai estraibili che stanno all’interno dell’arnia. Il tutto per 150-200 euro, anche se il numero degli accessori potrebbe essere infinito. E ovviamente poi serve un’ape regina (al costo più o meno di 20 euro) ed eventualmente tutta la popolazione dell’arnia. Le api vengono acquistate a pacchi o a chili: un chilo equivale più o meno a 10.000 api e viene venduto a circa 100 euro.
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