Il primo allarme sulla correlazione tra smog e incidenza del Covid-19 è arrivato da uno studio della Società italiana di medicina ambientale che, analizzando i dati di tutte le province italiane durante il primo lockdown (dal 24 febbraio al 13 marzo 2020), ha evidenziato come il numero di casi di Coronavirus sia stato maggiore nelle aree che in quel periodo hanno sistematicamente superato il limite giornaliero di 50 µg/m3 di Pm10 nell’aria.
Ora una nuova ricerca condotta tra Francia e Italia ribadisce che smog e polveri sottili contribuiscono a favorire e rendere ancora più pericoloso il Covid-19. Il lavoro si è basato su uno speciale algoritmo sviluppato dai professori Cosimo Magazzino dell’Università Roma Tre, Marco Mele dell’Università Telematica Niccolò Cusano e Nicolas Schneider della Sorbona di Parigi, per analizzare questa volta i dati di Milano, Parigi, Lione, Marsiglia e diverse città dell’India. Anche in questo caso il lavoro degli studiosi ha stabilito una forte connessione tra la presenza di smog e altre sostanze inquinanti nell’aria e una maggiore carica virale del virus. In particolare, lo studio evidenzia come al superamento dei valori limite nell’aria di Pm10 (50 µg/m3 giornaliero, 40 µg/m3 media annua) e di Pm2,5 (25 µg/m3 media annua) il Covid-19 diventa ancora più aggressivo, con un aumento dei casi di ricovero come delle morti.
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L’indagine degli studiosi italo-francesi, che avrà tra l’altro un ulteriore approfondimento solo sull’Italia, ha ricevuto anche l’apprezzamento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che li ha invitati a esporre quanto scoperto nel corso della “COVID-19 Virtual Press Conference” in programma nel gennaio 2021.
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