La vita è un gioco, in tutti i sensi. L’antidoto al decadimento fisico e mentale è la curiosità, cercare una vita sociale ricca, ma soprattutto giocare, avere un atteggiamento sempre giocoso verso le cose e la vita. Lo rivela una ricerca della Mayo Clinic pubblicata su Jama Neurology, che indaga sull’associazione tra la stimolazione intellettuale e la degenerazione neurocognitiva.
Giocare allontana la demenza
La ricerca americana ha visto il monitoraggio per 4 anni di un gruppo di 1929 volontari di età media di 77 anni e in buona salute. Dopo 4 anni sono emersi 456 casi di deficit cognitivo; i test hanno dimostrato come gli anziani che avevano mantenuto l’abitudine di giocare, muoversi, intessere relazioni, trovare nuovi interessi, sono stati meno soggetti a sviluppare patologie come il declino cognitivo breve, che eventualmente poi possono sfociare nel morbo di Alzheimer.
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L’ottimismo aiuta
Lo studio spiega chiaramente come il gioco influisca sul cervello in tarda età, praticato a qualsiasi livello e in ogni modo, che sia fisico, mentale, combinato. Oltre alle attività sportive, con gioco alla Mayo intendono quelle manuali come, così come la capacità di scherzare e organizzare iniziative. Si tratta di caratteristiche che fanno parte di un geneale approccio ottimista alle cose, che come ben sappiamo è un modus vivendi che scientificamente allunga la vita tenendo a bada stress, malattie rischiose.
Ottimismo e vita all’aria aperta sono strettamente correlati: ecco perchè è un vantaggio allevare i bambini al gioco nella natura, testimoniato dal fatto che i bambini più felici del mondo sono gli olandesi (allevati da genitori altrettanto soddisfatti delle loro esistenze), ovvero quelli che stanno molto all’aperto e coltivano il gioco libero.
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