Il bruxismo del sonno riguarda oggi circa il 20% dei bambini ancora in età da denti da latte (dentizione primaria), fra i 3 e i 13 anni, ed è spesso correlato a disturbi notturni come problemi respiratori, ansia, stress, russamento che sono sempre più comuni durante l’infanzia e possono avere un impatto negativo sulla salute, sull’apprendimento, sul rendimento scolastico e sulla qualità della vita dei bambini.
Perché il bruxismo del sonno nei bambini è un problema
È quanto emerge da uno studio, pubblicato sulla rivista scientifica internazionale Pediatric Dentistry, che prende in esame i risultati di oltre 400 ricerche internazionali pubblicate in letteratura sui fattori associati e le opzioni di trattamento per la gestione clinica del bruxismo del sonno nei bambini con dentizione primaria. Si tratta di una umbrella review, un tipo di ricerca che ha l’obiettivo di raccogliere e sintetizzare le evidenze scientifiche disponibili su uno specifico argomento in modo completo e trasparente, per stabilire lo stato della conoscenza della comunità scientifica nel suo complesso su un determinato argomento.
Disturbi del sonno e digrignamento: una correlazione neurologica
Un sonno disturbato agisce come stimolo per il sistema nervoso centrale, modificando il rilascio di neurotrasmettitori come la dopamina, il che porta a un’attività ripetitiva dei muscoli della mascella, caratterizzata da serramento o digrignamento dei denti, anche detto bruxismo, durante il riposo notturno, che ha come conseguenza problemi dentali e dolore orofacciale. Inoltre, il bruxismo nei bambini, non trattato, può comportare conseguenze sulla salute dell’adulto anche con il fallimento dei restauri dentali negli adulti, dalle otturazioni agli impianti, a interventi ortodontici importanti.
Nella popolazione adulta, si stima che il 20% della popolazione soffra di bruxismo diurno e circa il 10% di bruxismo notturno, in Italia quindi il fenomeno interessa oltre 5 milioni di persone. Anche fra gli adulti si studia la correlazione fra disturbi del sonno e digrignamento, sebbene con valutazioni differenti sullo sviluppo futuro delle conseguenze e con un approccio terapeutico più certo.
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“A differenza del paziente adulto, in cui il bruxismo viene trattato con una metodologia condivisa e certa – spiega Valerio Maccagnola, Presidente di FACExp – l’approccio terapeutico in pazienti di questa età è molto vario e dipende dal singolo caso: ci sono situazioni in cui stimoli esterni come la luce accesa e il rumore possono influenzare negativamente l’orologio biologico e la fisiopatologia del sonno del bambino e, di conseguenza, possono essere concause importanti del bruxismo. Oppure casi in cui il profilo ansioso che il bambino manifesta deriva dall’ostruzione delle vie respiratorie, un fattore di rischio riconosciuto per il bruxismo del sonno. Sono molti quindi i fattori di cui l’ortodontista deve tenere conto nel trattare il bruxismo del sonno nei bambini, a partire da possibili cause ambientali o comportamentali, che devono essere valutate e approfondite con la famiglia e con altri specialisti a partire dal pediatra”.
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