Come far guarire il Piede d’Atleta, il “fungo da spogliatoio”

Un disturbo assai diffuso tra gli sportivi contro il quale servono igiene e attenzione nella scelta di scarpe e calze

Piede d’atleta: basta il nome per far capire che questa dermatomicosi (ovvero una dermatite causata da funghi della pelle) è un problema che riguarda soprattutto chi fa sport. Non a caso viene anche chiamata “micosi da spogliatoio”, perché è soprattutto lì che si diffonde tra frequentatori di palestre, piscine, campi da calcetto e via dicendo per effetto dei micro-frammenti di pelle di soggetti infetti che rimangono sulle superfici di pavimenti e docce o sugli asciugamani. Da sportivi, meglio allora sapere come riconoscere subito il piede d’atleta, come curarlo e quindi come prevenirlo.

Come si manifesta il piede d’atleta: i sintomi

La dermatomicosi si diffonde quasi sempre dallo spazio tra il 3° e il 4° dito del piede e/o da quello tra il 4° e il 5° dito. Questi i sintomi:

● La pelle tra le dita si arrossa e inizia a desquamarsi, con la comparsa di un prurito più o meno intenso.

● Nel giro di breve tempo il problema si estende a pianta e dorso del piede, a volte con un interessamento anche delle unghie.

● Con il peggiorare della situazione si formano fessurazioni nella pelle e vesciche, che una volta “esplose” vengono sostituite da crosticine dolorose perché a loro volta infette.

Perché compare il piede d’atleta: le cause

Ci sono soggetti predisposti geneticamente alla comparsa del piede d’atleta e altri che ne vengono colpiti perché hanno un sistema immunitario indebolito. Ma negli sportivi questa dermatomicosi è molto spesso la conseguenza di alcuni comportamenti sbagliati. Ovvero:

● Usare per lo sport scarpe poco traspiranti, che tendono quindi a creare un ambiente caldo-umido (perfetto per la proliferazione dei funghi della pelle) all’interno della tomaia. Anche calzare un paio di scarpe troppo strette, non solo durante l’attività fisica, può favorire l’insorgenza del piede d’atleta.

● Utilizzare calze poco traspiranti, che tendono così a rimanere umide e a tenere il piede “a bagno” mentre si fa sport: problema questo che riguarda soprattutto i runner e chi fa trekking.

● Avere una scarsa igiene dei piedi o, al contrario, lavarli troppo di frequente.

● Non avere cura di asciugare perfettamente gli spazi tra le dita dei piedi dopo la doccia.

Come intervenire contro il piede d’atleta: le cure

Non appena si ha il sospetto di essere vittima di questa dermatomicosi, è bene consultare il medico per la prescrizione della cura più adatta, anche se diversi prodotti contro il piede d’atleta sono reperibili in farmacia anche senza ricetta medica. Si tratta ovviamente di prodotti antimicotici disponibili sotto forma di pomate, spray, unguenti o polveri: generalmente vanno applicati 2 volte al giorno sulle parti interessate dall’infezione, per un periodo che può arrivare alle due settimane nei casi più seri.

Come evitare il piede d’atleta: la prevenzione

Specie se si è già stati vittima una volta del piede d’atleta, è bene seguire una serie di buone regole durante e dopo lo sport per correre meno rischi di infettarsi. Eccole:

● Avere sempre ai piedi un paio di scarpe tecniche che assicurino la migliore traspirazione, avendo anche l’attenzione di non calzarle se rimaste ancora umide dal training precedente.

● Nel caso ci si alleni ogni giorno e ancora di più si è soggetti predisposti al disturbo, è buona norma avere due paia di scarpe sportive da alternare, così da essere sicuri che siano sempre perfettamente asciutte.

● Importante anche la scelta delle calze per fare sport: devono essere a loro volta perfettamente traspiranti, meglio ancora se realizzate in fibre naturali.

● Negli spogliatoi e a bordo piscina indossare sempre ai piedi un paio di ciabatte di gomma: camminare scalzi su queste superfici aumenta infatti il rischio di contrarre la micosi per il contatto con micro-frammenti di pelle infetta.

● Lavare bene anche i piedi sotto la doccia e avere quindi cura di asciugare con attenzione gli spazi tra le dita.

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Credits: foto di Noelle Otto (apertura) e di Pixabay (nel testo) da Pexels.

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