Strappo muscolare: come curarlo?

Lo strappo muscolare è una lesione dei muscoli che può avere diversi gradi di gravità e riabilitazione. I consigli del fisioterapista su come curarlo

strappo muscolare come curarlo

Lo strappo muscolare è una lesione delle fibre che compongono il muscolo, diversa dalla contrattura, e può avere livelli di gravità differenti. In tutti i casi si devono seguire dei consigli medici, così da minimizzare i danni, alleviare il dolore e dare il via alla guarigione.
Ecco i consigli della Fisioterapista Valentina Liquori.

Che tipo di strappo muscolare ho?

Lo strappo muscolare può essere di tre tipi, di primo, secondo o terzo grado, “in base alla tipologia, la cura e la ripresa sono differenti, nel primo caso serviranno una decina di giorni, nel secondo un mese, nel terzo, che può richiedere anche un intervento chirurgico, sono necessari dai 3 ai 6 mesi”, spiega la dottoressa.

Strappo muscolare: come intervenire?

“È fondamentale che in una prima fase si lavori per contenere danni successivi. Avremo un dolore acuto con travaso ematico ed edema, dunque bisognerà seguire il protocollo R.I.C.E. che è un acronimo di diverse fasi: riposo (rest), ghiaccio (ice) da tenere più volte per circa 15 minuti durante la giornata, compressione, fasciando l’edema con una benda elastica, ed elevazione, ovvero cercare di tenere la parte colpita più alta rispetto al cuore per far defluire meglio i liquidi”, ci illustra Liquori. Tutte queste operazioni sono fondamentali per dare un risultato migliore sulla prognosi della guarigione, a partire dalla valutazione medica, con eventuale ecografia da fare però non immediatamente perché in presenza di un edema non si riuscirà a vedere granché.strappo-infortuni
“Dal terzo giorno il nostro corpo inizia a creare, dove c’è stata la lesione, una cicatrice, formata prima da fibrina che poi diventa tessuto connettivo, più simile possibile a quello del muscolo. Dopo una quindicina di giorni si parte con la fisioterapia, se suggerita dal medico: procediamo con un allungamento cauto del muscolo, lavoro con carichi differenti fino al recupero dell’attività sportiva grazie anche ad esercizi specifici. È importante dire che è necessario rispettare le tempistiche biologiche del nostro corpo, lavorare prima non aiuta, anzi, può peggiorare la situazione. Dobbiamo riabituare il muscolo alla sua attività”.

Le terapie utili in caso di strappo muscolare

La Tecar terapia è utile, ma non nelle prime 48 ore, perché essendo un acceleratore dei processi riabilitativi, e visto il trauma, può peggiorare la situazione. Dalle 48 ore in poi è coadiuvante, seppur rispettando sempre e comunque i tempi del corpo. “Sono importanti gli esercizi propriocettivi, che servono per riabituare il nostro organismo a movimenti specifici, per esempio se c’è uno strappo al quadricipite dovrò riallenarlo a tirare il calcio al pallone maniera graduale”.

Strappo muscolare: i tempi vanno rispettati

“Tagliare i tempi può portare ad una ricaduta, un muscolo già lesionato da uno strappo non curato bene e un veloce ritorno all’attività sportiva può provocare un dolore acuto e continuo durante lo sport”, spiega la Fisioterapista: “ascoltate il vostro corpo, andateci cauti perché le conseguenze per esempio possono essere un passaggio da uno strappo di primo ad uno di terzo grado”.Come-evitare-crampi-nella-corsa

Quali terapie servono per uno strappo muscolare?

Il medico vi darà la giusta terapia farmacologica, “ma sono utili anche ultrasuonoterapia, ionoforesi, laserterapia, tense (che lavora su controllo del dolore). Queste tipologie di terapie facilitano i processi riparativi o aiutano a togliere il dolore. Ripeto, non fate da soli: tutto va fatto prescrivere da fisiatra o ortopedico.
Il tape neuromuscolare può servire per la riduzione dell’edema e il controllo del dolore ma anche successivamente, in caso di ripresa sportiva, per proteggere, preservare e controllare il muscolo interessato. In caso di intervento per la ricostruzione del ventre muscolare avremo una cicatrice, è importantissimo lavorarci per evitare la creazione di aderenze, che non farebbero funzionare bene i tessuti circostanti, diventando così un punto di debolezza per il nostro muscolo”.
(Foto di Renno_new da Pixabay)

 

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