E quindi eccomi qui, domenica sera davanti alla TV, seduto sul divano con sulle gambe due specie di scafandri che si gonfiano e sgonfiano a ritmo costante e regolare. Quando mi hanno chiesto se volevo provare i Therabody RecoveryAir sono rimasto per qualche secondo in silenzio: in effetti alla mia età ho capito che delle prestazioni non mi interessa più nulla, e tutto quello che finora avevo letto del sistema di massaggio ad’aria aveva a che fare con chi si “spacca” veramente le gambe con gli allenamenti. Ma così non è e quindi sto passando le ultime ore del weekend a cercare di capire se, e come, funziona l’ultima novità di Therabody.
Therabody RecoveryAir: gli stivali per il massaggio ad aria delle gambe
Il massaggio ad aria, o gli stivali a compressione d’aria, non sono una novità assoluta. Sono in giro da qualche anno ormai. Ma come per il massaggio a percussione, anche per i RecoveryAir Therabody sembra riuscire a rivolgersi a un mercato più vasto della nicchia di sportivi PRO che finora si affidavano alla compressione d’aria per il recupero dei loro muscoli sfibrati dai duri allenamenti. E come ci sta riuscendo Therabody? Con il prezzo (899 euro i JetBoots in prova, non proprio argent de poche, ma sicuramente molto meno di quanto in circolazione finora, 699 i Prime, 1299 i PRO) e la semplicità d’uso. Oltre ovviamente alla qualità di trattamento, che è il prerequisito.
Come funzionano i Therabody RecoveryAir
Il funzionamento dei Therabody RecoveryAir è semplicissimo. Cosa che in 5′ li estrai dalla scatola e li stai già usando (al netto di dover ricaricare la batteria). In pratica sono due enormi salsicciotti con cerniera in cui infilare ciascuna gamba, posizionandosi comodi sul divano o a letto (quella che sarebbe la “scarpa” è una struttura plastica con all’interno il motorino dell’aria su cui NON si può né deve camminare). Con l’App si accoppiano gli stivali d’aria e si setta il programma, sempre dal telefonino li si fa partire, e il resto è Netflix o un buon libro.
Settare il programma dei RecoveryAir significa sostanzialmente decidere quale programma usare, con che durata e con quale livello di compressione. Io ho provato proprio il recovery, con compressione al 60% e durata 30′, che è la durata intermedia tra quelle suggerite. Del resto mi ero “preparato” a puntino, con un doblete nel weekend di corsa nei boschi il sabato e un centello in bicicletta la domenica. Insomma, le mie gambe avevano proprio bisogno di qualche coccola.
RecoveryAir: come funziona il massaggio ad aria
A questo punto, quando parte il programma, i RecoveryAir cominciano a gonfiarsi progressivamente dal basso verso l’alto, cioè dalle caviglie alle cosce: un segmento alla volta, progressivamente fino a che non sono completamente “gonfi” d’aria e dopo qualche secondo si sgonfiano completamente entrambi. E il ciclo riparte. E così via per tutto il tempo della durata del programma.
Il principio è semplice e già noto, ed è quello del ritorno venoso e della risalita del sangue al cuore: in pratica i salsicciotti che si gonfiano spingono verso l’alto il sangue, favorendo il ritorno venoso e quindi lo smaltimento delle tossine, e comprimendo i muscoli per pochi secondi favoriscono anche l’afflusso di sangue nuovo, ossigenato, che aiuta, favorisce e velocizza la rigenerazione dei tessuti muscolari in piena fase anabolica. In pratica i RecoveryAir “forzano” un po’, accelerandolo, un meccanismo fisiologico che il nostro corpo impiegherebbe più tempo a fare. Nessun trucco, nessun inganno da questo punto di vista.
I Pro e Contro dei RecoveryAir
Un primo aspetto positivo dei RecoveryAir è che sono assolutamente silenziosi. Niente ronzii o motorini fastidiosi. Cioè puoi guardare la Tv, leggere un libro o anche stare a letto accanto a una persona che dorme senza fastidio.
L’altro aspetto che mi ha colpito positivamente è che, nonostante il tessuto sintetico e il gran caldo di questi giorni di maggio con temperature intorno ai 30°C a Milano, durante il trattamento le mie gambe non sudavano né erano appiccicaticce. E anche questo è un aspetto non banale quando si tratta di comfort d’uso di un dispositivo sportivo. Francamente, se avessi avuto quella sensazione sgradevole di sudore alle gambe dopo aver appena fatto una bella doccia, me li sarei tolti subito. Ed era uno dei dubbi che avevo. In ogni caso, dato il tessuto sintetico, si possono pulire con un panno umido e possono così essere usati da più persone in casa. E anche questo vale nella considerazione del costo.
Poi ci sono un paio di aspetti di design di cui tener conto e che fanno la differenza nell’esperienza d’uso. Il primo è che non ci sono cavi e fili in giro, niente che penzola, niente che ingombra o intralcia. Vero che siamo nella società del wireless, ma su certi dispositivi non è ancora così scontato. L’altro è che una volta finito il programma li ripieghi nella loro sacca di tessuto e li riponi in una scatola che non è più grande di quella di un paio di scarponi da montagna. Insomma, roba che puoi tenere nell’armadio, in un comodino o in una bella scarpiera.
Ma alla fine funzionano?
Per capire se alla fine funzionano bisogna conoscersi un po’ e avere in mente per quanto tempo ci rimangono addosso i DOMS dopo un allenamento bello tosto. Oppure semplicemente percepire che sì, c’è del sollievo. E questo c’è, indubbiamente: già con il programma da 30′ al 60% della compressione c’è la sensazione di un effetto massaggiante e irrorante. Che non è quello procurato da un vero massaggio detox fatto da un massaggiatore professionale, che con le mani è in grado di andare ben più in profondità nelle fibre muscolari, ma per uno sportivo della domenica, o per chi passa le giornate in piedi e ha bisogno di un po’ di relax topico, sì, l’effetto è senza dubbio positivo.
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