Prova a farci caso: non si parla d’altro che di infiammazione. Infiammazione cronica, non quella dovuta a una distorsione o puntura d’insetto. Per la precisione di ‘infiammazione cronica sistemica, una condizione silente ma insidiosa che interessa l’intero organismo e che, secondo le stime, affligge oltre 5 milioni di persone in Europa. Questa infiammazione di basso grado, spesso asintomatica per lungo tempo, può innescare alterazioni metaboliche, immunitarie ed endocrine che, alla lunga, possono sfociare in patologie anche gravi: è sostanzialmente il motivo che ti porta a dire che ti senti uno straccio, cioè che sei stanco, fai fatica a concentrarti, non digerisci bene, non hai voglia di fare niente. Nella migliore delle ipotesi. Nella peggiore può sfociare anche in condizioni patologiche come quelle cardiovascolari, il diabete, l’ipertensione, la demenza senile, malattie reumatologiche e molte altre.
Cos’è l’infiammazione
L’infiammazione è un meccanismo di difesa ancestrale ed efficace con cui il nostro corpo risponde a stimoli esterni e lancia segnali d’allarme. Tuttavia, quando questo processo diventa cronico, si trasforma appunto in un nemico subdolo.
Ma quali sono le cause di questa infiammazione persistente? I fattori sono molteplici e spesso interconnessi:
- Stress cronico: un vero e proprio circolo vizioso che stimola la produzione di citochine infiammatorie e cortisolo.
- Alimentazione: sensibilità individuali a specifici alimenti come latticini, glutine, cibi ricchi di omega-6 e zuccheri possono favorire l’infiammazione.
- Attività fisica intensa e prolungata: paradossalmente, uno sforzo eccessivo può scatenare infiammazione, contribuendo anche alla perdita di massa muscolare.
- Obesità: causa infiammazione e ne è al contempo alimentata, alterando la distribuzione del grasso e favorendo l’insulino-resistenza.
- Fumo: un potente pro-infiammatorio noto.
- Disfiosi intestinale (colon irritabile): uno squilibrio della flora batterica intestinale può innescare processi infiammatori.
- Allergie: reazioni immunitarie che possono portare a uno stato infiammatorio cronico.
- Igiene orale trascurata: infezioni silenti a livello gengivale possono avere ripercussioni sistemiche.
- Disturbi del sonno: poche ore di sonno o un sonno di scarsa qualità alterano l’equilibrio infiammatorio.
- Acidosi: un ambiente corporeo troppo acido può favorire l’infiammazione.
- Infezioni croniche: virus, batteri o parassiti persistenti possono mantenere attivo il sistema infiammatorio.
- Carenza di nutrienti: bassi livelli di vitamina D, omega-3 e altre sostanze essenziali possono compromettere la capacità anti-infiammatoria del corpo.
- Carenza di ossigeno: una scarsa ossigenazione del sangue e dei tessuti, dovuta a cattiva respirazione, fumo o anemia, può contribuire all’infiammazione.
- Tossine: esposizione a pesticidi e metalli tossici può innescare risposte infiammatorie.
- Inquinamento elettromagnetico e ambientale: fattori ambientali che possono stressare l’organismo.
- Invecchiamento (Inflammaging): con l’avanzare dell’età, si instaura un’infiammazione cronica di basso grado, asintomatica, che contribuisce al processo di invecchiamento stesso.
- Eccessiva presenza di AGEs (prodotti finali della glicazione avanzata): composti dannosi che si formano con la reazione tra zuccheri e proteine o grassi.
- Ridotta funzione della via antinfiammatoria colinergica: un meccanismo naturale di controllo dell’infiammazione mediato dal nervo vago, la cui efficacia può diminuire.
Come ridurre lo stato di infiammazione cronica sistemica
La buona notizia è che possiamo agire attivamente per ridurre l’infiammazione cronica e ritrovare un equilibrio psicofisico ottimale. E, come evidenziato dall’analisi degli studi sull’esercizio fisico, l’attività fisica regolare e continuativa gioca un ruolo cruciale in questo processo.
Già da studi come quello sui partecipanti alla maratona di Boston nel 1901, era chiaro come l‘esercizio acuto causa elevata infiammazione temporanea, con un aumento significativo dei marcatori infiammatori subito dopo l’esercizio intenso. Tuttavia nel tempo si è scoperto che il corpo risponde all’esercizio con meccanismi anti-infiammatori, tanto che ormai si teorizza che l’esercizio regolare possa rafforzare queste difese nel tempo, proteggendo potenzialmente dall’inflammaging.
Secondo una meta analisi appena pubblicata su Sports Science, un allenamento costante nel tempo allenerebbe queste difese, portando a una riduzione dello stato infiammatorio basale, o cronico. In particolare, l’esercizio di resistenza sembra avere un impatto significativo nel modulare i marcatori infiammatori, abbassando quelli pro-infiammatori e aumentando quelli anti-infiammatori, anche con l’avanzare dell’età, un fattore chiave di questo processo perché con l’avanzare dell’età, i livelli basali di vari marcatori infiammatori tendono ad aumentare. Le ragioni non sono del tutto chiare, ma si ipotizzano l’accumulo di cellule danneggiate e cambiamenti nel microbiota intestinale.
Si è inoltre scoperto che fare attività fisica con costanza non è solo un toccasana per il corpo, aiutandolo a contrastare l’inflammaging (neologismo che deriva dalle parole infiammazione e invecchiamento – aging) e a prevenire numerose patologie, ma ha anche un impatto positivo sulla salute mentale. L’esercizio rilascia endorfine, riduce lo stress e l’ansia, contribuendo a ristabilire quella preziosa omeostasi psicofisica, quell’equilibrio armonioso tra mente e corpo fondamentale per il nostro benessere generale.
Quindi, che si tratti di una camminata energica nei sentieri, di un giro in bicicletta tra i paesaggi naturali o di un allenamento di resistenza mirato, integrare l’attività fisica nella tua routine quotidiana è un passo fondamentale per ridurre l’infiammazione cronica, sentirti meglio fisicamente e ritrovare un benessere mentale duraturo.
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