Ecco perché mangiare troppe proteine fa male al cuore

mangiare troppe proteine fa male al cuore

Mangiare troppe proteine fa male al cuore. È quanto emerso da uno studio condotto da un team di ricercatori della Pennsylvania State University, secondo cui ridurre le dosi di carne, latticini, uova, frutta secca e soia potrebbe proteggerci dai problemi cardiovascolari. Ciò non significa che questi alimenti debbano essere eliminati dalle nostre abitudini alimentari, ma è importante non esagerare con le porzioni settimanali: ad esempio, la carne andrebbe mangiata non più di 3-4 volte a settimana e i latticini non più di 2-3 volte.
In passato ci sono già state diverse ricerche che hanno evidenziato una correlazione tra un consumo eccessivo di proteine e una serie di patologie al cuore (come l’insufficienza cardiaca). E lo studio qui considerato, oltre a confermare questo fatto, è stato il primo a evidenziare che un’assunzione eccessiva di amminoacidi solforati (contenuti in tutti quegli alimenti ricchi di proteine) può essere collegata alla comparsa di una serie di malattie cardiovascolari croniche.

Mangiare troppe proteine fa male al cuore: ecco perché

I ricercatori hanno esaminato le informazioni sulle abitudini alimentari e gli esami del sangue di 11mila persone che, in passato, avevano partecipato a un ampio studio federale. Al termine delle loro analisi, gli esperti hanno osservato che i partecipanti abituati a mangiare meno alimenti ricchi di amminoacidi solforati tendevano ad avere un minor rischio di contrarre malattie cardiovascolari. Ma come sono arrivati a questa conclusione?Nella carne rossa un nutriente che aiuta a combattere i tumori?
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Tramite gli esami del sangue, in pratica, i ricercatori hanno elaborato un punteggio inerente al rischio di avere una malattia cardiovascolare. Questo punteggio si abbassava o si alzava in base alla presenza di alcuni biomarcatori (colesterolo, trigliceridi e insulina) nel sangue dopo 10-16 ore di digiuno. I marcatori biologici considerati dagli scienziati aiutano a prevedere il rischio di imbattersi in una di quelle patologie, e la loro presenza nel sangue è estremamente influenzata dall’alimentazione.

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Colpa degli amminoacidi solforati: in quali cibi si trovano?

Gli esperti hanno quindi scoperto che una smisurata assunzione di amminoacidi solforati era associata a un alto punteggio di rischio di contrarre malattie cardiovascolari croniche. Questi risultati, oltretutto, sono stati ricavati tenendo conto di una serie di potenziali fattori di condizionamento quali l’età, il sesso, la storia familiare in merito a queste patologie e l’ipertensione.
Gli amminoacidi solforati sono delle molecole caratterizzate dalla presenza di zolfo nella loro struttura. Secondo i ricercatori, queste sostanze sono presenti in modeste o consistenti quantità in molti cibi, eccezion fatta per i cereali, la frutta e la verdura. Fonti di proteine quali albume d’uovo, latticini, pesce e carne sono gli alimenti più ricchi di amminoacidi solforati, i quali innalzerebbero in maniera significativa il rischio cardiovascolare di chi ne abusa.
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Carne, uova, latticini, frutta secca: le porzioni settimanali raccomandate

Gli amminoacidi solforati (e le proteine), se assunti in quantità moderate, non fanno male alla salute e hanno diverse funzioni molto importanti: partecipano alla sintesi proteica; contribuiscono alla sintesi di un potente antiossidante come il glutatione; rendono i capelli più forti e brillanti; favoriscono l’eliminazione di molecole tossiche attraverso le urine. Ciò che conta è la quantità, perché esagerare con la carne e i latticini può portare alle conseguenze evidenziate dallo studio qui trattato.
Ciò che raccomandano i medici è di non superare le 3-4 porzioni settimanali di carne e le 2-3 porzioni di latticini/formaggi. Per quanto riguarda le uova, invece, l’ideale sarebbe consumarne 2 alla settimana al posto della carne. Anche la frutta secca, alimento altamente proteico, presenta tanti amminoacidi solforati: meglio quindi non mangiarne più di 30 grammi al giorno. Le proteine, ricordiamo, devono garantire circa il 16% della razione giornaliera di kilocalorie provenienti dai macronutrienti.
(Foto di copertina: Hans / Pixabay)

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