I bambini hanno bisogno come l’aria di…stare all’aria aperta. Lo dicono molti studi (sempre più numerosi), che ci raccontano come il gioco outdoor stimoli l’intelligenza, le relazioni sociali, la capacità di adattamento, la resilienza.
In sostanza giocare all’aria aperta da bambini, anche al freddo, e magari facendo anche cose un po’ pericolose), forma adulti migliori rispetto a una infanzia passata sul divano.
E anche da adulti, abbiamo visto come continuare a stare all’aperto con regolarità aumenti il buonumore, prevenga le malattie e in sostanza allunghi la vita.
Quanto dobbiamo coprire i bambini per farli giocare all’aperto? Le bufale e le credenze da smontare
Ma sul tema esistono una serie di barriere culturali stratificate nel tempo che sono diventate spesso delle bufale e a volte veri e propri miti popolari duri a morire. Da decenni mamme, papà e nonni ripetono che se giochi fuori col freddo ti prendi il raffreddore, la febbre, le infezioni, e che se ti tuffi in acqua dopo pranzo finisci malissimo.
Sono tutti falsi miti.
Non lo diciamo noi, ma la ricerca medico-scientifica. È arrivato il momento di sfatarli.
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Il raffreddore: non si prende con il freddo
“Copriti altrimenti ti viene il raffreddore”
Forse la più grossa mistificazione a cui siamo abituati: i bambini non prendono il raffreddore a causa del freddo. Il raffreddore comune che tutti conosciamo non è altro che una infezione virale del tratto respiratorio superiore, ovvero un ‘fastidio’ che deriva da un virus, che possiamo contrarre attraverso i germi quando siamo a contatto con altri esseri umani, non a causa del freddo. Puoi correre nudo nella neve ma non è da qui che prenderai il raffreddore. Piuttosto, quando entriamo in contatto con il virus, il freddo può ostacolare la capacità del nostro corpo di combattere il raffreddore; diventiamo così più sensibili al freddo.
Di fatto risulta più facile prendere il raffreddore se stiamo in casa a contatto con altre persone, che possono avere contratto il virus: si creano maggiori opportunità di diffusione per gli agenti patogeni e, dato che in casa l’umidità è generalmente inferiore che fuori, si asciuga il muco protettivo nel naso e si riduce i livelli di vitamina D.
Il National Center for Biotechnology Information americano afferma: “In inverno, i bambini con il raffreddore possono ancora giocare fuori”. Il suggerimento quindi è che se i nostri figli prendono un raffreddore, non ha molto senso tenerli a letto in casa per paura che si ammali.
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La febbre: aiuta contro le infezioni
“Stai in casa che hai la febbre”
Altro falso mito da abbattere: se un bambino ha una febbre bassa, uscire a giocare non peggiorerà la sua condizione.
Il pediatra americano Andrew Adesman (autore di Babyfacts), scrive che: “A volte si perde un po’ la testa per combattere la febbre; usciamo dall’idea di sopprimerla a tutti i costi. La febbre è nostra amica; aiuta a combattere le infezioni. I bambini con febbre a basso grado possono uscire e giocare senza problemi”.
Si intende che se un bambino non è troppo abbattuto per alzarsi dal letto, uscire a giocare per brevi periodi di tempo può essere un toccasana.
Inoltre il gioco all’aperto e l’esposizione all’aria fresca aiutano il bambino a dormire meglio, cosa utile in generale e quando si ha la febbre in particolare.
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Quando fare il bagno dopo mangiato?
“Non fare il bagno che poi vomiti”
Credenza molto italiana: prima di fare il bagno un bambino deve aspettare 2-3 ore dopo il pasto, altrimenti rischia vomito, terribili crampi, fino all’annegamento. Ok, secondo la medicina i crampi dopo aver mangiato sono davvero una possibilità (il processo digestivo devia la circolazione del sangue verso l’intestino, lontano dai muscoli,), ma non sembrano esserci legami con l’annegamento. L’American Academy of Pediatrics e la Croce Rossa non riconoscono tale connessione. Su MedicineNet si legge che non è mai stato documentato un episodio di annegamento causato dal nuoto a stomaco pieno.
Il suggerimento è di fare comunque attenzione a ogni situazione, ma con le dovute precauzioni si può fare il bagno anche poco dopo un pasto.
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Infezioni alle orecchie: non serve il cappello
“Mettiti il cappello sennò ti vengono infezioni alle orecchie”
Si pensa che uscire a giocare al freddo con la testa coperta sia una garanzia contro le infezioni alle orecchie. A costo di far sudare copiosamente i bambini, con conseguenza peggiori. Ecco il quarto mito da sfatare. Secondo diversi studi le infezioni alle orecchie sono causate esclusivamente da germi: questi si concentrano nell’orecchio medio, che però è completamente protetto dal mondo esterno
I germi invadono la cavità dell’orecchio medio solo quando il muco o delle adenoidi rigonfiate bloccano la tromba di Eustachio: capita quando siamo in piano raffreddore o in caso di allergie, non a causa dell’esposizione al freddo o all’umidità.
Il modo giusto per combattere queste infezioni non è mettendo un paraorecchie o un cappello. Anche il vento non c’entra niente, dunque.
E allora…fuori a giocare senza paura!
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(foto:Langli/Pixabay, Martino De Mori)
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