Come sviluppare la resilienza ai tempi del Covid, per continuare ad allenarsi e per resistere anche psicologicamente? “Per riuscire a correre fino all’uscita del tunnel bisogna allenare la mente a comportarsi proprio come in una ultramaratona: bisogna dividere il percorso in tanti pezzetti, dandosi una serie di piccoli traguardi. Se invece ti fissi sul traguardo finale, che tra l’altro in quest’emergenza non sappiamo nemmeno bene dove si trovi, è inevitabile crollare”. Parola di Michele Evangelisti, ultramaratoneta con in curriculum anche la traversata nel 2016 dell’Outback australiano (3.113 km corsi in 45 giorni in solitaria): per lui il primo lockdown non è solo curiosamente coinciso con la nascita del suo secondo figlio, nato proprio il 7 marzo 2020, ma è stato anche lo stimolo per scrivere Sulle tue gambe (De Agostini, 13,90 euro). Partendo dalla sua esperienza di super-sportivo outdoor e di coach costretto come tutti in quarantena, Michele Evangelisti ha concentrato in questo libro tutta una serie di dritte per non perdere resilienza, tenacia e ottimismo di fronte alle sfide della vita, a partire appunto da quella del Coronavirus. Eccone 5 da mettere in pratica anche in questa seconda fase dell’emergenza, tra zona rossa, zona arancione e zona gialla, per conservare la motivazione ad andare avanti tanto nello sport quanto in tutto il resto.
1. Saper rinunciare per continuare ad avere
La corsetta vicino a casa stabilita dalle nuove restrizioni non è il massimo? “Per prima cosa, devi pensare che è sempre meglio di niente. Ma c’è anche il fatto di saper avere un diverso approccio allo sport: come scrivo nel mio libro, per me la corsa non è una droga, ma è invece un’attività che mi ha insegnato ad avere disciplina e misura. In questo senso mi ha preparato anche a rinunciare a quello che mi serve così come a farmi bastare quello che ho: un esercizio che ho messo in pratica durante il primo lockdown non solo nell’allenamento e che mi torna utile anche ora”.
2. Cercare sempre un’alternativa
Questa dritta si collega strettamente alla precedente: se cambia la situazione, non serve a nulla abbattersi continuando a pensare al passato, ma bisogna cercare di trovare delle alternative per continuare a essere attivi nel presente. “Io vivo di sport outdoor”, prosegue Michele Evangelisti, “ma sottolineo sempre che ci si può allenare anche su un tappetino di due metri per uno. Durante lo scorso lockdown ho portato avanti una trentina di corsi di allenamento online puntando sulla capacità di inventarsi un training in spazi ridotti con gli oggetti già presenti in casa: un “trucco” per avere comunque un diversivo stimolante, scoprendo per esempio che il manico della scopa è perfetto per i piegamenti, mentre una pentola a pressione riempita con 1-2 kg di patate, cipolle o mele è un ottimo sostituto del kettlebell”. Anche un pizzico di fantasia aiuta insomma a non mollare.
3. Curare nuovi dettagli per darsi nuovi obiettivi
Se non si è sportivi agonisti, molto spesso si tende a trascurare il potenziamento muscolare. “Sempre nella logica di reagire in maniera propositiva a una cambiamento di programma, si può allora sfruttare questo periodo per curare quei dettagli di solito trascurati. Migliorare l’elasticità muscolare con sedute mirate di stretching, fare esercizi per il core (fondamentale per l’equilibrio) e altri per sviluppare la forza non devono essere vissuti come un ripiego forzato, ma come un modo per avere comunque degli obiettivi da raggiungere. Prendiamo per esempio il plank: se all’inizio reggi per 1’, inizia a darci dentro per arrivare prima a 1’20” e poi migliorare di un’altra ventina di secondi. Il raggiungimento di questi mini-traguardi, da registrare tra l’altro con carta e penna su un diario di allenamento, ti aiuta ad andare avanti, a mantenere la motivazione”.
4. Trovare quella cassetta dove sta la resilienza
“A 22 anni ho perso mio fratello di 18 per un’infezione cardiaca causata da un batterio”, racconta Michele Evangelisti. “Ho fatto attività fisica sin da bambino, ma è stato in quel momento di estremo dolore che ho scoperto quanto lo sport mi potesse essere d’aiuto per avere comunque un baricentro. Ho così iniziato ad allenarmi non solo per il corpo, ma anche per la mente, per renderla capace di resistere alle avversità e di affrontarle con un approccio positivo. Solo quando ho incontrato il professor Pietro Trabucchi (noto psicologo dello sport che firma la prefazione del libro, ndr), ho scoperto che avevo iniziato a sviluppare la resilienza, cioè la capacità di reagire a traumi e difficoltà. Una qualità che non è però esclusiva di chi fa sport di grande fatica: dentro di noi, come scrivo nel libro, abbiamo tutti una ‘cassetta degli attrezzi’ che ci aiuta a fronteggiare le situazioni peggiori. Tutto sta nel convincersi di averla, per poi aprirla ed estrarre quello che ci serve: in tutto questo, lo sport è un ottimo strumento per riuscire a trovarla e sfruttarla”.
5. Allenarsi anche… in coda
La resilienza serve ovviamente anche nella vita, non solo nello sport. E a svilupparla possono contribuire le fatiche dell’allenamento ma anche i piccoli disagi quotidiani, come per esempio le code fuori da negozi e uffici pubblici tipiche del lockdown. “Mentre siamo in attesa, possiamo innervosirci all’inverosimile oppure pensare che quell’inevitabile situazione rappresenta una buona occasione per un allenamento ‘extra’ per aumentare le nostre doti di resilienza. Come? Trovando una soluzione (ascoltare musica, leggere un articolo interessante) che cambi completamente non solo l’approccio, ma anche il valore di quel momento: da fonte di stress a occasione per migliorare la proprio capacità di adattamento. Una qualità che, lo ripeto, serve a non perdere motivazione e continuare a migliorare anche nello sport”.
Credits: foto di Nathan Moore da Pexels.
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