Davvero bastano 7 secondi per crearsi una prima impressione. Davvero se una persona non mi piace di primo acchito, o d’istinto, difficilmente mi piacerà in seguito?
C’è anche una famosa battuta per cui non avrai mai una seconda occasione per fare un’ottima prima impressione (è di Oscar Wilde). Quello che dice lo spot TV è stato davvero oggetto di ricerche scientifiche, per capire se sino davvero 7 secondi, oppure meno, o magari molti di più.
In effetti 7 secondi è la media, che è sempre la media del pollo perché alcuni esperimenti condotti dagli psicologi di Princeton Janine Willis e Alexander Todorov e descritti nell’articolo “First Impressions”, pubblicato su Psychological Science dimostrano che la prima impressione si forma in meno, molto meno tempo. Per essere chiari: in 1 decimo di secondo.
La prima impressione è quella che conta
In effetti 7 secondi è la media, che è sempre la media del pollo perché alcuni esperimenti condotti dagli psicologi di Princeton Janine Willis e Alexander Todorov e descritti nell’articolo “First Impressions”, pubblicato su Psychological Science dimostrano che la prima impressione si forma in meno, molto meno tempo. Per essere chiari: in 1 decimo di secondo.
Che ci piaccia o no, che lo riteniamo giusto o meno, i giudizi basati sull’aspetto del viso giocano un ruolo potente nel modo in cui consideriamo gli altri e nel modo in cui veniamo trattati. Gli psicologi sanno da tempo che le persone attraenti ottengono risultati migliori praticamente in tutti i settori della vita. Le persone con un viso “maturo” ricevono giudizi più severi rispetto alle persone con un viso “da bambino”. E avere un viso che sembra competente (o affidabile o simpatico) può essere molto importante per l’elezione di una persona a una carica pubblica.
Cosa ci piace di una persona
Willis e Todorov hanno condotto esperimenti separati per studiare i giudizi sull’aspetto del viso, ognuno dei quali si è concentrato su un tratto diverso: attrattività, simpatia, competenza, affidabilità e aggressività. Ai partecipanti sono state mostrate fotografie di volti sconosciuti per 100 millisecondi (1/10 di secondo), 500 millisecondi (mezzo secondo) o 1.000 millisecondi (un secondo intero), ed è stato chiesto loro di giudicare immediatamente i volti in base al tratto in questione (ad esempio, “Questa persona è competente?”). È stato misurato il tempo di risposta. Ai partecipanti è stato poi chiesto di valutare la loro sicurezza nel formulare i giudizi.
I giudizi dei partecipanti sono stati confrontati con le valutazioni delle stesse fotografie date da un altro gruppo di partecipanti in uno studio preliminare, in cui non c’erano vincoli di tempo per giudicare i tratti di personalità dei volti. (In quello studio preliminare, c’era un forte accordo tra i vari partecipanti sui tratti delle persone nelle fotografie).
L’impressione che si forma in 1 decimo di secondo è la stessa che si forma senza limiti di tempo
Per tutti e cinque i tratti studiati, i giudizi espressi dopo l’esposizione più breve (1/10 di secondo) erano altamente correlati con quelli espressi senza vincoli di tempo; l’aumento del tempo di esposizione (1/2 o un secondo intero) non aumentava la correlazione. Anche i tempi di risposta hanno rivelato che i partecipanti hanno formulato i loro giudizi altrettanto rapidamente (se non più rapidamente) dopo aver visto un volto per 1/10 di secondo, come se avessero avuto una visione più lunga.
Tempi di esposizione più lunghi hanno aumentato la fiducia nei giudizi e facilitato impressioni più differenziate sui tratti (cioè, meno correlazione tra i diversi tratti di una data persona).
Tutte le correlazioni tra i giudizi espressi dopo un’occhiata di 1/10 di secondo e quelli espressi senza vincoli di tempo erano elevate, ma tra tutti i tratti l’affidabilità era quello con la correlazione più alta. Insieme all’attrattiva, questo è stato anche il tratto che i partecipanti sono stati in grado di valutare più rapidamente.
È tutto un meccanismo evolutivo?
Gli autori suggeriscono, sulla base della psicologia evolutiva, che una capacità accelerata e accurata di giudicare l’affidabilità degli altri potrebbe essersi evoluta come un importante meccanismo di sopravvivenza.
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Photo by Andrey Zvyagintsev / Igor Rodrigues / Igor Rodrigues / Rachel Ruquet
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