L’attività fisica fa bene al cervello. Abbiamo scritto diverse volte che immergersi nella natura per fare sport anche a bassa intensità porti una serie di notevoli benefici a tutto il corpo, infonda un sano senso di benessere e contribuisca ad allungarci la vita. Abbiamo spiegato anche che secondo la scienza correre rende più intelligenti. Ora un nuovo studio pubblicato su eLIFE ci spiega che l’attività sportiva è una cosa buona per il nostro cervello, perché ne migliora le performance. Lo ha condotto una equipe di ricercatori del Langone Medical Center della New York University.
Come l’attività fisica fa bene al cervello
1. La proteina della corsa
Per anni la scienza ha creduto che il cervello degli animali e degli esseri umani che fanno esercizio fisico regolare sia diversi rispetto a quello dei sedentari (c’è anche la questione del gene dell’avventura). L’esercizio genera nuove cellule nell’ippocampo, area del cervello fondamentale per la memoria e l’apprendimento. Il fitness infatti accelererebbe la produzione di una proteina chiamata “Miracle-Gro” (o meglio, BDNF, Brain-Derived Neurotrophic Factor), che aiuta i neuroni a crescere e a restare forti, oltre che a rafforzare la connessione sinapsi-neuroni. Questo permette al cervello di funzionare meglio. Finora però non si era riusciti a capire in che modo l’esercizio incida sul cervello.
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2. I topi runner
La ricerca americana, condotta sui topi con il metodo del reverse ingeneeering (in sostanza si parte dalla fine del processo per ricostruirne il funzionamento), ha dimostrato che uno strenuo esercizio possa arrivare a cambiare il modo in cui alcuni geni lavorano nel cervello. Dopo i test, i risultati parlano di livelli di BDNF più alti nei topi runner rispetto a quelli sedentari, a causa di alti livelli di ketoni, frutto della demolizione dei grassi che avviene durante l’attività fisica allo scopo di fornire carburante al soggetto.
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3. Un’ora di attività
“Sembra incredibile quanto sia complesso e pervasivo l’effetto dell’esercizio sul cervello”, spiega Moses Chao, professore che ha lavorato alla revisione dello studio. Ora si tratta di capire se, come si pensa, lo stesso meccanismo accada nell’essere umano, partendo dal presupposto che anche noi abbiamo una maggiore produzione di ketoni quando facciamo attività sportiva. Sembra che questo meccanismo fisiologico si metta in moto dopo almeno un’ora di esercizio vigoroso, quando il corpo, esaurita la scorta di zuccheri, inizia a bruciare i grassi generando ketoni.
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