Alessandro Mazzara, l’x-factor dello skateboard che punta a Tokyo 2020

Alessandro Mazzara skateboard

Alessandro Mazzara è l’italiano che potrebbe rappresentarci a Tokyo2020 nello skateboard, con la speranza di portare a casa un risultato nelle prime Olimpiadi che contemplano anche questo sport. Il condizionale è d’obbligo perché le qualificazioni vere e proprie saranno solo nel 2019, un lungo tour di gare al termine del quale ci saranno solo 3 posti per gli atleti europei. Ma il quattordicenne – sì, quattordicenne! – di Roma già da tempo infila un risultato dietro l’altro, battendo atleti con ben più esperienza di lui come successo per esempio alle Vert Finals PRO Skate 2017 nel NASS Festival di Bristol, in Gran Bretagna, dove ha conquistato il 1° posto.

 

 

Noi Alessandro l’abbiamo incontrato a Pero, nella struttura del Pinbowl Indoor Skatepark, in occasione di uno dei suoi allenamenti lontano dalla Capitale dove non c’è nemmeno una struttura indoor, ed è stata l’occasione per conoscere un atleta che, nonostante la giovanissima età ha saldamente la testa sulle spalle e un’idea ben precisa di quello che vuole fare.

 

Alessandro, come hai cominciato a fare skate?
Ho iniziato per caso nel 2010, a 6 anni. Papà mi ha portato un giorno a Cinecittà dove c’è uno skatepark ed è stato amore a prima vista. Io prima di quel giorno non sapevo nemmeno cosa fosse lo skateboard e nemmeno facevo altri sport ma da subito mi sono reso conto che riuscivo a fare delle cose che altri ci mettevano il doppio a impararle. Insomma, ero portato, e così ho deciso di continuare.

 

Cosa ti è piaciuto subito dello skateboard?
Intanto la sensazione fantastica di andare sullo skate, ti dà emozioni uniche, un senso di libertà per cui sullo skate non penso ad altro, penso solo a quello che sto facendo e mi diverto. E pi ho scoperto un ambiente bello, dove sono tutti amici.

 

Quando hai capito che potevi praticarlo ad altissimo livello?
Dopo aver iniziato a Cinecittà mio papà ha cominciato a portarmi a fare delle garette e ne ho vinte un po’, e quando due anni fa lo skateboard è stato ammesso alle Olimpiadi ho capito che pur rimanendo un gioco, perché continuo a divertirmi, può essere anche un’opportunità fantastica o addirittura diventare un lavoro.

 

Quanto ti alleni normalmente?
A Roma c’è un solo skatepark, peraltro all’aperto, quindi in inverno non riesco ad allenarmi solo se non piove, un paio d’ore dopo la scuola. Frequento il liceo artistico, esco alle 14:40 e faccio un paio d’ore di allenamento e poi torno a casa a studiare, mentre per le gare ho un certificato che mi permette di fare le assenze necessarie. In estate invece mi alleno tutti i giorni, e per il resto vedo i miei amici con cui faccio cose normali come giocare alla Playstation.

 

Com’è la situazione in Italia in quanto a strutture?
A Roma è molto carente, nonostante ci siano 2 atleti di interesse nazionale e non sappiamo dove allenarci. Altrove invece è pieno di impianti, sia all’aperto che indoor, ed è più simile all’estero.

 

In cosa consiste il tuo allenamento?
Provo dei trick nuovi che ho visto su Instagram o su Youtube, e cerco di migliorare. Nello skateboard non c’è l’allenatore che ti dice cosa fare, mi piace molto anche per quello. Io seguo un sacco di gente che fa skate, vedo cose nuove, trick nuovi, e poi ho alcuni amici che hanno più esperienza di me e che mi danno dei suggerimenti.

 

Quali consigli ti senti di dare a chi vuol cominciare?
Il primo è di salire sullo skate e non aver paura di farsi male, altrimenti meglio lasciar perdere subito. Il presupposto è che prima o poi ti farai male, lo skateboard è un sport difficile e qualche infortunio capita. Poi di provare e riprovare senza arrendersi, e questo vale per tutto, perché per riuscire bisogna essere convinti.

 

Come funziona una gara?
Nella disciplina olimpiaca che si pratica nella bowl è come per il pattinaggio su ghiaccio o la ginnastica artistica, tu fai la tua performance e i giudici ti giudicano in base a quella, decidendo quali trick sono più facili o difficili e assegnando dei punteggi di conseguenza.

 

 

 

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