Oggettivamente, visto da fuori, arrampicare free-solo, ovvero senza nessuna forma di assicurazione, è quanto di più incomprensibile ci possa essere per chi non si è mai messo veramente davanti a una parete. Per questo quando abbiamo la possibilità di parlare occhi negli occhi con un climber che il free-solo lo pratica non ci lasciamo scappare l’occasione di porgli la domanda delle domande: “Perché arrampichi free-solo?”
E l’abbiamo fatto anche con Christoph Hainz in occasione della tappa milanese del Salewa Get Vertical durante la quale ha presentato il suo “Der Zinnenmann – L’Uomo delle Tre Cime” che racconta dell’ascensione in free-solo della parte nord della Cima Grande delle Tre Cime di Lavaredo in appena 48 minuti (sotto trovate il trailer in italiano). Ora, Christoph Hainz tra le oltre 2000 vie salite in tutto il mondo annovera parecchie prime vie e solitarie estreme, come quella del Fitz Roy in 9 ore o il record della parete nord dell’Eiger in solitaria in 4 ore e mezza (4h:30 alla cresta, dieci minuti dopo in vetta). Ma soprattutto Hainz, a 52 anni e con oltre 30 anni di alpinismo dietro le spalle, vive ancora tutto il fascino dell’arrampicata free-solo. E ci spiega il perché.
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Christoph, perché si decide di affrontare una parete free-solo?
Intanto è una cosa che deve maturare dentro di sé. Non la puoi programmare, non importa se è stato organizzato l’elicottero o il cameraman per le riprese o ci sia qualunque altro fattore esterno: arrampicare free-solo è qualcosa che senti dentro, che deve maturare al proprio interno e che poi a un certo punto sboccia. Solo allora decidi di farlo, solo quando sei intimamente convinto. Il free-solo è anche una cosa che fai e poi devi dimenticare, ed è qualcosa che puoi fare poche volte l’anno. Non puoi andare ogni volta ad arrampicare free-solo. Normalmente per me funziona così: ho un progetto in testa, lascio che cresca dentro di me, lo porto a compimento e lo metto da parte, me ne dimentico.
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Ma perché free-solo e non con una qualche forma di assicurazione?
La vera differenza tra arrampicare free-solo e free climbing, ovvero con una corda di sicurezza, sono i tempi morti. Quando sei con la corda ti devi fermare, aspettare il compagno, poi ripartire. Quando vai free-solo non hai soste, l’azione non si interrompe mai, non hai momenti fermi e vuoti, sei tu, la parete e la tua azione.
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Come decidi davvero di affrontare una parete free-solo?
Mi è capitato di andare sotto una parete per salire free-solo, guardarla per un po’ e poi cambiare idea e andare a fare un giro. La pancia mi diceva che c’era qualcosa che non andava, e quando senti che non è il caso di salire è meglio non salire. Allo stesso modo mi è capitato di decidere la sera per la mattina di salire una certa via in free-solo. Ripeto, è qualcosa che senti dentro di te e che matura con i suoi tempi.
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Ma il free-solo lo vivi più come sport o come avventura?
È sia sport, nel senso di risultato da raggiungere per se stessi, che avventura ed esplorazione, nel senso di esperienza da vivere e condividere. Io amo ancora più la roccia che l’alpinismo degli Ottomila, e anche questo per una questione di tempi: salire su un Ottomila significa affrontare una spedizione che dura mesi, ma sai quante vie di roccia puoi fare in tutto quel tempo?
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