Il suo è uno strano modo per arrivare a fine mese: corre la Marathon des Sables, 260 km a piedi nel deserto del Sahara. Attraversa l’Atlantico in barca, dalle Canarie ai Caraibi, in 49 giorni, e finisce con un naufragio ad Antigua. Oppure attraversa il Polo Sud a piedi, 770km in 18 giorni e qualche manciata di ore, per la South Pole Race. Ben Fogle, presentatore Tv e scrittore di viaggi, è un avventuriero vero, che ha provato sulla propria pelle ciascuna delle avventure di cui racconta nel libro “A Year of Adventures” scritto per Lonely Planet, 250 esperienze quasi estreme in 115 paesi, organizzate settimana per settimana, da cui sono state selezionate quelle che si vedono negli episodi della omonima trasmissione Tv per BBC Knowledge. Lo abbiamo intercettato tra una spedizione e l’altra, e gli abbiamo chiesto come è riuscito, lui perfetto average-guy, ad affrontare tutte quelle avventure sportive.
Alzati e fai sport
“Io faccio una vita tutto sommato normale, da sedentario: viaggi in aereo, riunioni di redazione, sessioni in studio di registrazione. E il rischio di sedersi lo conosciamo tutti. Come sono riuscito a rimanere in forma nonostante il mio lavoro? Semplice: con la costanza. Io, ovunque mi trovo, esco a correre, almeno un’ora, sempre e ovunque, Papua Nuova Guinea, Haiti, Kenia o Nuova Zelanda che sia. Vero, fare tutto è sempre difficile, ma se ci pensiamo bene, un modo per fare sport lo troviamo sempre. Basta volerlo.”
Cerca i tuoi limiti
“Ho partecipato all’Augusta Anaconda in Australia e alla 24 ore di mountain-bike nel deserto del Moab, nello Utah, e per fare questo ho dovuto per forza spingermi oltre i miei limiti. Non sono esperienze che puoi fare tutti i giorni, o preparare davvero. L’unico modo per affrontarle è partire da un presupposto: non dobbiamo sederci sugli allori. La vita di oggi può essere molto comoda, e diventare pigri ci fa cadere in quella che io chiamo “comfort zone”. E invece se ci mettiamo alla prova scopriamo che spingerci mentalmente e e fisicamente oltre quelli che pensiamo essere i nostri limiti è bello. C’è un piacere speciale nello scoprire le nostre capacità di resistenza, e più lo facciamo più ci sentiamo motivati a farlo.”
Non lasciar perdere
“Sono stato anche in Italia, per la Tre Cime Alpin Marathon. Una gara durissima, durante la quale più di una volta il fisico e la testa mi hanno detto: fermati, lascia stare. Eppure secondo me il segreto per arrivare al traguardo è semplice: non ascoltare quel diavoletto tentatore che ci dice di fermarci. La tentazione è forte, ma io vedo il fatto di mollare come un’umiliazione personale, e considero fatica e dolore il segnale che le nostre debolezze ci stanno finalmente abbandonando.”
Poniti degli obiettivi
“Ho imparato questo nella vita: che se non riesco a concentrarmi su una cosa, quella per me non è un obiettivo. Quindi il modo migliore per avere un vero obiettivo è quello di sentirlo dentro di noi. Io non posso farne a meno, sapere che sto lavorando per qualcosa è per me come l’ossigeno, e questo è l’unico modo per metterci davvero in gioco e affrontare le nostre debolezze.”
Non aver paura
“A proposito di debolezze, io per esempio soffro di vertigini. Sì, ho scalato le sequoie più alte del mondo, superato crepacci in Islanda e mi sono anche lanciato col paracadute, ma soffro di vertigini e posso confermare che la paura è un sentimento che ci può bloccare. Come possiamo superare la paura e non farci sopraffare dal terrore? Pensare che noi siamo straordinariamente resistenti, e ripensare a situazioni simili che abbiamo vissuto nel passato e al modo in cui le abbiamo superate. Razionalizzare è l’unico modo per farci forza e riprendere in mano la situazione.”
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