A proposito de l’Eroica, la corsa ciclistica che dal 1997, a inizio ottobre, convoca ciclisti d’epoca a Gaiole in Chianti ed è ormai un successo clamoroso, con parecchie migliaia di partecipanti, è una corsa che al suo interno ha mille storie: vale la pena raccontare come è nata e come si è evoluta per capire perché è diventata una delle granfondo più amate al mondo.
La prima Eroica
Debuttò nel 1997 con 78 indomiti pronti a celebrare gli “sterri” del Senese a bordo di bici che facevano tenerezza e un filo di commozione: mezzi di oltre 50 anni guidate da signori – allora sì, una prova di genere, coniugata soltanto al maschile – vestiti come se il tempo si fosse fermato. In parecchi casi provvisti di baffi, a manubrio, è ovvio, come le loro biciclette. Rigorosamente veri, non posticci.
Il ciclismo di una volta
Abbigliamento rigorosamente d’antan, maglie da ciclisti di quella lana ruvida che dava sempre prurito e in caso di pioggia, tutte zuppe, valeva un chilo in più, non richiesto. Stessa sorte per i pantaloncini che, nell’acquazzone, tendevano a scendere verso il ginocchio (da qui le bretelle, per molti d’ordinanza). A celebrare il ciclismo di una volta, un tuffo nella memoria.
Ci arrivano da tutto il mondo
Venendo ai giorni nostri è solo mutato il numero, ingigantitosi in progressione, e le donne non sono una sparuta minoranza, in bici d’ordinanza. Oggi a Gaiole, sulle strade bianche del Senese, convengono in più di settemila, in larga parte stranieri, attratti dai luoghi ma soprattutto dall’atmosfera che i più fortunati, coloro che già hanno vissuto l’esperienza, hanno raccontato agli amici. Vengono da lontano, l’aereo li muove da tutti i continenti, potenza del passaparola in un mondo che vive di promozioni milionarie. Altrove, non per l’Eroica.
Biciclette rigorosamente d’epoca
Sono ringiovanite le sole bici, oggi sono considerate d’epoca, e perciò ammesse, quelle di almeno trent’anni, ma il titanio e i compositi (figli del carbonio) non hanno cittadinanza. L’abbigliamento non ha subito deroghe, tutto come la prima volta, nel 1997.
L’Eroica, una festa che unisce
L’Eroica è quasi un mito per lo spirito di chi la frequenta. Gli esaltati non hanno cittadinanza a Gaiole e dintorni, ci si va per stare insieme, partecipare di un rito antico, di comunità perché la bici accomuna i semplici, cioè i migliori. Incontri che ricorrono, amicizie che si consolidano di anno in anno perché non c’è altro modo di trovarsi; grandi sorrisi, il vociare di adulti che tornano bambini, allegria mai forzata in attesa delle fatiche, ciascuno se la sceglie.
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Cinque percorsi, ma niente agonismi
Cinque i tracciati, il più lungo è per fachiri (209 km per non meno di undici ore sui pedali), il corto (46 km) è per chi vuole soltanto godere del paesaggio, anche se le strade bianche, gli sterri, sono comunque impegnativi, continui saliscendi e rischi di scivolar via, soprattutto in caso di pioggia, che spesso non è mancata. L’Eroica non è una gara, gli unici agonismi sono le piccole sfide con se stessi, per coloro che, identico il percorso scelto, vogliono far meglio della volta precedente. Soddisfazioni intime.
Ristori per nulla dietetici
L’Eroica è ristoro delle coscienze e ristori, affascinanti, lungo i tracciati. Ristori mai dietetici. Si sosta per la finocchiona, salume indigeno, la ribollita e il vino che da quelle parti, e non solo, mette euforia. Ma chi indugia ai ristori poi procede lemme lemme, digerire in bici è fatica. Eroica.
Photo credits: eroica.it; tiralento.it; chiantilife; caravambacci.com
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