Ciclicamente, a ogni inizio estate, nei gruppi social di ciclisti ricompaiono i sandali SPD per andare in bici. E a seconda del tipo di gruppo, ovviamente diversi sono i commenti. Dove contano solo i Watt si va da un “perfetti con i calzini bianchi” a un “nella scatola è compresa la cittadinanza tedesca?” e fino al solito e scontato “inibitori della libido garantiti al 100% come le ballerine“. Ma nei gruppi dei cicloturisti invece sono per lo più lodi alla comodità e alla praticità. Non solo per chi pedala nei climi caldi o molto caldi ma anche per chi invece pedala in Paesi piovosi e ha capito che se non fa freddo, quando si è sotto un acquazzone è meglio avere il piede bagnato e poca scarpa bagnata che il piede umido e una calzatura fradicia. Ma quindi, al netto dell’ironia, vogliamo parlare dei sandali con attacco pedali?
Ma dei sandali SPD per andare in bici ne vogliamo parlare?
Solitamente il dibattito sulle scarpe da usare in bici è quello tra flat e SPD. Cioè, banalmente tra scarpe e pedali con l’attacco, e scarpe piatte e pedali piatti. Ovviamente i pro e contro dipendono da quello che vuoi fare, e dalle tue abilità di ciclista: gli SPD saldano letteralmente il piede al pedale, e sono perfetti per chi ama spingere parecchio, strada, MTB o gravel che sia. Ovviamente bisogna imparare a sganciarsi, e ovviamente bisogna digerire un po’ il feeling.
Chi non ci riesce, o non ama la sensazione di piede vincolato al pedale, va di flat, che solitamente sono quelli da MTB, molti cicloturisti e parte del mondo gravel.
Detto questo, poi la “partita” si gioca sui dettagli tecnici, in termini di rigidità della suola, di traspirazione della tomaia (per l’estate), di copertura del piede (in inverno), di camminabilità (per MTB e gravel, quando si tratta di scendere e spingere) e così via.
I sandali SPD per andare in bici introducono un nuovo termine di valutazione, che è il sentire il piede libero, fresco e aperto. Una sensazione che tutti amiamo in estate, ma che in bici lascia qualche perplessità.
La perplessità maggiore è quella sulla punta aperta, cioè sulla dita dei piedi non protetti. Qualche anno fa c’era in vendita anche un modello della Keen oggi ormai introvabile, che aveva il grande vantaggio di avere la punta chiusa e con una protezione di rinforzo. Oggi si trova solo il modello di Shimano, che è la quintessenza del sandalo: punta aperta, due “strap” come chiusura, tallone aperto, suola “carrarmato” e agganci clipless.
La punta aperta di un sandalo per andare in bicicletta può essere un problema sia in caso di caduta che di urto con rami o vegetazione come le ortiche, ma anche con gli insetti.
Lo stesso discorso vale per ogni parte aperta, e chiaramente bisogna soppesare vantaggi (areazione e freschezza) e svantaggi.
> Iscriviti alla nostra newsletter compilando il form qui sotto!
Spoiler: ne mandiamo poche, ma buone!
L’altra perplessità è data dal livello di contenimento del piede di un sandalo. Se prendo pedali SPD è perché voglio sentire il piede ben vincolato al pedale, ma se poi il piede è poco vincolato alla calzatura questo vantaggio un po’ si perde. Infine l’ultima perplessità riguarda la facilità di sgancio quando si tratta di svincolare la calzatura dal pedale: con un paio di scarpe clipless basta spingere in fuori il tallone e il gioco è fatto, ma con un sandalo il vincolo della tomaia potrebbe essere più debole.
Detto tutto ciò, che sono le perplessità di chi è scettico rispetto ai sandali SPD per andare in bici, rimane il fatto che per il cicloturismo in estate possono essere una gran comoda soluzione per tenere il piede fresco e anche camminare comodamente.
LEGGI ANCHE: Pedali e scarpe SPD; Flat e ibridi: quali scegliere?
©RIPRODUZIONE RISERVATA