Usare i cambi in MTB è uno dei problemi più difficili da affrontare quando si comincia ad andare in mountain bike: come scegliere i rapporti più adatti al tratto di strada, in salita, discesa o piano, che stiamo affrontando è un tema che scatena sempre discussioni e dubbi tra i neofiti delle ruote rasse. Per capire come usare i cambi in MTB, oltre alla necessaria esperienza sulla propria pelle, occorre comprendere due ordini di cose: il funzionamento tecnico e l’idea che c’è dietro un gruppo cambio; le condizioni soggettive, come lo stato di forma, e ambientali, come il tipo di fondo, sul quale si procede. Vediamo allora di mettere un po’ di ordine in tutti questi aspetti e capire come usare al meglio i rapporti su una MTB.
Com’è fatto il gruppo cambio di una MTB
Normalmente si parla di cambi di una MTB, ma sarebbe più opportuno parlare di gruppo cambio comprendendo la guarnitura anteriore, che può essere a 3, 2 o 1 corona, il pacco pignoni posteriore, che in una MTB può variare da 7, nei modelli più vecchi, agli 11 che sono lo standard attuale, anche se in giro si vedono già pacchi pignoni a 12 velocità, la catena, i deragliatori posteriore e anteriore (se ci sono almeno 2 corone), cavi, guaine e leve cambio.
Come funziona un gruppo cambio sulla MTB: azionando le leve sul manubrio si fa in modo che i cavi che scorrono dentro le guaine spostino i deragliatori anteriore e/o posteriore posizionando la catena su una delle corone e su uno dei pignoni, selezionando in questo modo un rapporto di marcia. Il rapporto di marcia permette di sviluppare, con ogni pedalata, una determinata distanza che è detta sviluppo metrico, cioè il numero di metri che si percorrono con ogni colpo di pedale con quel determinato rapporto.
Come calcolare lo sviluppo metrico
Per sapere quanta strada si fa con un solo colpo di pedale con una determinato rapporto bisognerebbe calcolarne lo sviluppo metrico, che non è affatto semplice perché richiede di conoscere alcune caratteristiche tecniche della propria bici. Lo sviluppo metrico si calcola infatti con la formula che divide il numero di denti della corona anteriore per il numero di denti del pignone posteriore e moltiplicando il tutto per la circonferenza della ruota. Formula francamente complicata da tenere a mente mentre si pedala. Tuttavia, a parità di circonferenza della ruota, che quella è e rimane, si può semplificare molto la questione e capire quali sono i rapporti duri e quelli invece più agili ragionando sulla lunghezza del rapporto che esce dal calcolo dello sviluppo metrico.
Ipotizziamo che la catena sia sulla corona più grande anteriore che, sia con 2 che con 3 corone, potrebbe avere 42 denti, e sul pignone più piccolo, che di denti ne ha 11, e che montiamo una ruota da 27,5″ con un diametro di 2205 mm: dalla formula precedente deriva uno sviluppo metrico di 8,41 metri.
Ipotizziamo ora, con la stessa ruota, di avere la catena sulla corona più piccola che di denti potrebbe averne 24 e sul pignone più grande posteriore che di denti potrebbe averne 40 in una configurazione con doppia corona: lo sviluppo metrico in questo caso sarebbe 1,3 metri.
La differenza tra 8,41 e 1,3 metri di sviluppo metrico, o lunghezza di rapporto, è abbastanza evidente a chiunque, ed è questo che determina il fatto che un rapporto sia duro (il primo, quello da 8,41 metri) e l’altro agile (quello da 1,3) e che il primo sia adatto a spingere in discesa o su tratti pianeggianti mentre il secondo in caso di salite.
Quale rapporto usare sulla MTB?
Ma allora, dato lo sviluppo metrico, quale rapporto usare sulla MTB? Dipende, perché prima bisogna capire quanti rapporti ha davvero la propria MTB, quali si possono davvero usare e quali invece sono ridondanti e non sono da usare. Come prima cosa bisogna sapere che i rapporti non sono le velocità ma la moltiplicazione tra il numero delle corone e il numero dei pignoni. Mettiamo un pacco pignoni da 11 velocità: con una MTB monocorona avremo 11 rapporti (11×1), con due corone 22 (11×2) rapporti e con una guarnitura tripla 33 rapporti (11×3).
Be’, ma allora è meglio avere la tripla corona e più rapporti? No, perché i 33 (o i 22) rapporti sono solo nominali e non sono tutti utilizzabili. Basta guardare la catena dall’alto, come stando in sella sulla MTB: con la catena sulla corona più grande ed esterna e sul pignone più grande e interno la catena lavora quasi in diagonale rispetto al telaio ma questo la sottopone a sollecitazioni che a lungo andare la rovinano, torcendo le maglie e l’attacco dei denti, tirando la gabbia del deragliatore e portando, prima o poi inevitabilmente, alla rottura di qualche componente. La stessa cosa vale per una configurazione corona piccola più interna e pignone piccolo più esterno.
La regola d’oro dell’uso dei cambi in MTB è che la catena dovrebbe lavorare nel modo più lineare e parallelo al telaio possibile. Quindi, indicativamente, se la catena è sulla corona più grande ed esterna si usa la metà esterna dei pignoni, quelli più piccoli, e se è sulla corona interna più piccola si usa la metà interna dei pignoni, quelli più grandi. Se la cassetta è tripla, con la catena sulla corona intermedia si possono usare tendenzialmente tutti i pignoni, tenendo conto del fatto che però, data la circonferenza della ruota e il numero di denti di corona e pignoni potrebbero esserci degli sviluppi metrici duplicati e quindi potrebbe essere più vantaggioso usare angoli meno accentuati.
Come usare i cambi in MTB
Fatta tutta questa lunga e un po’ complicata introduzione teorica, ecco allora che si può capire come usare i cambi in MTB: se siamo allenati, se la gamba è buona, se il terreno permette un buon grip, non solo in piano ma anche in salita, e se gli pneumatici garantiscono una buona scorrevolezza si può puntare a rapporti più duri, quindi con uno sviluppo metrico maggiore; se invece non abbiamo forza nelle gambe, la salita è con notevole pendenza, c’è poco grip, anche sul pianeggiante come nel caso del fango, o le ruote sono poco scorrevoli, perché abbiamo pneumatici più larghi, fino al caso estremo delle fat-bike, o sgonfi, sarà il caso di puntare su rapporti più agili, con minor sviluppo metrico. Il tutto sempre tenendo presente che più la catena lavora in modo lineare e meglio sarà per la nostra fatica e per l’usura delle componenti meccaniche del gruppo cambio.
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