E-bike vietate sui sentieri del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Si tratta di un inusuale (e non ancora approvato in via definitiva) divieto che è comparso nell’ultima bozza del nuovo regolamento del parco del Centritalia, molto conosciuto anche grazie alla notevole varietà di percorsi di trekking e mountain bike che può offrire ai turisti.
Questa notizia, che va in controtendenza rispetto al modo in cui i parchi nazionali d’Italia (e del mondo) trattano le e-bike, ha scatenato diverse polemiche tra enti turistici, organizzazioni ambientaliste e appassionati di biciclette con la pedalata assistita. Vietare le e-bike (e quindi anche le e-MTB) sui sentieri, in effetti, significherebbe bloccare un business in forte crescita e che permette a chiunque, soprattutto a chi non regge la fatica di una bici muscolare, di immergersi nella natura pedalando.
No alle e-bike nel Parco Nazionale del Gran Sasso: cosa dice il nuovo regolamento
Il nuovo documento del regolamento del Parco Nazionale del Gran Sasso rimarrà in fase di discussione fino all’8 febbraio. Insomma, non c’è ancora nulla di definitivo ma il tempo per intervenire è davvero poco. Nel quarto comma dell’articolo 112 si legge che “l’uso delle biciclette a pedalata assistita conformi a quanto previsto dal comma 1 dell’art. 50 del citato d. lgs. 285/92, è consentito esclusivamente lungo la viabilità ordinaria di cui all’art. 109, co. 1”.
Ciò significa che le e-bike e le e-MTB, se la bozza dovesse essere approvata, potranno viaggiare solo sulle strade asfaltate e non lungo i sentieri sentieri dove, di norma, circolano anche le mountain-bike.
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La bozza dell’articolo 112 del regolamento del parco fa esplicitamente riferimento all’articolo 50 del decreto legislativo 285/92 (Nuovo codice della strada), il quale sostiene che: “I velocipedi sono i veicoli con due ruote o più ruote funzionanti a propulsione esclusivamente muscolare, per mezzo di pedali o di analoghi dispositivi, azionati dalle persone che si trovano sul veicolo; sono altresì considerati velocipedi le biciclette a pedalata assistita, dotate di un motore ausiliario elettrico avente potenza nominale continua massima di 0,25 KW la cui alimentazione è progressivamente ridotta ed infine interrotta quando il veicolo raggiunge i 25 km/h o prima se il ciclista smette di pedalare”.
Dunque, l’amministrazione del Parco del Gran Sasso ha imposto il divieto sui sentieri per le e-bike classiche, classificate sotto la denominazione di Pedelec (secondo il Codice della strada biciclette elettriche). Questi mezzi ibridi, come abbiamo spiegato in questo articolo sulla normativa italiana in merito alle bici elettriche, sulle strade si devono comportare esattamente come le normali biciclette.
Nessuna motivazione e tempistiche non ideali
Oltre che il contenuto, sono state contestate l’assenza di motivazioni da parte del Parco Nazionale e la tempistica non esemplare. I comuni toccati dal Parco del Gran Sasso, infatti, sarebbero appena venuti a conoscenza del divieto sulle e-bike, e hanno solo una decina di giorni di tempo (fino all’8 febbraio, appunto) per presentare le loro osservazioni ufficiali in merito al nuovo regolamento.
Daniele D’Angelo, consigliere comunale dell’Aquila con delega alla Montagna, ha parlato di questa vicenda nel corso di un’intervista rilasciata a ‘Il Capoluogo’: “Mettono vincoli che troppo spesso strozzano la vita economica e sociale. Questa bozza di regolamento presenta molte restrizioni. Non si fa altro che parlare di turismo e montagna però poi a nessuno importa nulla”.
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Perché un divieto così inusuale?
Questo potenziale divieto del Parco Nazionale del Gran Sasso è piuttosto inusuale e va in controtendenza rispetto al modo in cui i parchi nazionali d’Italia si stanno aprendo al mondo delle e-bike. Spesso, infatti, è possibile fare escursioni noleggiando questo tipo di biciclette presso negozi convenzionati con i parchi stessi, come avviene ad esempio nel Parco Nazionale dello Stelvio. Inoltre il consigliere del Parco Nazionale del Gran Paradiso Toni Farina, interpellato da ‘Montagna.tv’, ha detto: “Spero che l’argomento sia affrontato con professionalità, cosa che mi pare di capire nel caso citato non è avvenuta”.
Nessun altro parco nazionale d’Italia ha imposto un obbligo simile perché, dato che il motore delle Pedelec smette di funzionare quando si raggiungono i 25 chilometri orari, non c’è un problema di velocità eccessiva (e di pericolo per chi è a piedi); oltretutto, il peso delle e-bike classiche e delle bici muscolari è spesso simile. Chi amministra e preserva un parco nazionale può preoccuparsi dei danni al sedime dei sentieri causati dalle biciclette, ma il discorso sarebbe analogo per qualsiasi tipo di mezzo a pedali (elettrico o no).
(Foto di copertinaa: MaBraS / Pixabay)
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