Non succede tutti i giorni. Mentre pedali in montagna, incroci un ragazzo straniero che ti parla delle sue attività “in sella” e delle sue passioni e così, di punto in bianco, tra aneddoti sulle case produttrici di telai e la reciproca conta delle inevitabili ossa rotte in carriera, ti fa scoprire l’esistenza di una nuova filosofia della bicicletta buttandoti lì quasi per caso “Hai mai sentito parlare qui in Italia della slowbike”?
Lui si chiama Niels De Wit ed era nostro amico prima ancora di sapere che fosse una specie di Vittorio Brumotti olandese. Ed è fare un complimento a Brumotti. Oltre al freestyle, Niels è famoso per essere uno dei fotografi di bike più apprezzati d’Europa e ha un passato anche nel downhill.
Rispondiamo: “No, in verità no. Mai sentito nominare la slowbike. C’entra qualcosa il cicloturismo? È per caso una rete di ciclabili in pianura per turisti con la panza?”.“No, è un vero e proprio sport inventato in Cina. Prova a immaginare quattro strisce disegnate sull’asfalto, larghe un metro e lunghe 11. Si gareggia uno contro l’altro qualificandosi per il turno successivo. Ecco, vince… chi ci impiega di più! E non puoi toccare terra con i piedi, ovviamente. Alla fine, ti fai tutti questi 11 metri in surplace, come i ciclisti su pista che si fermano e attendono che il loro avversario parta. Nel gergo tecnico si chiama “track standing”. Volendo, puoi anche andare e tornare, girare su te stesso… basta che tu non esca dalla tua zona di competenza, nemmeno parzialmente”.
“No, forse dovrei vergognarmi per non l’averne mai sentito parlare ma… tu invece come conosci la Slowbike?”
“Ah, io detengo il record del mondo di slowbike riconosciuto anche come Guinness World Record!”
“Ah, ecco…”
“Oltre 2 ore e 28 minuti. Quest’anno ho vinto i Campionati nazionali con 31 minuti e rotti…“
Ricordo a questo punto di aver fatto seguire una serie di esclamazioni colorite con cui intendevo complimentarmi: “E dire che immaginavo ci fosse dietro solo una filosofia della lentezza, del piacere dello bicicletta, come qualche anno fa veniva promosso lo slow-ski che invitava a rallentare e a godersi il paesaggio, oltre che le pieghe”.
“Una filosofia un po’ zen, in effetti, è alla base della Slowbike. In origine, questo sport viene dalla Cina dove molta gente pratica solo per divertirsi e per spendere il proprio tempo libero in compagnia senza stress e senza dover correre, dato che oggi tutto va alla massima velocità. Non è un paradosso interessante?”
Esasperante lentezza e illuminata visione della bici. “Take it slow and enjoy the moment. Io trovo che sia davvero rilassante: la sera torni dall’ufficio, esci in bici, prendi un momento per te stesso, incontri gli amici e pratichi la slowbike. Per me funziona così…”
Ebbene, in Belgio, in Olanda e nei paesi di lingua tedesca pare che lo slowbiking non sia in effetti sconosciuto. A noi non risulta che in Italia la slowbike si pratichi in questi termini, anche se il mondo delle scatto fisso (funzionali anziché no per la pratica) è in costante crescita.
Nel caso ci sbagliassimo e aveste segnalazioni da fare, saremo lieti di ricevere le vostre mail al nostro indirizzo info@sportoutdoor24.it. E magari giriamo le vostre domande a Niels, il ragazzo qui sotto con la maglia gialla…
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