Se pedali, troverai il fascino delle bici in carbonio irresistibile. Rappresentano il culmine della tecnologia ciclistica, promettendo una leggerezza, resistenza ed efficienza aerodinamica senza pari. Questa combinazione di caratteristiche fa del carbonio il materiale d’elezione per i corridori professionisti, per i quali ogni millisecondo guadagnato può significare la differenza tra la vittoria e la sconfitta. È un materiale così versatile che viene utilizzato in tutto, dai telai ai reggisella ai manubri, sembrando offrire il massimo in termini di prestazioni ciclistiche. Ma ecco il problema: a meno che non siamo in competizione a livello professionale, i benefici del carbonio sono concreti o superflui?
Il paradosso professionale delle bici in carbonio
Diciamo la verità: i corridori professionisti sono le uniche persone o quasi che possono sfruttare appieno il potenziale delle bici in carbonio, e in genere non le pagano. I loro modelli ad altissime prestazioni sono infatti forniti dagli sponsor, lasciando ai ciclisti amatoriali il compito di sostenere la spesa per la ricerca e sviluppo di una tecnologia che non sfrutteranno mai appieno. È un paradosso in cui quelli meno bisognosi dei guadagni marginali del carbonio sono coloro che investono in esso.
Gli svantaggi del carbonio per il ciclista medio
Dei vantaggi in assoluto delle bici in carbonio si è detto molto. Ma per il ciclista medio ci sono anche degli svantaggi, e superano di gran lunga i suoi benefici. La forza e la leggerezza decantate del materiale fanno il paio con una fragilità agli impatti e agli stress imprevedibile. Una caduta, un urto o anche solo un colpo accidentale possono compromettere l’integrità strutturale di una bici in carbonio, rendendola potenzialmente insicura senza segni visibili di danni. A differenza dei corridori professionisti che possono semplicemente sostituire una bici danneggiata senza costi personali, il ciclista medio si troverebbe di fronte a un notevole onere finanziario.
Inoltre, la manutenzione e la cura delle bici in carbonio richiedono un livello di competenza e cautela che va oltre la capacità o il desiderio di molti ciclisti di prendersi cura del proprio mezzo. Il rischio di stringere troppo un serraggio, danneggiare la bici durante le riparazioni o maneggiare in modo errato i componenti interni aggiunge strati di complessità e ansia per chiunque non sia un meccanico più che esperto. Per non parlare di quando si tratta di trasportare le nostre bici in carbonio, in auto o in aereo.
Vale la pena vivere con questa spada di Damocle sulla testa e un prelievo a 3 o 4 zeri sul conto corrente in cambio di qualche vantaggio marginali durante le pedalate del weekend?
Estetica e pratica delle bici in alluminio (e acciaio)
In contrasto, le bici in alluminio, ma anche quelle in acciaio, offrono un’alternativa robusta, affidabile e comunque esteticamente piacevole. Potrebbero non eguagliare il profilo ultraleggero e le prestazioni dei loro omologhi in carbonio, ma compensano con durabilità, facilità di manutenzione e riparazione e (volendo) anche design senza tempo. Le bici in alluminio e quelle in acciaio possono sopportare i rigori dell’uso quotidiano, piccoli incidenti (e persino un po’ di ruggine) con un impatto minimo sulle loro prestazioni o aspetto. Incarnano una miscela di praticità, funzionalità ed eleganza che le bici in carbonio faticano a eguagliare e forse non eguaglieranno mai, nonostante la rapida evoluzione delle tecnologie di produzione di telai e componenti in carbonio.
L’essenza del ciclismo
Oltre ai dibattiti sui materiali, c’è l’essenza stessa del ciclismo da tenere in conto e che si può riassumere in una ricerca di gioia, libertà e realizzazione personale. La bici è un compagno nel viaggio della vita e della ricerca della felicità, e non solo uno strumento per la competizione. Per molti, la scelta di una bici in carbonio è guidata dalla promessa di velocità ed efficienza, ma questi guadagni sono marginali per la maggioranza che pedala per piacere, forma fisica o semplice una la bici come mezzo trasporto.
Quindi davvero vuoi comprare una bici in carbonio?
Sebbene il carbonio abbia il suo posto d’onore nelle file del ciclismo professionistico, bisogna ammettere che il suo valore per il ciclista medio è discutibile. L’investimento finanziario, unito alle preoccupazioni per la cura e la manutenzione, non giustifica i marginali benefici in termini di prestazioni per chi ha una vita e poi pedala. E bisogna anche ammettere che il fascino del carbonio sembra più un trionfo del marketing sulla effettiva funzionalità, per cui davanti all’alternativa tra una bici in alluminio e una full carbon forse bisognerebbe mettersi davanti alla piramide di Maslow e chiedersi a quale dei nostri bisogni corrisponde la spesa che stiamo per fare: a bisogni basici di trasporto, gioia e divertimento o a qualcosa di superiore come senso di appartenenza, autostima e autorealizzazione al pari dell’acquisto di un orologio di lusso o di una costosa bottiglia di vino al ristorante?
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