A sentire i discorsi dei ciclisti da strada e leggere le discussioni nei gruppi social sembrerebbe che la passione per la bici da corsa sia ancora qualcosa per chi può spendere. Un retaggio del periodo in cui si diceva che il ciclismo era il nuovo golf, alludendo al fatto che per dedicarvisi servissero un bel po’ di soldi e pari tempo a disposizione. E in effetti nell’epoca attuale fatta di cambi elettronici, freni a disco idraulici, telai, forcelle e cerchi in carbonio e completini tecnici in tessuti della NASA sembrerebbe ancora che il ciclismo sia uno spot dai costi proibitivi. E invece no, non serve spendere così tanto per una bici da corsa.
Non serve spendere così tanto per una bici da corsa
In fondo una bici è una bici e se ti liberi dall’imposizione di marketing per cui se non hai l’ultima versione di tutto non puoi fare niente, e dall’idea della prestazione a tutti i costi, ci sono in giro biciclette da corsa con cui divertirti a un costo più che abbordabile. In fondo le bici da corsa esistono così come sono da quasi un secolo, e il loro impetuoso sviluppo tecnologico è roba molto recente. Come ci hanno insegnato tutti gli eventi dall’Eroica in giù, non è che con un telaio in acciaio, freni a pattini e cerchi in alluminio non si può andare in giro. Anzi, se ti guardi intorno la domenica mattina quando i ciclisti sciamano sulle strade potrai vedere molti brizzolati e boomer in sella a bici dal sapore vintage che tengono il passo o addirittura danno la paga a chi ha appena strisciato la carta di credito per una bici con troppi zeri sul cartellino.
Comprare una bici da corsa per meno di 1000 euro?
Quando dici che vuoi comprare una bici da corsa per meno di 1000 euro la risposta di solito contiene la parola “cancello“. Come se per meno di quella cifra potessi acquistare giusto un pezzo di ferro buono per altri usi. Ma a parte i modelli entry-level, con telaio in alluminio, freni a disco meccanici e gruppi di trasmissione di primo prezzo (sì, quelle della nota catena francese, ma ora anche molti altri marchi hanno scoperto questo segmento di mercato…) potresti trovare in vendita ottime bici “datate” anche a poche centinaia di euro. Ok, magari sono un po’ vintage ma non è che con una bici da corsa dei primi anni Duemila non puoi andare in giro. Se ci andavano Pantani & Co ci puoi andare anche tu oggi, e senza sentirti necessariamente meno sicuro o meno prestazionale di chi ha sganciato un 10K euro per l’ultimo modello di Pogacar, Roglic o Alaphilippe.
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Economiche e resistenti
Peraltro, quelle bici oggi ingiustamente considerate out of date erano anche più resistenti e durature, nonché più semplici da manutenere. Chiaro, non ti devi aspettare la precisione chirurgica di un cambio elettronico, la potenza di un freno idraulico (ma ancora oggi molti PRO come Chris Froome preferiscono i freni pattini in determinate condizioni) e la leggerezza estrema di un telaio full carbon. Ma la domanda è: tutto questo può davvero fare la differenza nel piacere di fare un giro in bici da corsa per strada? Be’ sì, se è una forma di gratificazione personale sì, può fare la differenza. Ma se ti liberi di questo aspetto, o non te ne frega nulla, o addirittura trovi appagante stare a ruota dell’ultimo modello con la tua bici vintage, non c’è davvero nessun motivo per cui serva spendere così tanto per una bici da corsa. In giro è pieno di ciclisti e ciclofficine che hanno in conto vendita o a magazzino bici da corsa di 5, 10 o anche più anni a prezzi davvero irrisori e a cui forse servono giusto pneumatici nuovi e del nuovo nastro sul manubrio per sfrecciare ancora orgogliosamente sulle strade.
Forse, alla fine, la questione è proprio questa: liberarsi un po’ dei dettami del marketing, riscoprire l’aspetto più basico del ciclismo, che in fondo è montare in sella e pedalare, e divertirsi. E davvero, non serve una bici da troppe migliaia di euro per sentire la brezza in volto, affrontare una salita, fermarsi per un panino al bar con qualche amico e trovare la felicità.
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