È da un anno che il mondo del fitness chiede attenzione. Le istituzioni ogni tanto si affacciano dalla finestra per rasserenarci, poi torna tutto come prima. Bisognerà dedicare ogni scampolo di energia rimasta alla costruzione strategica di un Fitness Recovery Plan concettualmente nostro. Poi, spingeremo per attuarlo con un meccanismo di finanziarizzazione veloce a restituzione di lungo periodo, più che in un pellegrinaggio ristori (concessi sempre per rasserenarci). Un bombardamento ci ha distrutto la palestra. Ora ci resta un’unica consolazione: essere ancora vivi per ripartire. Ma prima occorre una premessa.
L’ingresso nel mercato italiano di nuove offerte di sport da parte di catene nazionali e non, aveva prodotto da anni in qua la fluttuazione ricavi di centinaia di complessi sportivi. All’improvviso, il sistema “All You Can Eat”, esteso al mondo fitness, aveva eroso i guadagni ottenuti a fatica da miriadi di società sportive che non avevano saputo riposizionarsi. E che magari lamentavano la capacità altrui di provare a trovare nuove soluzioni. Evitando ora l’endorsement di chi mette in atto nuove idee ma anche di puntare il dito su chi accusa chi prova solo a destreggiarsi, restiamo alla situazione. Situazione preoccupante. Al netto del Covid già irrisolvibile.
Fin dal 2019 avevamo visionato strutture sportive che non per necessità di occultamento ricavi, ma per desiderio sacrosanto di sopravvivenza, stavano prendendo in considerazione il passaggio da società tradizionale a società sportiva (vedi ASD). Tutto questo perché producendo via via sempre meno margini, ci si poneva come obiettivo quello minimo: il pareggio di bilancio. Tale fase, protrattasi ad oggi e complicatasi inenarrabilmente, si è incagliata come il cargo nel Canale di Suez e non può che essere presa in mano da strutture direzionali fatte da pool di esperti che nessun punto sport potrà più permettersi di avere. Il primo step per accelerare questo processo è allestire organismi che possano, localmente, fornire consulenza a tutto tondo e assistere da buoni manager esternalizzati (a costo variabilizzato) i complessi sportivi su tutto, compreso il passaggio da azienda sportiva a società sportiva.
Strutture di riferimento come FIT.COMM, CIWAS, ANIF-EUROWELLNESS, lavorano già a testa bassa per il settore e fanno fronte comune. Ma non basta. Ci sarà bisogno di sostegno anche più avanti, ogni volta che occorrerà, perché ove così non fosse vedremmo non una collaborazione ma uno scontro frontale tra realtà sportive locali e strutture più diffuse e capillarizzate con economie di scala. Dobbiamo correggere anche la nostra visione del fitness competitor: nessuno mira a distruggere il mercato interno quando l’obiettivo di un network è crescere internazionalmente: Mc Donald non ha fatto fallire nessuna trattoria storica sul proprio bacino gravitazionale. Perciò, è interesse di tutti starci dentro tutti.
Le aree d’intervento nel panorama dei centri fitness-sportivi e dei punti sport generalisti saranno le solite tre:
- AREA STRUTTURALE DEL COMPLESSO SPORTIVO/SOCIETA’ SPORTIVA
- AREA TECNOLOGICA DEL COMPLESSO SPORTIVO/SOCIETA’ SPORTIVA
- AREA R.U. DEL COMPLESSO SPORTIVO/SOCIETA’ SPORTIVA
Obiettivi raggiungibili attraverso il sostegno Pool (Con variabilizzazione del costo manageriale per impianto)
1) strategia di posizionamento del punto sport sul mercato di lungo periodo (non eliminando o aggiungendo parti di servizio per seguire trend improvvisi);
2) mantenimento del rapporto con le R.U., ovverosia tecnici e istruttori, di più alto profilo (assicurandosene la collaborazione in orari cruciali e variabilizzandone il costo);
3) consolidamento del core-business (riconvertendo spazi di attività con aree copri-scopri e valorizzando gli spazi-spogliatoio cui dovranno destinarsi risorse in chiave distanziamento);
4) sviluppo di politiche di prezzo che autoconservino l’impianto sportivo (garantendo la copertura minima dei costi di gestione, staff e fornitori);
5) incubazione di nuovi progetti tecnici (facendo differenziale e allargando i flussi di revenue con strutture e progetti organizzativi a disimpatto ambientale e impatto local-sociale).
I quattro segmenti dell’utenza sportiva (La domanda di fitness):
Segmento A “Family” (fitness tradizionale);
Segmento B “Functional & Cross Fit” (fitness avanzato);
Segmento C “Yoga & Pilates” (fitness soft);
Segmento D “Teen & Gamification” (fitness young)
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