È da un po’ che da aree istituzionali comodamente spartite sulle poltrone e anche dal settore sportivo, giungono critiche su come i centri fitness abbiano lavorato male negli anni. Così male da non meritarsi nulla. Né attenzione, né soldi. Un esponente di riferimento della politica italiana definisce quello dell’istruttore un “lavoretto”. E nessuno della fitness industry ribatte come si dovrebbe. L’ipotesi degli anti-fitnessisti è che se siamo stati dimenticati come comparto industriale senza ristori o con sostegni imbarazzanti è perché non abbiamo mai dato, negli anni, sostegno alla comunità. E che, cattivoni noi, abbiamo sempre adottato strategie di bilancio furbe. La realtà è un’altra. Per questi signori devono accadere due cose:
- parecchie palestre meritano di saltare e quelle che nascono devono “stare all’occhio”;
- start-up che sanno tutto di digital marketing ma zero di sport&fitness sul campo devono farsi largo nel mercato.
È nella storia di una parte di industria italiana: si punta il dito se qualcuno rischia e si lancia in un nuovo mercato, salvo scopiazzare meglio poi, ritoccare qui e là il progetto e fatturare a volontà. Il piano poi si perfeziona se quelli che hanno aperto il mercato non ci sono più: zero ostacoli. Vedi le gestioni palestre di alcuni vecchi bodybuilders che, per quanto criticabili sul piano delle scelte personali che hanno segnato atleti trattati per anni come eroi, vedi Lance Amstrong, non sono stati più in grado di riconciliarsi con nessuno. Abbandonati. Per esperienza, abbiamo assistito al reiterarsi del fenomeno copia-e-incolla-meglio (ciò che aveva fatto il fitness precursore) tante volte.1
Fitness Trainer? Un “lavoretto”
Questo nell’ambito delle strutture fitness sportive, in ambito fitness tecnologico ma soprattutto nell’area R.U. Restiamo proprio su quest’ultimo esempio: l’istruttore “digital marketing skilled”, prende le schede che gli ha redatto l’istruttore che ha pedalato in palestra per anni. Ora, il digital marketing skilled, ha tutto nell’archivio PC, perciò ricopia, aggiusta qui e là e mentre il trainer palestra senza ristori pedala ancora in sala fitness (adesso senza nemmeno quella che è chiusa), il copiatore-incollatore con un click vende lo stesso programma di allenamento a mezzo mondo.
Le palestre executive
Passiamo alle strutture. Palestre “Executive” che costano un occhio hanno copiato-e-incollato format di oneste società sportive con annessa area fitness che hanno tirato su quartieri e interi nuclei familiari, dai ragazzini ai nonni, passando per le mamme e i papà. E mentre le istituzioni vagavano intontite sulla gestione della salute delle famiglie italiane indistintamente collocate sul panorama nazionale, quelle stesse palestre che oggi non meritano nulla tiravano su lo young market attraverso corsi di pre-atletica, tenevano in forma le mamme in pausa tra un polpettone e una lavatrice, allenavano i papà che avevano problemi alla schiena e rallegravano i nonni con la ginnastica in acqua che li vedeva in attesa ai cancelli palestra fin dalle 06.45 del mattino.
Per rinfrescare un po’ la memoria, rielenchiamo le aree d’intervento dei centri fitness, delle società sportive e soprattutto dei trainer che col loro “lavoretto” hanno gestito:
- il settore delle discipline sportive cui hanno potuto avere accesso fasce di popolazione a basso reddito che non avrebbero avuto alternative da istituzioni e scuole assenti;
- l’area delle attività socio-aggregative che nelle zone in cui i quartieri ad aree verdi sono stati eliminati sono scomparse;
- l’area della diffusione della cultura sportiva mediante interscambio tra trainer-palestre e fasce young, assistite a livello tecnico e pedagogico quasi a costo zero;
- l’area delle discipline agonistico-sportive che per indisponibilità economiche non hanno potuto accedere a coaching e tutoraggi perchè non in budget da parte di federazioni povere;
- la fascia clienti d’ogni età che in qualche modo ha ricevuto sorta di “vademecum alimentare” da parte dei trainer più formati;
- l’area di diffusione dei temi salute e delle discipline per la gestione dei senior che non avevano, da parte delle istituzioni, strutture dedicate all’attività specifica.
Queste sono solo alcune delle aree in cui il “lavoretto” dell’istruttore è stato fatto incessantemente nel corso degli anni. Facciamola in chiave business-strategy attualizzata: in quel lasso temporale che vedeva come “osservatore a rischio zero” chi adesso si appresta a sedersi al tavolo apparecchiato. Il tutto condito da finanziamenti per start-up a fronte di ristori che non sono mai arrivati a chi, magari sbagliando per sopravvivere, ce l’aveva messa tutta.
Fitness Gym Stock photos by Vecteezy
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