I 4 nuovi mercati del fitness da cui ripartire

I 4 nuovi mercati del fitness

Un fit-suv con tecnologie a scomparsa, un cioccolatino integratore “quattropuntozero”, una tenso-gym che riqualifica il parco cittadino, un fitness network che consiglia al proprio cliente come disporre gli attrezzi a casa. Nessuna follia ma azioni. Azioni su mercati latenti per fronteggiare gli eventi con una nuova nuova visione. I sentori di una ibridizzazione del fitness e delle sue strutture li avevamo già ricevuti. La pandemia ha dato fuoco alle polveri.

In realtà le contraddizioni erano già profonde nel pre-pandemia: l’istruttore che in palestra spiega la scheda di un altro trainer a trecento chilometri di distanza e che da lì la invia al suo cliente, era indice di fallimento. Da qualche anno, infatti, tante palestre sono servite agli utenti solo come spazio d’appoggio per trovare attrezzi a disposizione senza fare troppa fila. E per una buona doccia calda. Tutto qui. In pratica, un salto indietro di quarant’anni. Possibile tutto questo? Non ci si sente sconfitti? È come se i clienti venissero al nostro ristorante ma le indicazioni su come preparare il piatto ce le mandasse, a noi e al nostro chef, un cuoco remotizzato. Disastro conclamato, perchÉ è la dichiarazione firmata che sedie e tavoli a parte e se va di lusso anche un ambiente più o meno confortevole, del nostro servizio fitness non interessa niente a nessuno.

Iniziare a parlare di fitness&food-business, fitness&automotive-business, e poi fitness&parks, fitness&home, ci dice che dobbiamo allargare il focus commerciale a tali orizzonti. Orizzonti suggestivi, territori di caccia sconosciuti e non ancora battuti, vero (si è mosso solo il fitness-food anche se confusamente), ma i tempi cambiano e pure il fitness deve cambiare. Abbiamo sostenuto che la palestra dovesse riconfermarsi come l’hub di riferimento, come il centro gravitazionale. Ma era solo per ripartire da lì e non per tornare a richiudersi tra quattro mura con la solita campagna abbonamenti di settembre e gennaio. E poi SAN Valentino e qualche festa comandata, Natale e Pasqua in testa come scusa buona per ripartire a raffica con le calls. Per molti, alla riapertura, si spera ancora (e soltanto) in questa unica soluzione.

E tutto questo è chiaro. Sull’altro fronte, nel frattanto, pullulano i conquistadores della virtualizzazione. Fin quando fitness e operatori resteranno solo digitalizzati e al massimo ci s’interfaccerà ogni tanto col loro ologramma, non si farà troppa strada. Per fortuna, perchÉ è il “fitness terrestre” che deve dare autorevolezza al digitale e tornare a comandare il gioco. Giocando di sponda però. Fisico+digitale=ibrido. Perché le luci, gli odori, i rumori in diretta da una palestra e non in arrivo da una cuffia collegata alla bike, vincono quattro a zero. Persino quando ci si trova a scrivere un articolo con le keywords giuste per catturare qualche clic è difficile trasmettere quell’autorevolezza che solo un dossier accarezzato con le dita su un magazine cartaceo ci può passare.

La palestra tradizionale tornerà a battere la Dad e la strategia media+web (sempre insieme) batterà i social media manager “puri e duri” che continueranno a parlare di training e palestre senza averci messo piede. Ma occhio alle strategie di diversificazione cui si faceva cenno prima. Quelle non sono follie ma azioni da formulare, pianificare e attuare presto. Di qui a breve, proprio quelle quattro aree di mercato apparentemente suggestivo di cui prima, saranno il traino di una fitness industry che dovrà impossessarsene per ridare le nuove carte. Chi presto arriva rilancia il proprio business. Credere che ripartendo esattamente come prima “andrà tutto bene”, ci porterà dove abbiamo visto finire altri settori. Nel disastro si può tentare.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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