Torniamo alla scelta sul quando allenarsi in palestra: non DEVE esistere nella visione di un atleta a tutto tondo sempre lo stesso momento-orario, perché la battaglia può scatenarsi in “ogni” momento. Esiste il ‘nostro’ momento, quello in cui siamo concentrati, determinati, ma calmi. Da esperimenti sul campo si è stabilito che una cosa è il rendimento in “focus non emotivo” sulla sessione, ben altra situazione è quando approcciamo la seduta con troppo furore agonistico. Si tratta dello stesso punto debole che fa mancare il centro del bersaglio al tiratore con l’arco nella finale olimpica, che fa mandare il rigore sul palo al calciatore o che fa mancare il canestro nel tiro libero decisivo. In una strategia d’improvvisazione dell’allenamento si avrà meno pressione, certo, ma si correrà il rischio di perdere il focus: si uscirà e si entrerà nell’allenamento continuamente e questa potrebbe essere un’idea che vale per certi atleti. Personalmente non riuscirei a scherzare e subito dopo a prepararmi mentalmente per uno squat pesante. Nelle strategie iper-pianificate, infatti, che comprendono anche quando allenarsi in base ai propri bioritmi, basta mancare non una serie ma una sola ripetizione che si corre il rischio di avere un effetto domino sul resto della sessione.
A tutti noi è comune rivisualizzare le sequenze eseguite a doccia finita e nel viaggio di ritorno a casa: dobbiamo ammettere che qualche serata sarà stata guastata da quell’accosciata in cui avremmo dovuto scendere oltre o da quel pull-up in cui il petto è rimasto giù. Migliorare il rendimento nel training perciò non vuol dire essere “esageratamente carichi” poiché lo stato ideale per performare è disporre di una carica mentale canalizzabile e non disperdibile. Ciò risulta impossibile in uno stato di tensione eccessiva.
Perciò, quando si dice: “Vado a scaricarmi in palestra” l’affermazione contiene un elemento positivo (voglia), ma uno fortemente negativo (l’incognita nell’attuare razionalmente il programma). Mentre allacciamo le scarpe, controlliamo la dotazione di asciugamano, borraccia con sali minerali, tools per l’allenamento, playlist in cuffia, un minuto di training autogeno “olimpico” supplementare non guasterà. L’eccesso di carica psicologica non è il solo mito ad essere sfatato: capita d’approcciare alla sessione in orari impossibili e di rendere sorprendentemente, come abbiamo visto. Persino lo spostamento improvviso dell’orario dell’allenamento genera scombussolamento mentale: fare attività sportiva al pomeriggio per anni e passare al mattino farà rendere meno all’inizio, ma nel giro di qualche settimana la performance sarà identica perché la magia del corpo è adattarsi. E la chiave dell’allenamento è proprio la richiesta d’adattamento allo sforzo progressivo, fronte “mentale” incluso.
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