Nel medio si trova la virtù, perciò un po’ casa e un po’ ufficio. È chiaro che andrà così. Chissà quanti non vedono l’ora di tornare alla scrivania per stare alla larga dai mariti (o dalle mogli) e quanti vorranno proseguire singlemente felici e remotizzati. Chissà. Qualcuno ci ha marciato e approfittando del risparmio su affitti, energia e pulizie da parte di aziende strutturate su grandi immobili, ha chiesto a queste compensi maggiorati per aver operato in remoto. Però pure le aziende ci hanno marciato di loro.
Come ci ha messo la briscola il dipendente? Così: tu azienda hai risparmiato e se mi dai un bonus per l’abbattimento costi a tuo carico ci guadagniamo tutti.
Come ci ha messo il carico l’azienda? Così: tu collaboratore hai risparmiato benzina e tempo in mezzo al traffico perciò la quota wifi te la paghi tu e il ticket restaurant resterà vigente se sei nel Board. O ciao. Dilemma più economicistico che logistico, più furbacchione che in chiave team-volemose-bene-building.
Smart, Phygital e Virtual Fitness: pochi dubbi e tante opportunità
Eppure le vie al lavoro + allenamento che stanno aprendosi sono tante e i vantaggi ci potrebbero essere per tutti. “Smart, phygital e virtual”: nel dilemma da triello Sergio-leoniano emergono tre opportunità.
1. Una maggiore flessibilità del lavoro mirerà a raggiungere gli obiettivi e non più le ore in cui si resterà seduti in ufficio. Questo aprirà a un panel di attività auto-organizzate e nel panel il fitness-time si mixerà al lavoro quando ci aggraderà. Non allenarsi più dalle 18.30 alle 20 vorrà dire non trovare traffico, non andare a caccia di parcheggio e armadietto, non aspettare che si liberi una sella per pedalare. E non scontrarsi schiena sudata con altra schiena sudata in una dressing room che nell’affollamento si è trasformata nello spogliatoio di una caserma.
2. Il risparmio per viaggi e vitti extra-casalinghi potrebbe essere strategicamente dirottato su un servizio fitness ibrido che comprenda picchi altissimi di qualità (lezioni private in palestra) connessi a formule digitali a buon prezzo, creando una continuità “Phygitale” e non più il temuto conflitto tra fitness in presenza e in DAD. Il tutto a un costo complessivo accettabile: non più tonnellate di lezioni di personal training che costano un occhio e spesso copia-e-incollano il primo pacchetto, ma “tagliandi wellness” flessibili e meglio programmabili. Un fitness network che ci lavorerà bene estenderà la gittata di ogni propria palestra su bacini gravitazionali densi e non.
3. Il welfare-state andrà estendendosi a tutto il comparto salute e non si limiterà più al six-pack + integratore miracoloso acquistato in sconto alla palestra. Se qualcuno andrà su questa filiera servizi-prodotti, come è inevitabile che sia, la quota welfare non basterà. Per fare un esempio, il personal trainer per dieci lezioni ci porterà al di sopra della quota (gratuita) offribile dall’azienda. Si genererà così una seconda continuità: quella tra filiera servizi-fitness e filiera prodotti-fitness (health-delivery-food) percorribile in modo indipendente dal fitness user. Questa seconda area, non ancora battuta dai players GDO, verrà presto presidiata da fornitori di food qualitativi, veloci e convenienti. Quindi: nuove opportunità di servizio + prodotto a fronte dello smart (fitness) working.
Premesse, ma varrebbe la pena ragionarci subito davanti a un caffè in presenza per scandagliare, ognuno di suo, i pochissimi dubbi e le tante opportunità che ci saranno nel 2022. Perché è qui: o si cambia o si cambia.
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