C’è un nome che balza all’occhio nella classifica dell’UTMB 2018, ed è quello di Stefano Ruzza: 7° posto generale, miglior risultato di un atleta italiano negli ultimi 10 anni della gara di ultra trail simbolo di questo sport, primo tra i non professionisti in una edizione durissima che ha mietuto vittime illustri e non per le difficili condizioni di gara intorno al Massiccio. Stefano Ruzza, del Team Vibram, ha completato i suoi 170 km e 10.000 metri di dislivello in 23 ore, 2 minuti e 19 secondi, un risultato straordinario raggiunto alla sua quinta partecipazione, dopo 3 ritiri e un traguardo raggiunto in condizioni stremate. Un risultato di cui si capisce la grandezza e portata solo se si considera che meglio di lui, tra gli italiani all’UTMB, c’è stato solamente il mitico Marco Olmo (2 volte primo nel 2006 e nel 2007).
Stefano Ruzza è uomo di pianura, come ha sottolineato anche lo speaker al suo arrivo a Chamonix, ha 36 anni, di Busto Arsizio, di professione fa operatore della Croce Rossa e ha una storia molto particolare da raccontare.
Stefano, quando e perché hai cominciato a correre?
Ho iniziato a correre nel 2004 per rimettermi in forma dagli eccessi giovanili, nel giro di un anno ho iniziato con le prime gare su strada.
Come hai scoperto il trail running?
Intorno al 2008 ho iniziato con le prime gare di corsa in montagna, prove di breve durata e non adatte al mio motore. Leggendo riviste e conoscendo persone, ho pian piano aumentato le distanze alla ricerca di nuovi stimoli, correndo i miei primi ultra trail nel 2010.
Cosa fai nella vita e come concili gli impegni quotidiani con gli allenamenti?
Lavoro come soccorritore in Croce Rossa, uscendo quindi per le chiamate di emergenza del 112/118. Avendo i turni riesco ad avere quasi mezza giornata libera, anche se col lavoro stressante e abitando in pianura non è mai facile organizzare gli allenamenti in salita nella zona del Campo dei Fiori a Varese. Bisogna avere una buona adattabilità agli imprevisti, fattori che poi sono determinanti anche nel trail.
Cosa significa per te questo settimo posto all’UTMB?
Il coronamento di un progetto lungo 7 o 8 anni, da quando ho iniziato con il trail. L’UTMB era la gara dei miei sogni quando ho scoperto questo sport, ma mi aveva sempre rimbalzato. Finalmente una giornata perfetta mi ha permesso di godere in pieno della gioia di correre intorno al Monte Bianco.
Un segreto per portare a termine una gara così dura?
Allenamento, determinazione, capacità di ascoltarsi e gestirsi, sia durante tutta la stagione che in gara, e la migliore attrezzatura tecnica possibile per affrontare le condizioni variabili su un percorso così lungo e difficile, a partire dalle scarpe, rigorosamente con suola Vibram, per avere appoggi sicuri e stabili sul terreno spesso scivoloso dei sentieri alpini, caldo o freddo, asciutto o bagnato che sia.
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