Temperature che possono sfiorare i 40°, un tasso di umidità vicino al 99%, percorsi dove la luce del sole difficilmente riesce a filtrare nella fitta vegetazione, fiumi popolati da alligatori, piranha, serpenti e altri animali selvaggi della giunga: questa è la Jungle Marathon che si svolge nell’area protetta di Tapajos nell’Amazzonia brasiliana.
Corsa e eco-turismo
Una sfida emozionante che offre l’opportunità di combinare energia fisica, abilità sportiva, ma anche la possibilità di correre all’interno di un eco sistema unico al mondo. Certo, si tratta di una prova assolutamente non facile, dove ci si può anche trovare a vivere situazioni al limite della sopravvivenza. Oltre a quella brasiliana, c’è anche una Jungle Marathon nella foresta del Vietnam e per il prossimo anno è in programma anche nel Belize.
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Un’ultramaratona per veri Rambo
Una prova che è più una battaglia: 254 chilometri nella foresta amazzonica che i concorrenti devono percorrere in sei tappe. Accanto a questa ‘follia atletica’ c’è anche la tradizionale prova sui 42km e una prova di 127 km divisa in 4 tappe. Nonostante la difficoltà e la lunghezza, la prova è aperta anche ad atleti non professionisti e che abbiano compiuto i 18 anni di età. Una sfida nella quale bisogna procurarsi cibo e acqua (solo una piccola scorta viene data agli atleti alla partenza), costruirsi dei rifugi dove riposare, correre e orientarsi all’interno della fitta giungla amazzonica, attraversare fiumi, paludi, villaggi indigeni e affrontare tutti gli ostacoli che la natura selvaggia presenta ai partecipanti della gara.
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Corso di sopravvivenza
Ogni concorrente, prima del via della gara vera e propria, partecipa ad un allenamento intensivo di sopravvivenza tenuto da istruttori specializzati e che dura sei giorni. Immersi nel buio della giungla, con una mappa, una bussola, gli atleti hanno sei giorni per riuscire a compiere il percorso e arrivare al traguardo, lo stesso tempo che avranno una volta iniziata la Jungle Marathon.
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Rispetto della natura
AI concorrenti viene presentato uno scenario “terrificante”: dovranno vedersela con formiche, mosquitos, zecche, caimani, piranha e anaconde che si nascondono nelle paludi, ma non solo perché sulla terra ferma è possibile fare incontri non proprio ‘piacevoli’ con pantere e giaguari. Il pericolo maggiore sono i serpenti che si possono incontrare lungo il percorso, specialmente dopo le piogge. A monte di tutto questo però esiste una regola primordiale: chiunque rechi danno all’ambiente sarà squalificato.
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Fisico e mente, alleati fondamentali
Una prova del genere necessità di una preparazione fisica incredibile, ma la condizione mentale del concorrente è altrettanto fondamentale. Senza quella sarà difficile raggiungere l’obiettivo. Per la maggior parte del tempo l’atleta è solo e oltre alla fatica e al percorso si deve ‘scontrare’ con il clima tropicale dove le temperature arrivano a 40° e l’umidità raggiunge il 99%.
Al traguardo ne arriva la metà
Il numero dei partecipanti è fissato a 75, anche se alla fine, in media, sono 30 quelli che giungono al traguardo della prova più estrema. La Jungle Marathon, come altri tipi di queste gare, sono state organizzate in risposta al desiderio di nuove esperienze da parte dei patiti di ultramaratona. Nata nel 2003, questa prova ricca di ‘ingredienti’ davvero estremi, ha subito conquistato l’interesse degli atleti ed è ritenuta tra le più complesse da superare nel suo genere.
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