Lo sport ha effetti positivi non solo sul diabete di tipo 2, ma anche sul diabete di tipo 1. A rivelarlo è uno studio italiano, pubblicato sulla rivista Cell Transplantion, condotto da IRCCS Policlinico San Donato in collaborazione col Diabetes Research Institute dell’Università di Miami. L’attività aerobica, infatti, migliorerebbe il controllo metabolico della malattia e ridurrebbe il bisogno di insulina, un ormone fondamentale per chi soffre della patologia in questione.
La differenza da diabete di tipo 1 e 2
La differenza principale tra il diabete di tipo 1 e quello di tipo 2 è che il primo è insulino-dipendente, dato che l’iniezione esterna di tale ormone, prodotto dalle cellule del pancreas, risulta di vitale importanza. Il diabete di tipo 1 è comunemente definito “diabete infantile”, perché in molti casi si manifesta nei bambini o negli adolescenti. Questa malattia è il frutto della produzione di una serie di anticorpi che attaccano le cellule pancreatiche produttrici di insulina. La loro riduzione compromette la regolazione dell’utilizzo di glucosio da parte del nostro organismo, provocando casi di iperglicemia (eccesso di glucosio nel sangue).
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Lo studio sulla corsa e il diabete di tipo 1
La ricerca è stata effettuata su due gruppi di soggetti adulti sedentari. Il primo era composto da 6 maschi (40,5 anni di età media) e il secondo da 4 uomini e 3 donne (35,9 anni di età media). Tutte le persone avevano il diabete di tipo 1 ed erano abituate alla regolare iniezione esterna di insulina. Solo il Gruppo 1, per tre mesi, ha svolto almeno 3 sessioni settimanali da 30-45 minuti di corsa o camminata veloce.
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Meno attacchi di iperglicemia
Al termine dei tre mesi, nei pazienti del Gruppo 1 sono stati evidenziati dei confortanti miglioramenti nel controllo metabolico e nelle quantità di insulina necessarie; inoltre, anche il numero di attacchi di iperglicemia sono diminuiti in maniera notevole. Gli studiosi hanno spiegato, quindi, che una regolare attività fisica aerobica è importante per controllare i livelli di glicemia nei soggetti affetti dal diabete di tipo 1. Il prossimo passo sarà estendere l’esperimento a un bacino più ampio di soggetti, per poi (in caso di conferme) organizzare un “programma di educazione incentrato sul monitoraggio dell’iniezione dell’insulina, sulla dieta e sugli esercizi”, ha detto il dottor Livio Luzi, responsabile dell’Area di Endocrinologia e Malattie Metaboliche dell’IRCCS Policlinico San Donato.
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