Qual è la miglior scarpa da running per correre? È la domanda che tutti fanno, chi comincia a correre come chi macina migliaia di km e cambia diverse paia di scarpe ogni anno, e alla quale però nessuno può dare una risposta. Che poi ci sia chi consiglia un modello anziché un altro delle migliori marche di scarpe per correre è un altro discorso, ma la verità è che in assoluto non esiste la miglior scarpa da running per correre così come non c’è il miglior marchio di scarpe da running in assoluto.
La scarpa da running ideale per correre
La verità è che esiste (probabilmente) la scarpa da running ideale per correre per sé, in base al proprio modo di correre, al tipo di appoggio, al proprio fisico e alle proprie abitudini e a tanti altri fattori, e che questa può cambiare di anno in anno. Vediamo allora come riconoscere la scarpa più adatta per correre e qualche “falso mito” o errore molto comune che tutti, più o meno, commettiamo quando scegliamo un paio di scarpe da running.
Tutte le scarpe da running di una stessa marca si assomigliano
La fedeltà a una marca è uno degli errori più comuni, diffusi (e forse deleteri) che può commettere un runner. La spiegazione è semplice: siccome ormai il podismo è diventata un’attività di massa che intercetta uomini e donne di ogni tipo, dai ventenni ai settantenni, sovrappeso o sottopeso, alti e bassi, magri e sovrappeso e chi più ne ha più ne metta, tutte le marche di scarpe da running hanno segmentato minuziosamente la propria offerta, cercando di accontentare il maggior numero di atleti e allargare la propria fetta di mercato.
Motivo per cui tra le Adidas Solar Boost e le Adidas Ultra Boost ci sono parecchie e profondi differenze: certo il Boost, il materiale dell’intersuola, è sempre lo stesso, come abbiamo già raccontato qui, ma tomaia, costruzione della scarpa, tipo di allacciatura e modalità di costruzione rendono questi due modelli apparentemente simili tra loro in realtà molto diversi.
Serve la prova provata? Leggete le recensioni dei nostri test di 3 modelli Brooks: le Glycerine 16, le Levitate 1, e le Ghost 10. Tutti modelli confortevoli e morbidi ma con profonde differenze tra di loro.
Poi sì, può capitare che un marchio usi una tecnologia in modo trasversale in tutta o quasi la sua collezione, come Mizuno con il Wave o Asics con il Gel, ma no, pensare che essersi trovati bene con un modello di un marchio significa che quella è la miglior scarpa da running per correre e sposare quel marchio a vita non è una buona idea.
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Spoiler: ne mandiamo poche, ma buone!
Un modello di scarpe da running non cambia mai
Le Asics Gel Nimbus sono arrivate alla 21^ edizione, le Mizuno Wave Rider alla 23^, le Brooks Adrenaline alla 19^ e le Nike Air Pegasus addirittura alla 36^: sì, significa che son delle ottime paia di scarpe da running, che hanno trovato il favore di centinaia di migliaia di runner in tutto il mondo, che la prima idea era molto buona e lo è rimasta nel tempo. Ma non significa che sono rimaste sempre uguali a se stesse.
“Io ho sempre corso con questo modello di questa marca” è la tipica espressione del runner che crede di saperla lunga ma, come cerchiamo di raccontarvi nei nostri test, le differenze tra un modello e l’altro non riguardano solo i colori moda ma spesso significano profonde differenze. Trovarsi bene con un modello e comprarne un po’ di paia, soprattutto quando passano le collezioni e i prezzi calano, è una mossa intelligente ma correre sempre con lo stesso modello, passando da versione a versione, a più a che fare con il feticismo che la consapevolezza del proprio modo di correre.
Non esistono scarpe da running veloci
A meno che non siate Eliud Kipchoge o qualcosa di molto vicino al fenomenale keniano che ha sgretolato il record del mondo sulla maratona, e a meno che non abbiate alle spalle un colosso di sponsor come il suo, le scarpe che promettono di far correre più veloce non esistono. Sì, il ritorno di energia, il rimbalzo, la spinta, il 4% in più e tutto il resto è vero, in condizioni di laboratorio o con una meccanica di corsa perfetta come quella di Kipchoge o di pochi altri. Ma la realtà dei fatti, secondo numerose indagini e studi indipendenti, è che nella migliore delle ipotesi queste calzature danno un vantaggio intorno al 2%, vanificato da tutti i difetti che ciascuno di noi inevitabilmente ha nella sua corsa.
Lo diciamo perché noi per esempio le scarpe di Kipchoge, le Nike Zoom Fly, le abbiamo provate.
Poi, per carità, se l’effetto placebo ci fa sentire psicologicamente meno stanchi o ci permette di fare il nostro personal best possiamo credere che siano le scarpe e non, per esempio, il duro allenamento per correre più veloce o più a lungo. Non c’è niente di male.
La miglior scarpa da running per correre è quella che costa di più
Ni. Le scarpe da running più costose hanno sicuramente una maggior componente tecnologica, o una nuova tecnologia, che è costata anni di ricerca e sviluppo che in qualche modo è da ammortizzare “scaricandola” sul prezzo finale. E da questo punto di vista sì, sono sicuramente migliori così come un’auto nuova di alta fascia è meglio di un’auto usata di qualche anno e di livello medio. Ma, come detto, ciò non significa che questa tecnologia le renda migliori per noi: vale sempre il discorso dell’unicità di ciascun runner e del fatto di trovare le scarpe giuste per correre indipendentemente dal prezzo. E se ne possono trovare di ottime anche a meno di 100 euro, come queste.
Le scarpe più leggere sono più veloci
Mah! Alla fine sono le gambe che fanno correre veloce e ok, qualche grammo in meno moltiplicato per i passi e i km può essere un vantaggio in termini di velocità e stanchezza, ma vale lo stesso discorso fatto sopra: il vantaggio delle scarpe da running leggere, se anche c’è, al massimo lo capiscono i grandi atleti, e c’è poco da dire sui 5 grammi in meno se poi ci portiamo in giro 5kg di troppo rispetto al nostro Indice di Massa Corporea e peso forma.
La miglior scarpa da running è quella con il sostegno
No, se per sostegno si intende qualunque accorgimento antipronazione, decisamente no. Le tecnologie antipronazione, e ogni marca ha almeno un modello con queste caratteristiche, servono solo per i runner che tendono durante l’appoggio a far scivolare il malleolo verso l’interno del piede: quindi per un corridore neutro o peggio ancora per i supinatori sono inutili se non addirittura dannose e deleterie.
Le scarpe per correre ammortizzate sono sempre le più sicure
Be’, dipende. Le scarpe per correre ammortizzate hanno sicuramente molta “gomma” (qualunque materiale esso sia) tra il piede e la suola, con più o meno drop (la differenza di spessore tra tallone e punta) ma che siano sempre le più sicure non è detto: qui analizziamo il tema nel dettaglio, ma essenzialmente dipende da come si appoggia il piede a terra, se con il tallone, eseguendo la rullata, o con l’avampiede, dal peso, dal fatto di essere pronatori supinatori o neutri, da quanti km si percorrono di corsa, settimanalmente o nel singolo allenamento, e da tanti altri fattori. Estremizzando: un runner in forma, allenato e con il giusto peso, con una corretta tecnica di corsa, non necessariamente ha bisogno di scarpe ammortizzate.
Le scarpe da running larghe in punta sono meglio
Se per larghe in punta si intendono i modelli wide toe tipo le Topo Athletics di cui abbiamo provato le Ultrafly o le Altra, c’è un fondo di verità: numerose ricerche hanno infatti ormai dimostrato che lasciare spazio alle dita dei piedi permette loro di aumentare la sensibilità durante le fasi di appoggio, rullata e spinta della corsa, e questo ha benefici effetti dal punto di vista della stimolazione muscolare e nervosa del piede e, in risalita, di tutta la catena cinetica. Poi ci sono le abitudini personali (c’è chi con troppo spazio in punta non si sente sicuro…) e chiaramente le altre caratteristiche della scarpa di cui parliamo in questo post. Ma a parità di ammortizzazione, leggerezza e altre caratteristiche, può valer la pena provare un paio di scarpe da running wide toe.
Le scarpe minimal sono meglio perché favoriscono una corsa più naturale
In linea del tutto teorica sì, e basta leggere il libro Born to Run di Christopher McDougall per capirne i motivi: la tesi è che noi siamo nati per correre a piedi nudi, come fanno naturalmente i bambini nei loro primi anni di vita. Poi però disimpariamo quella meccanica di corsa e finiamo ad appoggiare i talloni e allora correre con scarpe minimal senza prima fare un adeguato reset e apprendimento dell’appoggio del piede naturale può comportare più danni che benefici.
Qual è allora la miglior scarpa da running?
Già, alla fine qual è allora la miglior scarpa da running? La risposta, breve e banale, è che la miglior scarpa da running è quella più adatta a sé. Il che comporta almeno di imparare a conoscersi un po’, almeno per quanto riguarda il peso (sì, in tanti cominciano a correre per dimagrire quando sarebbe meglio, all’inizio, camminare per dimagrire, limitando i traumi della fase di volo della corsa) e il modo in cui si corre. Per questa seconda voce ci sono utili strumenti di analisi dell’appoggio del piede, ormai molti negozi di scarpe da running li mettono a disposizione per i clienti e almeno all’inizio può essere davvero utile farsi fare un check-up. Infine può essere utile non fossilizzarsi su un solo modello / marchio ma approfittare dei numerosi eventi organizzati dai brand di calzature da running per provare modelli diversi e scoprire sensazioni nuove, positive o negative che siano.
Credits photo: CC Pixabay
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