La data è cerchiata in rosso sul calendario: domenica 6 aprile 2014. Ho 2 mesi di tempo per riuscire a correre la Milano City Marathon. No, non tutti i 42,195 metri, quelli neanche Forrest Gump riuscirebbe a prepararli in 2 mesi. Però una frazione della staffetta sì, quella la correrò.
Già, sono un #cityrunners. Che significa? Che sono tra i 42 (ovviamente) che fanno parte della running community di Adidas. Sabato 25 febbraio c’è stato il primo incontro: Adidas ci mette l’hardware (a cominciare dalle Supernova Glide Boost) ma soprattutto il software, un vero e proprio team di trainer professionisti capitanati dal mitico Giorgio Rondelli.
Saranno loro a consigliarmi su tabelle di allenamento, alimentazione e tutto quanto mi aiuterà a partire (ma soprattutto a tagliare il traguardo) il 6 aprile.
In che condizioni sono? Discrete, direi. Mi hanno pesato, misurato, fatto correre e testato: ho un indice di massa corporea di 22 e una percentuale di massa grassa del 16% (e a 43 anni mi poteva andare decisamente peggio). Secondo i prof sarei già in grado di correre 10 km in 1 ora, ma io ci credo poco (ecco perché c’è anche il mental coach): sì, corro, ma senza metodo, senza misurarmi, quando ne ho voglia (spesso) e soprattutto quando ho tempo (meno spesso). Il che è il modo migliore per fare fatica, che è buona e sana, ma con pochi risultati dal punto di vista della prestazione.
Ma ora basta ciance: è tempo di allacciarsi le scarpe e affrontare la strada!
PS: “La solitudine del maratoneta” è un bellissimo racconto di Alan Sillitoe sui pensieri agitati di un ragazzo ribelle durante una maratona.
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