Comode. Le scarpe per correre devono essere comode. Perché se ti stai chiedendo come sono le scarpe da running significa che hai appena cominciato a correre. E se ti sei appena avvicinato alla corsa la prima cosa, e la più importante, è che la devi trovare piacevole. E siccome per correre ti serve sostanzialmente solo una cosa – cioè un buon paio di scarpe da running – sbagliare il primo modello e trovarsi male significa farsi passare la voglia a tempo record. E addio buoni propositi. Poi sì, se vai in un negozio di scarpe da running e ti guardi in giro, le prime volte farai fatica a notare le differenze tra un modello e l’altro, e soprattutto a capire le differenze di prezzo.
Per cui cercheremo di darti una mano a capire come devono essere le scarpe per la corsa, con due premesse. La prima è che per correre servono proprio delle calzature da running: quindi no, le Converse, le Stan Smith, le Onitsuka Tiger, le Nike Air Max o qualunque altro paio di sneaker che usi per andare in giro non vanno bene (il motivo lo spieghiamo dopo).
La seconda premessa è che non esiste un paio di scarpe da running migliore delle altre in assoluto: esiste la scarpa per correre giusta per te, per il tuo piede, per il tuo livello di allenamento, per il tuo fisico (nel senso di altezza e peso) e per il tuo modo di correre. Per cui non credere a quelli che ti dicono che le migliori scarpe per correre sono queste o quelle, ma credi a chi ti dice che si trova bene con quel paio di scarpe da running per una certa serie di motivi. Detto ciò, vediamo come devono essere le scarpe per correre.
Scarpe per correre: come devono essere?
Un conto è camminare, e un altro correre. Dirai: banale. Certo, banale ma sostanziale. A ogni passo di corsa corrisponde una fase di volo, e a ogni fase di volo corrisponde una di “atterraggio”, cioè di impatto al suolo. C’è chi lo fa con i talloni, chi con gli avampiedi, chi riesce a spingere, chi a malapena ad ammortizzare, chi rimane in asse e in equilibrio e chi invece corre tutto storto e sbilanciato, di fianco o in avanti. Ciascuno corre a modo proprio ma tutti hanno bisogno di non sovraccaricare le articolazioni, in particolare caviglie, ginocchia e schiena. E le scarpe per correre sono pensate proprio per questo. Cosa che invece non è per le sneaker, che sono invece pensare per passeggiare (e per l’estetica).
Ed ecco spiegato il motivo per cui se stai cominciando a correre e ci vuoi riuscire davvero, evita di usare le sneaker di tutti i giorni (o peggio quelle che non usi mai…) e comprati un buon paio di scarpe da running. Buono nel senso di giusto per te.
E per trovare quello giusto per te occorre guardare sostanzialmente a 4 cose: l’intersuola, che è la “gomma” che sta sotto il piede (e non è da confondere con la suola vera e propria, che è la “sottiletta” che tocca terra); la tomaia, che è invece il tessuto che sta sopra il piede; quanto sono larghe in punta le scarpe; quanto sono rigide sul tallone le scarpe. Stop.
Tutto il resto è noia. Nel senso che tutto si gioca tra due estremi: scarpe leggere, con poca intersuola e poca struttura per una corsa minimal e naturale (nel senso che induce piedi e corpo a riscoprire il modo naturale di correre); scarpe con più intersuola e più struttura per sostenere, aiutare e guidare la corsa.
Scarpe per correre: quanta gomma devono avere sotto?
Eccola, la domanda delle domande: quanta gomma devono avere le scarpe per correre? Dipende. Cioè, dipende da come corri (cioè come appoggi i piedi, se di tallone o “di punta”, e la differenza la puoi leggere qui), da quanto pesi, e da quanto corri, nel senso di km.
In linea generale: poca gomma significa poca protezione, poca ammortizzazione e poca “spinta”, per cui sono scarpe adatte a chi già corre da tempo, ha affinato la tecnica di corsa e vuole fare allenamenti veloci e brevi; molta gomma significa molta protezione, molta ammortizzazione, ormai spesso anche un po’ di “spinta” e sono scarpe per correre adatte a chi comincia, a chi è sovrappeso, a chi comunque è pesante, ai tapascioni in generale ma anche a chi è allenato e corre abitualmente ma vuol fare un allenamento di molti chilometri (i cosiddetti “lunghi”, roba da 30 km in preparazione alle maratone).
PS: sì, lo sappiamo che non è propriamente “gomma” ma materiali come EVA; DNA, Boost e altre tecnologie proprietarie. È che a volte è bene farsi capire semplificando.
Poca o tanta gomma non è l’unica cosa da notare sotto una scarpa, perché conta anche la differenza che c’è tra il tallone e la punta. In gergo tecnico si dice “drop”, cioè differenziale: se l’altezza dell’intersuola è la stessa sia al tallone che in punta si dice drop 0, e siamo sempre nel mondo del natural running (non necessariamente minimal, perché possono anche esserci 3 o più centimetri di materiale, ma comunque natural); se tra tallone e punta c’è differenza (nel senso che l’altezza diminuisce verso la punta) allora c’è del drop e le scarpe sono pensate per favorire la rullata del piede, dal tallone alla punta. Quali sono meglio? Dipende, è tutta una questione di sensazioni personali e abitudini.
Scarpe per correre: tomaia morbida o rinforzata?
Anche per quanto riguarda la tomaia gli estremi sono tra la poca e la molta struttura e protezione. Se la parte sopra, cioè la tomaia, è solo tessuto (tipicamente mesh o knit) e lacci saranno sicuramente morbide e confortevoli ma lasceranno anche che il piede si muova un po’. Altre volte la tomaia ha dei rinforzi in tessuto o in materiale plastico che tendono a dare forma e struttura alla scarpa, e contengono leggermente il piede. Infine ci sono scarpe da running molto strutturate, con degli inserti in plastica laterali che si uniscono all’allacciatura, e che sono pensati per “guidare” il piede, sostenerlo e mantenerlo “in asse”. Quali sono meglio? Dipende, come sempre: la cosa migliore sarebbe fare un’analisi dell’appoggio del piede, cosa che si può fare ormai in parecchi negozi specializzati in prodotti per il running. Anzi, è una cosa che spesso fanno quelli che “corrono davvero” ma che sarebbe da fare soprattutto quando si comincia, una specie di “scuola guida” prima di cominciare davvero a correre.Lo stesso discorso della tomaia si può fare anche per il tallone, cioè la conchiglia che si trova sul retro della scarpa. Anche qui, tramite l’analisi dell’appoggio del piede, si può scoprire se si corre in asse o se il tallone tende a muoversi molto, scivolare all’esterno oppure flettere all’interno: nel primo caso si può andare tranquilli con un paio di scarpe per correre con poca struttura e molto naturali; negli altri due un po’ di rinforzo al tallone può aiutare soprattutto all’inizio.
Scarpe per la corsa: punta larga o stretta?
L’ultima cosa che potresti notare in un paio di scarpe per correre è la punta, che nella stragrande maggioranza dei modelli è “stretta” (nel senso che fascia bene le dita dei piedi) ma in alcuni modelli è invece “larga”, nel senso che davanti si sente del vuoto e c’è spazio per muovere le dita. Il secondo caso fa sempre parte della tendenza verso il natural running, l’idea cioè di lasciare le dita libere di “sentire” il terreno e collaborare alla fase di equilibrio e spinta. La prima volta la sensazione può essere strana, abituati come siamo a scarpe che fasciano bene il piede (inteso le scarpe di tutti i giorni, sportive o eleganti che siano) ma può valer la pena essere curiosi e mettere alla prova queste cosiddette scarpe “wide toe”.
Scarpe per il running: quali prendere?
Alla fine, quali scarpe per correre prendere? Detto che ci sono differenze tra quelle da uomo e quelle da donna, quelle con cui ci si sente meglio, che non sembra neanche di averle ai piedi, che accompagnano la corsa nel modo più fluido e comodo per noi e che sostanzialmente ci fanno sentire a nostro agio. Il che sembra una ricetta semplice ma non lo è così tanto, data la quantità di modelli e marchi presenti sul mercato. Motivo per cui il miglior consiglio davanti alla scelta delle prime scarpe per correre è sempre quello di andare in un negozio specializzato, parlare con il negoziante e lasciarsi un po’ guidare all’acquisto.
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