La recente morte di Enzo Maiorca, signore degli abissi, che ha scritto pagine incredibili nella storia dell’immersione in apnea, uomo capace a 50 anni di raggiungere l’incredibile quota di -101 metri , la cui vita e rivalità con un altro grande di questa specialità subacquea, il francese Jaques Mayol, diede spunto al regista Luc Besson per il film “Il grande blu”, permette di sfogliare la storia di quegli uomini che hanno sfidato la profondità del mare, ma prima di tutto se’ stessi.
L’uomo ha da sempre sfidato la profondità del mare
Il libro dell’apnea si può iniziare a sfogliare fin dalla lontana antichità, con le imprese narrate da Erodoto che parla di Glauco, capace di immergersi fino a 100 metri con apnee che arrivavano fino a 10 minuti, ma ancora prima è abbastanza plausibile che diversi popoli, i cui villaggi erano nati di fronte al mare, avessero sviluppato particolari abilità di immersione per pescare o raccogliere conchiglie, che in seguito diventavano monili, dal fondo del mare.
La sfida alla profondità nasce dunque lontano nel tempo e in certi casi è legata alle attività di pesca, come quella delle spugne e proprio un pescatore di spugne è colui al quale viene assegnato il primo record semi ufficiale di immersione in apnea: si tratta del greco Haggi Satti che si immerse per recuperare l’ancora della nave militare italiana ‘Regina Margherita’. L’ancora era posta alla profondità di 83 metri.
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Italia, patria di apneisti
Il primo record ufficiale, nella storia delle immersioni in apnea, è iscrivibile a Raimondo Bucher, che nel 1950, a Capri, scende a -30 metri. E’ anche il primo record ad essere stato documentato cinematograficamente. Da allora tante immersioni e altrettanti record per il “comandante Bucher”, che ha continuato a praticare immersioni anche a 90 anni. I record continuano a parlare italiano con Ennio Falco e Alberto Novelli , per poi arrivare agli anni Sessanta dove il nome di Enzo Maiorca diventa sinonimo di ‘signore degli abissi’. Il siciliano si confronta con il brasiliano Amerigo Santarelli, Tekete Williams, Robert Croft e infine con il francese Jaques Mayol , con il quale ingaggia una serie di sfide infinite e che riempiono le pagine dei giornali e diventano appuntamenti ‘storici’ in tv. Una lotta quasi sempre a due, anche se Stefano Makula, padre ungherese, madre italiana, si inserisce spesso in questa rincorsa al profondo blu.
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Mare e profondità, una sfida anche al femminile
Quando i limiti anagrafici mettono fine alla lunga sfida tra il siracusano e il transalpino, nato a Shanghai, entrano in scena altri campioni dell’immersione e altre sfide come quella che ha caratterizzato gli anni Ottanta tra Umberto Pellizzari e il brasiliano Francisco ‘Pipin’ Ferreira, sfide a colpi di primati nelle varie specialità dell’apnea. A fine anni Novanta e inizio Duemila, un altro italiano diventa protagonista, Gianluca Genoni, che nel 2002 diventa il primo uomo al mondo ad immergersi in apnea a 3000 metri di altitudine e successivamente a oltre 5000 metri, ai piedi dell’Everest. Un elenco, quello dei record, nel quale figurano anche apneiste come Rossana Maiorca, la cubana Deborah Andollo, la canadese Mandy-Rae Cruikshank, che nel 2004 ha raggiunto i -78 metri.
Quanti uomini, quante sfide al mare e a se stessi, sfide che continueranno ad esserci e che continueranno a scrivere pagine di storia dell’apnea, come quelle, tante, scritte da un siciliano caparbio, che ha imparato a nuotare e ad andare sott’acqua a 4 anni e da allora non ha smesso più.
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