Fra le cose interessanti da seguire, chiusi in casa per l’emergenza Coronavirus segnaliamo Framed, il film sul surf di Patagonia, che verrà presentato in un live su Facebook oggi mercoledì 15 aprile alle 20.00 sul profilo Facebook di Patagonia.
Ora più che mai è importante condividere storie che ci diano ispirazione e tengano alto il nostro spirito. Framed racconta di Patch Wilson – leggenda delle big wave – e di quando, 15 anni fa, lasciò la nativa Cornovaglia per recarsi in Irlanda, per surfare le onde nelle famose slab sulla costa occidentale e nei principali spot di big wave. Poi, dopo alcuni viaggi, si innamorò a tal punto di quelle località da decidere di trasferirsi lì. Da quel momento, ha resistito ai duri inverni del Nord Atlantico per godersi attimi di pura magia. Framed documenta alcuni di quei momenti vissuti nelle ultime tre stagioni.
Patch Wilson e Framed, il film sul surf di Patagonia
Patagonia ha chiesto a Patch Wilson di commentare il film e la sua vicenda di surfer da big wave. Dopo i suoi pensieri, segue un’intervista all’atleta.
“Vengo in Irlanda a fare surf da 15 anni. All’inizio venivo per uno swell oppure per trascorrerci un mese. Avevo già iniziato a vedere del potenziale, la maggior parte del tempo me ne tornavo a mani vuote ma amavo comunque questo paese, la sua gente, la sua atmosfera e lentamente ho imparato ad amarne anche il clima.
Con un po’ di questi viaggi alle spalle ho iniziato a capire che se avessi davvero voluto scoprire la magia dell’Irlanda avrei dovuto trascorrere più tempo qui. E quando ho smesso di inseguire le onde e mi sono concentrato di più sul presente, su ciò che mi circonda e sul resto della mia vita, le onde hanno iniziato a davvero a mostrarmi il loro potenziale.
Durante il mio percorso ho incontrato un giovane bodyboarder portoghese. Si spingeva come un matto sulla sua tavola e aveva in più un occhio acuto dietro l’obiettivo, unito a una mente estremamente creativa. Ha iniziato a fotografare tutti e molto presto si è ritrovato a trascorrere più tempo dietro l’obiettivo che sul suo bodyboard. Sapevo che era il compagno perfetto per aiutarmi ad identificare ciò che ora posso definire come “incorniciato” (framed).
Alla fine mi sono ritrovato a vivere in Irlanda da oltre 5 anni. Adoro questo paese e quando si creano le onde credo davvero che questo posto sia perfetto per il surf come qualsiasi altre parte del pianeta. L’attesa può essere lunga e gli inverni sono rigidi, ma qui si riesce ad intravedere una magia nella follia che non si riesce a scorgere altrove: ecco perché adoro questo posto”
Qual è la motivazione alla base del film Framed?
Ho girato diversi filmati negli ultimi tre o quattro anni, ho ripreso le onde migliori vicino al posto in cui vivo, nell’Irlanda occidentale, e sono arrivato al punto in cui credevo di avere abbastanza materiale per una buona clip. Mancava poco al Doolin Surf Film Festival, un evento davvero interessante, e volevo che il mio film fosse proiettato per l’occasione. Volevo anche aiutare Joao, il regista, un ragazzo giovane di grande talento. E siccome siamo sulla stessa lunghezza d’onda, questo è quello che ci è venuto in mente.
Framed è il nome perfetto per questo film, perché tu sei anche un corniciaio. Come ci siete arrivati?
Lavorare il legno è sempre stata una mia passione. Da giovane costruivo mobili e ho lavorato anche come falegname. Adoro lavorare il legno.
Sono un appassionato di arte e fare cornici è quasi una forma d’arte in sé. È bello vedere come la cornice contrasta con il dipinto.
Ho un piccolo spazio di lavoro a casa, oltre a un laboratorio a dieci minuti da casa mia. Il mio spazio di lavoro è in realtà nella sala riunioni sul retro della casa, quindi presto dovrò spostare le mie tavole da surf all’esterno per fare più spazio ai miei strumenti.
Nel corso degli anni, tra il lavoro e la vita privata, hai sempre spostato l’ago della bilancia verso il surf. È stata una decisione consapevole?
Ho sempre lavorato per il surf. Il surf è una parte talmente grande e positiva della mia vita. Sfidare il mare ogni giorno, o quando posso, e quando le onde sono buone, è sempre stato molto importante per me.
Per questo, ho sempre gestito il lavoro affinché potessi conciliarlo con il surf e, in passato, ciò avrebbe potuto significare tre o quattro mesi di duro lavoro, a casa in Cornovaglia, in modo da potermi poi concentrare di nuovo sul surf per un po’. Ora posso permettermi di trascorrere solo qualche giorno a incorniciare foto a casa e poi vado a fare surf quando le condizioni sono buone. Patagonia mi ha anche permesso di viaggiare e mi ha tenuto al caldo con le sue mute, ed è per questo che posso farlo.
Sei della Cornovaglia, ma vivi a Lahinch [Costa occidentale dell’Irlanda]. Com’è stato il passaggio da uno scenario di surf all’altro?
Quando mi sono trasferito a Lahinch avevo delle difficoltà a conciliare tutto con il lavoro, per questo sono andato avanti e indietro per un po’. Poi è arrivata la Moy Hill Farm e molti dei miei amici della Cornovaglia si sono trasferiti, quindi non ero più solo.
Può essere duro vivere qui in inverno, e questo inverno è stato particolarmente freddo e desolato con mesi di brutte onde, perciò non è sempre facile. A volte può sembrare un po’ troppo, ma a volte ci sono anche dei bei momenti, e ci sono alcune persone davvero interessanti che vivono qui perché è un posto salutare, vicino al mare con un sacco di aspetti positivi.
Puoi parlarci di Hometree?
Una delle cose positive che accadono qui è Hometree, un’iniziativa per la quale si piantano alberi, guidata dal surfista Matt Smith. Sono in missione per rimboschire quante più aree dell’Irlanda possibile, ma solamente con specie di alberi autoctone. L’ultimo sabato di ogni mese riuniscono le persone per piantare alberi. Alcuni di questi alberi vengono donati, altri invece vengono allevati nel loro vivaio. Invitano tutti sui social media, beviamo una tazza di tè, piantiamo e dopo mangiamo tutti insieme. Inoltre, ogni volta è l’occasione per conoscere persone che hanno il tuo stesso modo di pensare, il che è sempre una cosa positiva.
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