Ci sono voluti 3 anni, ma alla fine il viaggio vecchio stile dell’Hōkūle’a si è concluso. Il vascello polinesiano è approdato al porto di Magic Island, a Oahu, nelle Hawaii, al termine di un giro del mondo che ha dell’incredibile. Ovvero la circumnavigazione del globo utilizzando solo conoscenze e strumenti di navigazione tradizionali. Per dare un segnale alla mania delle corse lungo gli oceani a base di computer, Gps e barche super tecnologiche.
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L’idea del viaggio
L’idea della Hōkūle’a viene da lontano. Venne a un gruppo di hawaiiani negli anni Settanta per mantenere vive le tradizioni, allora morenti, delle antiche tecniche di navigazione. Il team ha costruito nel tempo una imbarcazione ispirata alle canoe dei loro antenati che solcavano il pacifico 600 anni prima. Il primo viaggio fu verso Tahiti nel 1976. Ne seguirono altri, guidati dal capitano Nainoa Thompson, che riuscì così a dimostrare la sapienza marinara dei progenitori, che navigavano solo grazie alla conoscenza delle stelle, della lune e delle onde.
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3 anni in mare
Ma non bastava. Il progetto Hōkūle’a crebbe fino a diventare un’icona dell’ambientalismo e di un altro punto di vista sul mondo, che si concretizzò nel tour attorno al mondo, il Mālama Honua, (Cura per la Terra). In tre anni, a bordo del vascello polinesiano sono saliti scienziati, esperti di ambiente, cittadini e bambini di tutto il pianeta, per fare un pezzo di mare con il team hawaiiano.
60 mila miglia marine toccando 150 porti in in 23 paesi, Africa e Sudamerica compresi. Nel nome della sostenibilità dell’ambiente (non è stato utilizzato un grammo di combustibili fossili) e del recupero orgoglioso delle radici.
Il libro
Ora la barca farà un ‘giro di ringraziamento’ per le isole delle Hawaii. Per saperne di più, a settembre uscirà un libro che racconta la intrigante storia della Hōkūle’a, Mālama Honua: Hōkūle’a – A Voyage of Hope, scritto da Jennifer Allen, foto di John Bilderback.
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