È vero che il kitesurf sta riscuotendo un sempre maggior successo di praticanti a dispetto del windsurf ma la “tavola a vela” rimane sempre un grande classico che ogni vero appassionato di outdoor dovrebbe provare una volta nella vita. Il windsurf è diventato vintage prima di passare di moda, fa molto “anni Ottanta” ma rimane lo sport migliore per vivere le dimensioni della natura “acqua” e “vento” a strettissimo contatto, ancora più stretto che su una barca a vela.
Le prime 6 cose da imparare nel windsurf
Per chi sta pensando di provare questa estate, abbiamo chiesto a Tommaso Lorenzetti, istruttore windsurf di Outdoor Portofino, i consigli che dà ad un absolute beginner alla prima lezione.
1. Per prima cosa bisogna sapere com’è fatto un windsurf…
“Possiamo considerarlo una vera e propria barca a vela in miniatura, senza timone ma molto reattiva e performante. Stiamo parlando solo di una tavola da surf, un albero, un boma (un tubo in alluminio fissato all’albero e all’angolo di scotta della vela) e la vela stessa! Diversamente dal kite surf, che permette un rapido apprendimento senza richiedere la conoscenza della teoria della vela, il windsurf insegna ad essere velisti. La medesima teoria che devo imparare per condurre il windsurf (senza la quale esco al largo ma poi non torno più indietro) mi serve anche per condurre una imbarcazione a vela!”
2. Dopo il mezzo, parliamo dell’attrezzatura. Cosa serve a chi vuole cominciare la pratica del windsurf?
“Qualcuno, anche nella stagione estiva, ama calzare le scarpette in neoprene per migliorare l’aderenza sulla tavola, nonostante la superficie sia già realizzata in modo tale da essere antiscivolo. La muta, anche conosciuta come pelle di foca, serve evidentemente a tenerci caldo mentre siamo in acqua e ogni surfer decide se indossarla o meno secondo la propria percezione del freddo e in funzione di dove vuole navigare. Le acque del lago di Garda saranno certamente sempre più calde di quelle dell’Atlantico. Gli occhiali ad sole? Meglio lasciar perdere. In windsurf si ci bagna, si cade, si plana e si vola! È vero che esistono occhiali con lenti idrorepellenti e che si liberano in un attimo delle goccioline d’acqua ma se non hai una buona tecnica, finisce che li perdi in fretta”.
3. Serve sempre il giubbotto salvagente?
“Per legge, dopo la riforma della nautica da diporto, è necessario indossare il giubbotto di galleggiamento quando si naviga oltre i 300 metri dalla costa. Poiché la legge impone ai natanti a vela (windsurf compreso) di navigare oltre tale limite, in assenza di aree delimitate e/o corsie di alaggio, il surfer dovrebbe sempre indossare il giubbotto salvagente, anche se poi purtroppo è raro vederlo indossare!”
4. Come si imparano le varie andature del vento?
“Le andature riguardano la direzione in cui conduciamo il windsurf rispetto al vento. Per capire le andature bisogna prima avere una buona conoscenza della rosa dei venti. Tenendo in mente che il vento ‘viene da’ e la corrente ‘va verso’, bisogna suddividere le andature in portanti quando navighiamo scendendo con il vento (traverso largo, gran lasco, poppa) o in direzione del vento e le andature per risalire il vento (traverso, bolina). Consiglio a tutti di fare almeno una lezione della teoria della vela e teoria del vento per avere in mente dei concetti chiari ed essenziale alla navigazione”.
5. Come si parte? Come si sale sulla tavola?
“Prima si posizione la tavola con la vela abbassata, poi si sale in piedi e poi si solleva la vela. Cominciamo dal principio: per iniziare consiglio sempre di mettere la tavola di traverso rispetto al vento con la vela abbattuta sottovento perpendicolare alla tavola (quindi in linea con il vento). Salgo in piedi sulla tavola tenendo i piedi stessi a destra e a sinistra dell’albero, equidistanti dal medesimo e guardo sotto vento. Piego le ginocchia, abbasso il sedere, prendo in mano l’elastico attaccato all’albero e, tenendo il busto dritto, utilizzo il mio peso per tirare su la vela. Una volta uscita dall’acqua tutta la vela, prendo il boma con la mano di prua, ruoto il bacino e il piede di prua proiettandomi nella direzione in cui voglio andare. Così porto l’albero in avanti oltre il ginocchio di prua e posiziono la mano di poppa sul boma davanti a me. Il windsurf rimarrà instabile e fermo fino a quando non ho dato un po’ di pressione alla vela cazzando o chiudendo il boma con la mano di poppa,tanto quanto serve per avere un po’ di abbrivio che ci consenta di riposizionare i piedi più a poppa e navigare aumentando la velocità. Detto questo, sappiate che è molto più facile a farsi che a dirsi”.
6. Quali sono le migliori condizioni per imparare ad andare con il windsurf?
“Vento che soffia dal mare verso terra (per evitare i naufragi!), mare piatto o poco mosso, un vento con un’intensità non superiore agli 8-10 nodi (metri al secondo), preferibilmente costante e omogeneo. Sarebbe meglio evitare le giornate molto rafficate (e trafficate) poiché complicano l’apprendimento dato che, in questi casi, la direzione e l’intensità cambiano continuamente”.
[Credit Outdoor Portofino, EMC, Trentino Marketing]
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