SUP è l’acronimo di Stand up paddle, ovvero una specie di surf in cui si sta in piedi sulla tavola e ci si muove sull’acqua anche grazie all’uso di una pagaia. Le tavole utilizzate per il SUP sono le cosiddette longboard, tavole lunghe oltre 9 metri e che sono tornate in voga negli ultimi anni proprio per lo Stand up paddle: sono fatte di schiuma di poliuretano e fibra di vetro con resina epossidica o poliestere ma sostanzialmente richiamano nella forma e nella facilità di galleggiamento le tavole degli albori del surf, quelle utilizzate da sempre e fino a metà del Novecento o almeno fino alla rivoluzione della shortboard.
La scoperta del surf da parte del capitano Cook
Oggi di longboard per lo Stand up paddle se ne vedono un po’ ovunque, compresi gli stabilimenti balneari delle spiagge italiane, e la storia di questo sport nuovo ma antico e in grande boom in questi anni è tutta da raccontare, cominciando dai diari di bordo del capitano James Cook, lo scopritore delle Hawaii: durante il suo terzo viaggio nel Pacifico cominciato nel 1776 il leggendario navigatore ed esploratore britannico annotò del modo in cui i polineasiani si muovevano a cavallo delle onde utilizzando delle rudimentali tavole di legno, vuoi per divertimento spingendosi al largo a forza di braccia per poi surfare l’onda ma spesso anche su tavole molto grandi e spinte con l’ausilio di una pagaia, probabilmente per andare a pesca.
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The big Kahuna e l’invenzione del surf moderno
Il surf rimane sostanzialmente sconosciuto fino alla fine dell’Ottocento, per lo più a causa delle nudità dei polinesiani, considerate scandalose dalla morale Vittoriana, e tornò in auge a inizio Novecento grazie a Duke Kahanamoku, un hawaiano campione olimpico di nuoto alle Olimpiadi di Stoccolma del 1912 e a quelle di Anversa del 1920: fu proprio “The big Kahuna” (questo il suo soprannome, a indicare la sua importanza nella comunità delle Hawaii) a portare le tavole da surf e il surf stesso sulle spiagge americane e australiane.
Leggenda vuole che uno di questi beachboys, nel tentativo di scattare una foto dei surfisti in azione il più possibile vicino all’onda, si sia fatto prestare una pagaia per spingersi al largo con la tavola reggendo la Kodak in una mano : vero o meno che sia, di fatto la shortboard revolution degli anni Settanta fece cadere un po’ nel dimenticatoio il Beachboy Surfing, l’antenato dello Stand up Paddling, almeno fino alla riscoperta da parte di Laird Hamilton, l’inventore del Tow-In Surfing, il surf delle grandi onde reso possibile dall’ausilio di una moto d’acqua.
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La riscoperta delle longboard e il SUP, o stand up paddle
Laird Hamilton avrebbe riscoperto la longboard ispirato da alcuni istruttori hawaiani che per stare in prossimità del break-point dove i loro allievi imparavano a surfare usavano appunto le grandi tavole e una pagaia, e così facendo avrebbe riaperto il mondo della tavola in acqua a una grande fetta di praticanti: il SUP è in effetti tecnicamente più facile del surf tradizionale, almeno se si vuole fare semplice diporto, ovvero navigare lungo la costa per semplice divertimento.
La pagaia inoltre è un facilitatore dell’equilibrio e abbinata alle tavole moderne, decisamente più stabili, permette di fare Stand up paddling come attività di svago o fitness sostanzialmente a chiunque e in breve tempo.
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Credits photo Tiana / Star Board Sup Photo by Kayleigh Bruers on Unsplash
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