Di Malori immersioni subacquee si comincia a parlare con la bella stagione e si continua per tutta l’estate, quanto in tantissimi si avvicinano anche senza preparazione o formazione a questa attività. Le immersioni subacquee in Italia sono considerate una libera attività ricreativa, e come per altre attività simili non esiste una legge dello Stato che le limiti. Chiunque può noleggiare dell’attrezzatura e immergersi in acqua, esattamente come chiunque può accedere liberamente a una montagna. Unica differenza tra mare e monti è data dalla normativa generale che impone per i subacquei l’obbligo di segnalazione della propria presenza in mare tramite opportuna boa segna-sub. Oltre ad eventuali divieti locali all’immersione dati da ordinanze o regolamenti. Poi tra la legge e le buone pratiche ci sono non poche differenze, a partire da una delle leggi non scritte principali della subacquea, cioè quella di non immergersi mai da soli, e senza dimenticare il consiglio sempre ribadito di non improvvisare un’attività che può comportare dei rischi.
Malori nelle immersioni subacquee: i rischi e i segnali premonitori
Basta fare una rapida rassegna online per vedere quanti sono gli incidenti, anche fatali, che possono occorrere a chi si dedica alle immersioni subacquee senza opportuna preparazione tecnica, prima ancora che fisica. E benché le immersioni subacquee non siano in sé pericolose, immergersi senza adeguata preparazione e conoscenza può esporre a rischi anche fatali.
1. Malattia da decompressione
Una delle cose più rischiose e azzardate che si possono fare durante un’immersione è una risalita troppo rapida, che potrebbe dare luogo alla cosiddetta Malattia da decompressione (Mdd). Uno tra i più frequenti malori immersioni subacquee anche con esiti fatali per embolia gassosa. In base alla profondità esistono infatti dei tempi prestabiliti tanto di immersione quanto di risalita, nonché la necessità di effettuare le cosiddette soste di sicurezza prima di riemergere in superficie. Nelle bombole la miscela di aria respirabile è al 79% di azoto e al 21% di ossigeno e non rispettando i parametri di risalita può accadere che la quantità di azoto respirata non sia smaltita al giusto ritmo. L’azoto infatti, con l’aumentare della pressione dell’acqua data dalla profondità, tende a depositarsi in forma liquida nel sangue e nei tessuti. Se la risalita quindi è troppo veloce la liberazione dell’azoto in forma gassosa può creare pericolose bolle che possono dare luogo a diverse conseguenze: da quelle più sopportabili e gestibili come debolezza, formicolio, disorientamento, intorpidimento, dolore alle articolazioni e alle giunture, a quelle più gravi come difficoltà respiratorie, paralisi, perdita di conoscenza e morte per embolia.
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2. Sovradistensione polmonare
Altro pericolo molto noto a chi abbia fatto un corso serio di immersioni in subacquea è la sovradistensione polmonare, ovvero la rottura dei tessuti polmonari data dall’espansione dell’aria nel tessuto respiratorio. Come detto, aumentando la profondità di immersione, aumenta anche la pressione sul corpo e sui suoi tessuti. E risalendo ovviamente questa pressione si allenta. Per questo uno dei primi ammonimenti in qualunque corso di subacquea è quello di non smettere mai di respirare e non trattenere mai il respiro durante tutta la durata dell’immersione e in particolare nella fase di risalita. Ed è lo stesso motivo per cui i sub fanno uscire costantemente piccole bollicine d’aria dalla bocca durante la risalita.
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3. Narcosi da azoto
Sempre a proposito di azoto: quando lo respiriamo libero nell’aria non ce ne accorgiamo e non ha conseguenze, ma respirato in immersione dalle bombole, e man mano che aumenta la profondità, può diventare tossico. Tossico non significa che sia pericoloso di per sé, ma può mandare in confusione il sub, come se fosse ubriaco o in preda a qualche sostanza psicotropa. In queste condizioni il sub potrebbe fare cose sconsiderate (come togliersi il respiratore) o perdere capacità di giudizio rispetto alla profondità o alla velocità di risalita. La tolleranza all’azoto è del tutto individuale e talvolta dipende anche da condizioni momentanee, ma la buona notizia è che conoscendo i suoi effetti basta davvero risalire di pochi metri per riprendere il controllo delle proprie azioni.
4. Idrocuzione
Più probabile tra gli appassionati di snorkeling che tra i sub, non a caso è chiamata anche il “killer dell’estate” ed è causata dallo shock termico tra le alte temperature fuori dall’acqua e quella invece dell’acqua. I sintomi si avvertono tipicamente quando ci si tuffa improvvisamente in acqua dopo essere stati a lungo esposti al sole, magari anche durante il processo digestivo o dopo aver bevuto dell’alcol: questo sbalzo di temperatura repentino genera infatti una vasocostrizione che a sua volta manda segnali all’encefalo che “reagisce” rallentando il battito cardiaco e la frequenza respiratoria. È un meccanismo di sopravvivenza che si manifesta con con uno stato di confusione, ronzii alle orecchie, nausea e annebbiamento della vista e che può portare anche all’arresto cardiocircolatorio. Entrare in acqua gradualmente, lasciando il tempo all’organismo di adattarsi, ed evitare di farlo dopo pasti abbondanti generalmente tiene al riparo da questo rischio.
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