Qua e là riprende lo sport per i bambini e i ragazzi, dopo oltre due mesi di pausa Covid. È qualcosa che se non lo vivi non ci credi quanto è importante: tornare a giocare è tornare alla vita.
Ieri è arrivata una comunicazione dalla società sportiva presso cui mio figlio gioca a basket, il B99: gli allenamenti riprendono lunedì 11 gennaio 2021.
“Sììììì!!”, è stato il grido di liberazione, sia suo che di noi genitori. (Forse più liberatorio il nostro, se ci ripenso.)
“Perché?”, è stato il secondo pensiero, “non era vietato?”.
Risposta: perché giochiamo un campionato di ‘interesse nazionale’, un Under 14 Elite Lombardia. E lunedì 11 la Fip si riunirà per prendere l’ultima decisione in tempo utile per far partire almeno gli allenamenti e i campionati nazionali, che dovevano partire a novembre ma erano stati stoppati.
“Quindi non ci sono certezze, si scommette che tutto riparta… Anche se in Lombardia il rapporto tamponi positivi si sta impennando”.
Ok, però non importa, anzi grazie alla società per la scelta coraggiosa e l’impegno che ci mette per sostenerla. Anche se in due mesi non si è andati oltre a un saluto via chat. La pallacanestro è lo sport più sfigato quanto a contatti fisici, ma ragazzi amici che giocano a calcio avevano ripreso ad allenarsi già a inizio dicembre, seppure all’aperto e con modalità individuale.
– Ma papà perché noi no? Anche Simone col rugby…
– Davvero non lo so, ma magari senti Ucciolo e uscite a fare due tiri
– Ma no
Non se ne poteva più, non si vedeva la luce, davo per perso l’anno sportivo. E non intendo campionati, media punti e classifica: erano l’ultimo dei pensieri. Piuttosto, un anno perso quanto a divertimento, lavoro di squadra, crescita personale, piacere del gioco. E ancora evasione, educazione, acquisizione di competenze, salute, relazioni, sviluppo fisico e sviluppo mentale. Tutte quelle cose che sullo sport sappiamo da sempre e che anche anche la ricerca scientifica dimostra da anni.
Così dopo un autunno da 4 allenamenti a settimana e l’entusiasmo per una stagione di sfide in partenza, novembre e dicembre sono stati due mesi di stramba e subdola depressione pre-adolescenziale. Ben diversi dal lockdown della primavera 2020: stavolta hanno avuto la meglio il divano, Whatsapp, Netflix e un po’ di storytelling sportivo su Youtube. Fin dall’inizio e senza prospettive.
– Basta col cellulare, hai già quasi raggiunto il tempo limite. Esci!
– Faccio una doccia
Neanche il canestro in giardino ha più funzionato. Alternative appena appena tollerate: giocare a carte una sera su tre e il giro a piedi del quartiere sotto ricatto.
Vacanze di Natale da incubo, senza nemmeno la scuola a dare un senso alle giornate. Un Giorno della Marmotta senza via di scampo.
– Esci? Almeno dalla stanza, dai
– Hai rotto
– Per favore, vai fuori a prendere un po’ d’aria?
– Ma perché?
– Ti giuro che c’è tutto un mondo incredibile fuori
– Magari dopo
– Dopo cosa?!
Mezza consolazione, la mesta solidarietà di tanti altri genitori nella stessa condizione.
Ora si riprende a giocare! Con: accesso vietato ai genitori in palestra, mascherina obbligatoria nei luoghi comuni e tampone rapido obbligatorio ogni settimana in palestra, pagato dalle famiglie. Si tratta di un’attività facoltativa, chi non fosse d’accordo con queste condizioni non potrà allenarsi.
Va BENISSIMO, dico. E quanto ad adesioni, è un plebiscito. Anche se magari dura poco, anche se la Fip rinuncerà ai campionati, anche se il rischio di contagio c’è. Ora che non è più così scontato capiamo quanto sia importante per i ragazzi. Sì, anche gli studi scientifici hanno ragione.
Appena saputa la notizia, mio figlio è sceso in garage a fare esercizi di palleggio e salto con la corda. È risalito dopo 8 minuti, distrutto.
[Foto di Bk Aguilar da Pexels]
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