I trekking sulle montagne sacre del mondo sono fra le esperienze più forti che puoi fare. Pellegrinaggi in cui l’ambientee l’atmosfera hanno qualcosa di speciale che non trovi altrove, forse anche per le suggestioni che ti crei nella testa.
Ogni cultura, ogni religione, ogni paese ha montagne sacre dove fare trekking. Ma ce ne sono alcune che hanno un fascino particolare.
Certo, anche l’Everest è un monte sacro (gli indigeni lo chiamano Chomolungma, che significa la Dea Madre del Mondo), ma a meno di essere alpinisti di livello mondiale (o di avere un bel gruzzoletto da investire per farsi portare in vetta da una spedizione commerciale, come vi abbiamo raccontato qui) non è una di quelle montagne considerate facilmente accessibili.
Ma ci sono altri 5 trekking divini sulle montagne sacre da fare nella vita, camminate che ti connettono con la natura e la spiritualità e ti lasciano davvero qualcosa.
5 trekking divini sulle montagne sacre
Più abbordabili sono invece altre montagne sacre la cui vetta è raggiungibile con un minimo di preparazione escursionistica e fisica, affrontando uno dei ‘trekking divini’ che vi proponiamo in questa gallery.
1. Monte Fuji (Giappone)
Il principale luogo sacro degli shintoisti e di tutto il Giappone, è meta di pellegrinaggio da ogni parte del mondo. Punto di partenza dell’ascesa alla vetta è la quinta stazione, raggiungibile in autobus dalla strada Kawaguchiko-Yoshida-Noguchi: dai 2305 metri partono diversi sentieri che portano ai 3776 metri della vetta, dove la neve non è improbabile nemmeno nei mesi estivi.
Non è una salita impegnativa, tanto che capita di incontrare anche famiglie con bambini o anziani giapponesi lungo il cammino. Il sentiero tradizionale e più frequentato è il Kawaguchiko-Yoshida-guchi, per il quale ci vogliono circa 6 ore in salita (3 in discesa, lungo un altro tracciato) e lungo la quale ci sono 20 rifugi; il più difficile è il Gotemba-guchi, 8 ore di cammino, che passa accanto a un campo di cenere lasciata dall’eruzione del 1707. Ci sono poi il sentiero di Fujinomiya-guchi (o sentiero di Mishima-guchi, 5 ore in salita, 3 in discesa) e il Subashiri-guchi (5 ore e mezza di cammino circa).
Credits: Marion & Christoph Aistleitner – own photo — Contact: User:Mediocrity, CC0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=30784796
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2. Monte Ararat (Turchia)
I metri son 5165 e l’ultimo tratto è sempre coperto di neve e ghiaccio: salire sulla vetta dell’Ararat non è una semplice escursione (il grado di difficoltà secondo la scala francese è il D, quindi per alpinisti esperti), ma in tema di montagne sacre quella che i turchi chiamano Agri Dagi è imperdibile.
Secondo il Vecchio testamento è proprio su questa vetta sull’altopiano dell’Anatolia, nell’estremo oriente turco al confine con l’Iran e l’Armenia, che si sarebbe fermata l’Arca di Noé dopo il Diluvio Universale.
Punto di partenza di ogni ascesa è il villaggio di Elikoy a 2250 metri di altitudine e a 15 di strada da Dogubeyazit, dove arrivano gli autobus da Ankara. Da qui c’è un sentiero che sale fino ai 2900 metri del Campo Base 1, da cui poi è possibile raggiungere il Campo Base 2 a 4200 metri e infine la vetta. Normalmente, senza fretta, ci vogliono 5 giorni in tutto.
Credits: Սէրուժ Ուրիշեան (Serouj Ourishian) – Opera propria, CC BY 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=51469965
3. Monte Kailash (Tibet)
Il Kailash, oltre che una delle vette più alte di tutto l’Himalaya, è anche la montagna venerata da hindu, jains, buddisti e seguaci del Bon, la religione shamanica pre-buddista. Un pellegrinaggio sulle sue pendici, se non la vera e propria circumambulazione (kora), è tra i precetti irrinunciabili dei fedeli di ciascuna di queste religioni, che lo identificano come il mitologico Monte Meru, l’asse attorno al quale è centrato l’universo.
Tuttavia non è un trekking da prendere alla leggera: le lunghe distanze dei trasferimenti, le altitudini elevate (si viaggia dai 4500 metri del lago Manasarovar ai 5600 della vetta vera e propria), le poche strutture ricettive sono difficoltà oggettive, ripagate però da uno dei viaggi più affascinanti e mistici che si possono fare sulla terra.
Credits: Ondřej Žváček, CC BY 2.5, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=2525216
4. Monte Olimpo (Grecia)
Il tetto della Grecia, e l’autentico Olimpo (!) delle divinità classiche. La vetta più alta è il Mytikas, a quota 2917 metri: ci vogliono normalmente due giorni di escursioni per salire e scendere partendo dal villaggio di Prionia, a 18 km da Litochoro. Da qui si arriva al rifugio A in circa 3 ore, e in altrettante si raggiunge la vetta dove vi attende il registro dei visitatori…
La sede degli dei non è così facile da scalare come si potrebbe pensare, ma con un po’ di allenamento e di attenzione è alla portata di molti. Non sottovalutate nemmeno la stagione: in inverno il freddo e la neve possono essere dei seri ostacoli.
Credits: Stolbovsky – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=87360418
5. Monte Sinai (Egitto)
Mosè è salito a mani vuote ed è disceso con le tavole della legge, oggi invece conviene attrezzarsi con un sacco a pelo e l’occorrente per almeno un giorno di bivacco. L’ascensione ai 2285 metri della vetta del Sinai (chiamato anche Gebel Musa, Monte di Mosè, o Har HaElokim, montagna divina), compresa di visione dell’alba su tutta la penisola, è uno dei trekking più gettonati d’Egitto.
Punto di partenza per tutti i 1585 metri del Monastero di Santa Caterina: da quel punto ci sono circa 3 ore di cammino, compresi i 750 gradini che portano alla vetta. Piccolo inconveniente: lungo il cammino si incontrano anche i gitanti in libera uscita dai villaggi di Sharm, per lo più a bordo di cammello.
Credits: Mohammed Moussa – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=28338950
Foto homepage: くろふね – Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=78853988
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