Una seconda tornata di più approfondite ricerche ha portato Jon Krakauer, l’autore del libro Into the Wild da cui è stato tratto il film di Sean Penn, a elaborare una nuova teoria sulla vera causa della morte di Chris McCandless, il viaggiatore solitario protagonista di una delle storie più famose e amate tra i ‘miti outdoor’. In un articolo pubblicato per il New Yorker, Krakauer sostiene che il composto tossico individuato nei semi di patate selvatiche (hedysarum alpinum) che portarono alla morte McCandless era errato. Nella sua prima spiegazione, datata 2013, con la quale rispondeva scientificamente a chi sosteneva che McCandless fosse morto solo per inedia (e incompetenza), aveva individuato nei semi un particolare aminoacido che sarebbe risultato letale al giovane esploratore (morto ormai 20 anni fa).
La vera causa della morte di Chris McCandless
Ma invece che placare le critiche, quello studio provocò una piccola polemica da parte del giornalista Dermot Cole, convinto che le conclusioni di Krakauer non potessero essere considerate definitive perché manchevoli di peer review, ossia di una valutazione ufficiale fatta dalla comunità scientifica su riviste di settore. Ulteriori test rivelarono, infatti, che l’elemento tossico individuato da Krakauer non era presente nei semi ingeriti da McCandless.
Lo scrittore americano, anziché scoraggiarsi, ha voluto ricominciare l’indagine, questa volta con un approccio ancora più rigoroso. Ha così scoperto un articolo scientifico, pubblicato su una rivista di botanica canadese circa cinquant’anni fa, che portava alla luce la presenza di un elemento tossico nei semi di hedysarum alpinum leggermente diverso da quello indicato nelle prime ricerche. Non un alcaloide, quindi, ma un antimetabolita chiamato canavanina, tossico per gli animali, i cui effetti sono rigidità degli arti, enfisema ed emorragie delle ghiandole linfatiche. E che sarebbe stato la causa, secondo le ultime conclusioni di Krakauer, della morte di McCandless.
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