Raggiungere il Parco Nazionale del Denali, in Alaska, e poi intraprendere lo Stampede Trail, il sentiero che si inoltra nelle terre selvagge e che porta al Magic Bus dove è morto Chris McCandless, il ragazzo la cui vicenda è stata raccontata prima nel libro “Into the Wild” di Jon Krakauer e poi nell’omonimo film di Sean Penn: il sogno di molti che alla vita, alle scelte e alle vicende di Alex Supertramp sono sensibili come lo è Cristiana Gattoni, travel writer di Torino che quel viaggio l’ha fatto nel 2015 e ci ha raccontato la sua esperienza e le sue impressioni.
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“La scorsa estate ho trascorso le vacanze in Alaska con mio marito. Abbiamo scelto di attraversare mezzo mondo perché desideravamo vivere in prima persona la natura più selvaggia e vedere i posti che abbiamo sognato leggendo il libro. È stata davvero un’avventura: l’unico modo per visitare i Parchi Nazionali dell’Alaska – molto più autentici e molto meno turistici di quelli delle Montagne Rocciose come Yellowstone – è noleggiare un camper. Noi abbiamo recuperato un vecchio pickup con una casetta sul pianale (costosissimo, come quasi tutto da quelle parti), abbiamo acquistato un po’ di scorte e siamo entrati per diverse centinaia di chilometri nelle foreste e nella tundra, visitando più di un parco e lasciandoci il dolce in fondo. Abbiamo infatti riservato gli ultimi giorni al Parco Nazionale del Denali, il parco principale, quello del Monte McKinley, quello di Into The Wild”.
Qual è l’emozione che, a un anno di distanza, ti rimane addosso?
“Io rimango ancora sconcertata quando penso a come e soprattutto a dove è morto Chris McCandless. È morto a 40 km dalla civiltà, una distanza minima per l’Alaska dove i parchi hanno dimensioni incomprensibili (il Denali è più o meno grande quanto la Lombardia e l’Alaska è grande quasi sei volte l’Italia ma con soli 700mila abitanti, ndr). È morto a 40 km da Healy, la piccola cittadina dove comincia lo Stampede Trail e dove avrebbe potuto trovare un aiuto, anche nel 1992 quando presumibilmente il paese era ancora più piccolo. È un pensiero che continua a lasciarmi senza parole. Personalmente non sono stata nel bus dove Chris è vissuto ma solo nel bus che è servito per girare il film e che oggi è parcheggiato appena fuori dal paese. Ho camminato però sul quel sentiero incontrando molti turisti che cercano di attraversare il fiume Tetlanika e vanno in pellegrinaggio fino al vero bus. L’acqua in estate è ghiacciata ma non è alta, arriva solo fino alla vita, ma la corrente è davvero impetuosa. Capita ancora che alcuni, ogni anno, perdano la vita per il freddo o per qualche incidente, soprattutto nell’attraversamento del fiume. So di una ragazza svizzera che è morta poco prima che arrivassi “.
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È vero che i cacciatori locali hanno sforacchiato di proiettili il bus originale per fare in modo che entri il freddo e i turisti smettano di dormirci dentro? Sembra che facciano scappare gli animali…
“L’ho sentito dire. In realtà, visto la natura del posto, credo proprio che lo abbiano fatto solo per scoraggiare l’arrivo di altri turisti. Né i ranger del parco, né i responsabili del soccorso locale, né la popolazione del posto vedono di buon occhio i turisti in arrivo, anche se poi gli vendono magliette e gadget del bus (nel caso ci sia la linea, la chiamata al 911 di pronto intervento in caso di bisogno costa 1000 dollari, ndr). Anche d’estate, di notte fa freddo e il termometro scende sotto zero: io ci sono stata nella seconda metà di agosto e dovevo indossare tre paia di calze per dormire la notte nel camper”.
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Al di là delle temperature, com’è stato affrontare tutti i giorni la forza della natura dell’Alaska?
“Fa paura. Per gente abituata al caos delle grandi città, è spaventoso avere la consapevolezza che potresti passare dei giorni in un posto selvaggio senza mai incontrare anima viva. Ma ti spaventi ancora di più quando sei da solo in una radura, a un centinaio di chilometri dalla prima casa, e vedi per terra le impronte di numerosi enormi grizzlies che sono stati lì poco prima di te. E che potrebbero essere ancora lì attorno, nascosti dietro ad un cespuglio. A me è successo un paio di volte ed ero nel panico. Se ne incontrano spesso lungo la strada: dicono che basti urlare e agitarsi per far sì che si allontanino. In compenso è un piacere incrociare alci (che comunque sono molto pericolose e aggressive), aquile, caribù e capre artiche. Le zanzare? Io non ne ho trovate molte ma mi hanno detto che in luglio rendono la vita assolutamente impossibile“.
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