Dubbi e speculazioni sulle reali cause della morte di Chris McCandless sono sorti fin dalla prima pubblicazione di Into the Wild, il libro di Jon Krakauer che ha reso immortale la storia di questo ragazzo morto tra la fine di agosto e l’inizio di settembre del 1992 nei pressi del lago Wentitika, nel Parco Nazionale di Denali, in Alaska. Sia nel suo primo scritto sulla rivista americana Outside che nel libro pubblicato nel 1996, Jon Krakauer ipotizzò che la morte di Chris McCandless – Alexander Supertramp fosse stata causata dall’ingestione di un alcaloide tossico presente nell’Hedysarum alpinum, una pianta della famiglia delle leguminose. Ipotesi corroborata da quanto lasciato scritto da Chris McCanldess stesso nel suo diario ma smentita da due chimici dell’University of Alaska, i dottori Edward Treadwell e Thomas Clausen che, in uno studio pubblicato sul Men’s Journal nel 2007 hanno confermato come non ci fossero né tossine né alcaloidi tossici nella pianta di Hedysarum alpinum. Da allora Krakauer non ha smesso di ricercare le vere cause della morte di Alex Supertramp e ora in un articolo pubblicato su Medium avanza nuove ipotesi su come è morto Chris McCandless.
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EXTREMELY WEAK. FAULT OF POT[ATO] SEED. MUCH TROUBLE JUST TO STAND UP. STARVING. GREAT JEOPARDY.
Chris McCandless, 30 luglio 1992
Dall’Hedysarum alpinum all’Hedysarum mackenzii
Nel 2008, dopo l’uscita di una nuova edizione aggiornata del libro di Krakauer e del film Into the Wild – Nelle terre selvagge diretto da Sean Penn gli stessi Edward Treadwell e Thomas Clausen pubblicarono un nuovo studio intitolato “Is Hedysarum mackenziei (Wild Sweet Pea) Actually Toxic?” nel quale si chiedevano se il cosiddetto Wild Sweet Pea, o Hedysarum mackenzii, fosse tossico e se quindi fosse da ricondurre a questa pianta sempre della famiglia delle Fabacee la causa della morte di Chris McCandless. Ma anche questo studio sottoposto a revisione paritaria tra Hedysarum alpinum e Hedysarum mackenzii diede risultati negativi: nessuna delle due piante conterrebbe sostanze tossiche tali da spiegare la morte di Chris McCandless.
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L’ipotesi della tossicità dell’Hedysarum alpinum riapparve 5 anni dopo in un articolo firmato da Ronald Hamilton secondo il quale l’agente tossico delle cosiddette Eskimo potato non sarebbe stato un alcaloide ma un amminoacido. Ipotesi in contrasto con il fatto, per esempio, che da sempre se ne nutrono gli Inuit, gli originari abitanti delle regioni costiere artiche e subartiche dell’America settentrionale nonché del nord-est della Siberia. Hamilton non è né un botanico né un chimico, ma un bibliotecario della Indiana University of Pennsylvania e scrittore che, dopo aver letto il libro di Krakauer nel 2002, si è ricordato di un episodio avvenuto nel campo di concentramento nazista di Vapniarka, nell’attuale Ucraina. Durante la Seconda Guerra Mondiale il campo di concentramento era sotto il controllo della Romania: secondo quanto raccontato da un ex ufficiale rumeno rintracciato dallo stesso Hamilton, nel campo di concentramento a un certo punto si cominciò ad aggiungere al pane e alle zuppe per i prigionieri del Lathyrus sativus, o cicerchia, un legume tipico di zone aride conosciuto come tossico fin dai tempi di Ippocrate e coltivato secondo metodi di selezione per eliminarne la tossicità e renderlo commestibile (tanto che in alcune regioni d’Italia ha ottenuto il riconoscimento di prodotto agroalimentare tradizionale italiano da parte del ministero delle politiche agricole).
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Chris McCandless sarebbe morto di latirismo?
Come racconta il dottor Arthur Kessler, un medico ebreo sopravvissuto al campo di Vapniarka e che poi ha dedicato la sua vita professionale allo studio di questo legume, poco dopo aver iniziato a mangiare la cicerchia numerosi reclusi del campo ucraino cominciarono a zoppicare e ad avere seri problemi di movimento: la causa era l’acido ossalildiamminopropionico, una neurotossina scoperta nel 1964, presente nei legumi del genere Lathyrus e responsabile del latirismo, la sindrome che procura disturbi nervosi comportamentali, convulsioni, e disturbi agli arti inferiori fino alla paralisi.
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Hamilton, convinto dell’ipotesi secondo la quale la morte di Chris McCandless fosse da attribuire all’acido ossalildiamminopropionico, fece analizzare dal dipartimento di biochimica dell’Indiana University of Pennsylvania sia l’Hedysarum alpinum che l’Hedysarum mackenzii alla ricerca appunto dell’ODAP. Un primo studio condotto nel 2004 dimostrò che sì, sia nell’Hedysarum alpinum che nell’Hedysarum mackenzii era presente la tossina responsabile del latirismo. Ma questo non bastava per spiegare la morte di Chris McCandless perché occorreva stimarne la quantità, e ciò era possibile solo con esami più approfonditi come la cromatografia liquida con spettrometro di massa.
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A verificare questa ipotesi ci pensa allora lo stesso Krakauer, che nel 2013 invia alcuni semi delle due piante all’Avomeen Analytical Services di Ann Arbor, in Michigan, e nel settembre dello stesso anno pubblica sul The New Yorker un articolo intitolato “How Chris McCandless Died”. Cinque giorni dopo gli risponde Dermot Cole, un giornalista di Fairbanks che in un articolo sull’Alaska Dispatch intitolato “Krakauer’s Wild Theory on McCandless Gives Short Shrift to Science” invita Krakauer a considerare l’opinione del professor Tom Clause, un chimico in pensione dell’University of Alaska Fairbanks che dopo aver passato una vita a studiare le piante della sua regione è scettico circa i risultati raccontati da Krakauer, soprattutto in assenza di un’adeguata peer review.
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Dall’ipotesi di latirismo alle responsabilità della canavanina
Altri approfonditi studi chimici condotti dallo stesso Avomeen Analytical Services confutano l’ipotesi di Hamilton: nell’Hedysarum alpinum non c’è traccia di acido ossalildiamminopropionico e quindi Chris McCandless non sarebbe morto di latirismo. Tuttavia Krakauer non si arrende e, in un articolo del 1960 firmato da uno scienziato di nome B. A. Birdsong e pubblicato sul Canadian Journal of Botany, trova che nell’Hedysarum alpinum ci sarebbe un amminoacido tossico chiamato canavanina. Poiché son passati ormai 50 anni da quell’articolo Krakauer chiede al solito laboratorio Avomeen di verificare anche questa ipotesi e la risposta è sì: nell’Hedysarum alpinum ci sarebbe una significativa presenza di canavanina la cui tossicità è già ben documentata nella letteratura scientifica. Di più: la canavanina provocherebbe proprio rigidità articolare, debolezza, enfisema ed emorragie. I sintomi descritti da Chris nei suoi ultimi scritti.
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Nell’ottobre del 2014 Krakauer e alcuni ricercatori pubblicato su Wilderness and Environmental Medicine un articolo intitolato “Presence of L-canavanine in Hedysarum alpinum seeds and its potential role in the death of Chris McCandless” e sottoposto a revisione paritaria nel quale dimostrano come l’alta quantità di Hedysarum alpinum ingerita da Chris McCandless e gli effetti tossici della canavanina in esso contenuti, soprattutto in determinate stagioni, sarebbero la vera causa della morte di Alex Supertramp.
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Credits photo: Christopher Johnson McCandless Memorial Foundation
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