La montagna più alta d’Europa (se, come ormai comunemente accettato, il Caucaso è parte del Vecchio Continente), una delle 7 sorelle da scalare per chi vuole ascendere le vette maggiori dei 7 continenti, e senza dubbio un ambiente naturale di indubbio fascino, diverso da ogni altro si possa raggiungere con poche ore di volo dall’Italia: l’Elbrus, nel cuore del Caucaso spartiacque tra le distese pianeggianti della Russia europea e l’Asia, è con i suoi 5642 una meta sempre più popolare tra gli escursionisti.
L’ascesa in estate non è tecnicamente proibitiva: parliamo di un grado D, intermedio, quindi non un semplice trekking ma nemmeno una vera spedizione alpinistica. Meteo permettendo, tra giugno e agosto, è fattibile in una decina di giorni, compresi di acclimatamento (qui come prevenire il mal di montagna) e margine per scegliere le finestre di tempo migliore.
La base di arrivo in aereo da Mosca o in treno da altre città russe è Mineralnye Vody; serve quindi un trasferimento in auto per Terskol, l’ultima cittadina ai piedi dell’Elbrus nella valle del fiume Baksan.
Da qui si possono intraprendere alcune escursioni di acclimatamento (come quella al Cheget, 3475 metri, ma non tutte le guide conducono fino alla vetta troppo vicina al confine con la Georgia), oppure dirigersi ad Azau da dove di solito partono le spedizioni con le guide; c’è anche una seggiovia che porta fino a 3800 metri di quota da dove si procede poi fino ai rifugi (il Garabashi è alla stessa quota, il Diesel Hut 300 metri più in alto).
Da qui poi si parte per la conquista della vetta; talvolta le spedizioni con guida optano per l’uso del gatto delle nevi per salire di qualche centinaia di metri fino alle rocce Pastukhov, a circa 4700 metri. Ci vogliono poi almeno 7 ore per raggiungere la vetta, con uso di ramponi, picozze e corde fisse.
Una buona fonte di informazioni (oltre che logistica, organizzano tour estivi e invernali da 8 a 13 giorni) è il sito dell’associazione privata di guide alpine russe Geographic Bureau.
PS: un buon libro per approfondire la conoscenza del Caucaso, dell’Elbrus e di Sochi (dove si sono tenute le ultime olimpiadi invernali) è Nero-bianco-nero. Un viaggio tra le montagne e la storia del Caucaso di Mario Casella, di cui vi abbiamo parlato qui.
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