Si chiama Rota Vicentina ma Vicenza non c’entra niente. C’entra piuttosto Cabo de São Vicente la cui “rotta” caratterizza il cammino. Più o meno 220 km, diviso ufficialmente in una dozzina di tappe, a sud di Lisbona. I dislivelli sono alla portata di tutti e consistono nel fare su e giù dalla spiaggia al paese o alla cima della scogliera.
Si può fare da soli o in compagnia, con poca esperienza, a tutte le età, senza una particolare preparazione atletica, anche se sarebbe ovviamente consigliabile. Le persone che si possono incontrare lungo il cammino arrivano da tutto il mondo, ognuno spinto da una motivazione diversa: qualcuno non la conosce ancora e se ne renderà conto alla fine. O addirittura – per esperienza personale – dopo essere tornato a casa.
Da solo a piedi in Portogallo, un trekking sulla Rota Vicentina
Mi chiamo Matteo Brambilla, vivo in Brianza, ho 27 anni e un amico fidato mi ha consigliato un lungo trekking a piedi lontano dai percorsi consueti.
Non ho un blog né un profilo Instagram professionale da promuovere, ma mi piace l’idea di potervi raccontare il mio ultimo viaggio: ho camminato da solo per due settimane sulle scogliere che sovrastano l’Oceano Atlantico in Portogallo fino a sentirmi in sintonia con la natura e ho vissuto nei villaggi dei pescatori portoghesi. È il Sentiero dei pescatori della Rota Vicentina.
Marzo è un buon periodo da scegliere per programmare il viaggio: pochi turisti, prezzi bassi ma bisogna essere pronti ad affrontare le bizzarrie del meteo primaverile dell’Atlantico. Si passa da freddo, pioggia e vento al sole senza possibilità di riparo, ma non sarà un problema. Le scarpe zuppe si asciugheranno camminandoci dentro il giorno dopo (no, la notte non basterà, come speravi), mentre della scottatura sul collo si prenderanno cura le farmaciste di Aljezur (anche quelle degli altri paesini, ma soprattutto loro).
La tratta che consiglio – quella che ho seguito – va da Porto Covo a Sagres. Porto Covo si trova poco sotto Setubal, la città di Josè Mourinho, a circa un centinaio di chilometri in linea d’aria a sud di Lisbona. Sagres è invece una località all’estremo sud del Portogallo e dell’Europa, “alla fine del mondo” come dicono qui: sono 9 tappe da 20 km ciascuna circa, per un totale di 171 km sulle coste dell’Alentejo e dell’Algarve.
La traccia è intuitiva, ci si può aiutare con il segnale GPS sul telefono, tuttavia sono frequenti i segnavia con i colori caratteristici di questo percorso: il blu e il verde. Il sentiero è per la maggior parte sterrato e sabbioso e ad ovest c’è quasi sempre l’oceano da guardare ed ascoltare. Partendo la mattina presto bastano 5 o 6 ore di cammino (oltre a qualche pausa per mangiare e per le mille foto) per raggiungere l’ostello successivo nel primo pomeriggio, in modo da avere tutto il tempo di riposare e di prepararsi una cena nutriente.
Ogni tappa inizia e finisce in un centro abitato, ma nel mezzo ci si trova nella natura selvaggia: si attraversano zone incontaminate, lontane dai luoghi più turistici e raggiungibili solo a piedi. La sabbia passa dal color ocra al mattone, le onde sono infinite e spesso ci si troverà davanti panorami da cartolina riservati esclusivamente per voi; sarà strano tornare nella civiltà, seppure pacata e a misura d’uomo, a fine giornata.
Il totale dei passi a fine cammino sarà di 244285.
Porto Covo si raggiunge in circa due ore di pullman da Lisbona ed è un villaggio di pescatori sull’Oceano Atlantico. Immagina di ammirarne le case bianche guardando fuori dalla finestra dell’ostello mentre fai una colazione continentale insieme agli altri hikers.
Si parte, chi con uno zaino da 60L e scarponi montagna, chi con un 25L e delle scarpe da trail running (eccomi, sono io!). Già durante le prime tappe cammino a piedi scalzi su spiagge oceaniche, vedo le prime falesie a picco sul mare e incontro le prime difficoltà. Camminare sulle dune di sabbia è tanto affascinante quanto faticoso: si sprofonda ad ogni passo, in salita sembra di non avanzare mai, ma ai lati del sentiero la vegetazione bassa tiene compagnia. Un abbigliamento tecnico di qualità è consigliato ma su questo terreno bisogna mettere in conto qualche vescica e qualche acciacco. Al di là dei fastidi che procurano, questi inconvenienti possono diventare un’ottima scusa per prendersi un giorno di pausa; magari a Zambujeira do Mar, alla fine della terza tappa, dove c’è tutto il necessario per sopravvivere – ostello, supermercato e farmacia – e una spiaggia infinita dove aggiornare il diario di viaggio. Avendo uno zaino così piccolo ho potuto portare solo un cambio, quindi ogni sera lavo a mano i vestiti e il giorno dopo li metto ad asciugare dove riesco. In tutte le mie foto si vedono le calze e le mutande del giorno prima (e di quello dopo).
Non vedo l’ora di ripartire. Ho recuperato le energie e mi aspetta un’altra giornata sull’oceano con il dislivello più impegnativo di tutto il cammino (più di 400 metri, sia in salita che in discesa), fino alla foce del Rio Seixe. Vista mozzafiato su una delle spiagge più belle del Portogallo, per poi risalire il fiume fino a Odeceixe per passare la notte. L’ostello è deserto e inizio ad accusare la solitudine, affrontare queste esperienze da solo è una montagna russa.
La mattina seguente torno sulla costa e nei giorni successivi la direzione sarà sempre sud, verso Aljezur e Vila do Bispo. Ormai le gambe hanno preso il ritmo e non si fermano più. Comincio ad apprezzare anche i sentieri dell’entroterra e nelle spiagge a fine giornata aspetto il tramonto con una cerveja in compagnia.
È già tempo dell’ultima tappa: sveglia presto con colazione all’alba, ho già un po’ di nostalgia ma i primi passi rilasciano subito un sorriso. Da Vila do Bispo a Sagres sono 20 km, l’ultima parte attraversa un terreno misto e ostico che sembra infinito ma, prima di fermarmi in ostello, devo regalare una fine al cammino. E allora giù per altri 3 km, fino alla punta sudoccidentale dell’Europa, dove la terra finisce e sono letteralmente circondato dal blu del mare. Adesso posso mangiare l’ultima barretta, la mia preferita, quella che mi ero tenuto proprio per questo momento, posso togliere le scarpe e respirare.
Il cammino è finito ma non il viaggio. Raggiungo l’ostello in ciabatte ed esco a cena con gli amici che ho incontrato in queste settimane. Una di loro conosce un locale dove si mangia pesce grigliato e si beve vinho verde finché la stanchezza non ha la meglio. Il ricordo di quella serata è ancora caldo. A fine giornata i chilometri saranno più di 30.
Mi avanzano ancora un paio di giorni prima di prendere l’aereo di ritorno a Faro, così visito la costa sud dell’Algarve con i mezzi pubblici, tra cui Lagos con le sue particolari formazioni rocciose e le onde per imparare a surfare.
È stato un viaggio incredibile.
Svegliarsi la mattina e camminare è diventata un’abitudine che mi mancherà una volta tornato a casa, come quella magica sensazione di avere tutto quello che mi serve sulle spalle nello zaino.
Tornerete a casa con tante storie da raccontare, gli occhi pieni di bellezza e un cuore nuovo.
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