La settimana scorsa mi ero fermato a Corbeil, dove io e Angelia abbiamo dormito in quella struttura che fungeva sia da scuola elementare che da Comune e dove c’erano due brandine e una canna dell’acqua per fare la doccia in strada, attaccandoci alla pompa dei pompieri. Da Corbeil siamo ripartiti per Brienne-le-Château: incontriamo una giornata caldissima e ventosa, di quelle che ti asciugano, e quando arriviamo troviamo tutto chiuso, nonostante sia lunedì. Chiuso l’ufficio del turismo, chiuso il Comune e nessuno che risponde al telefono, Quindi non abbiamo un posto dove dormire. Decidiamo allora di chiamare la tappa successiva, Bar sur Aube, e siccome c’è posto decidiamo di provare a fare l’autostop: ci carica una ragazza turca, che sta facendo un master in Francia e che decide poi di passare la serata con noi bevendo un bicchiere di vino.
A Bar sur Aube c’è un altro pellegrino con noi, un signore belga di Anversa, di 62 anni, ex insegnante di italiano, con cui chiacchieriamo la sera e che riparte presto il mattino dopo. Quando ci svegliamo noi non troviamo più né i vestiti di Angelia né i miei scarponi e pensiamo subito a un tipo sospetto che la sera prima ci girava intorno. Chiamiamo allora la responsabile dell’alloggio che a sua volta chiama la Gendarmerie per fare la denuncia, e così se ne va tutta la mattina. A questo punto però io non ho scarpe per camminare e l’unico modo è andare a Troyes in treno a comprarne un paio nuovo. Mentre stiamo tornando a Bar sur Aube ci chiama la Gendarmerie informandoci di aver ritrovato le nostre cose: in effetti erano nella casa del tizio sospetto, ma a questo punto ho due paia di scarpe, che sono troppo da portare in giro. Ma siccome Angelia deve ripartire la sera stessa per l’Italia le lascio gli scarponcini vecchi e alti e tengo per me quelli nuovi e bassi. Anzi, devo dire che se possono dare un consiglio per questo genere di cammini, meglio molto meglio degli scarponcini bassi che quelli alti.
Comunque, finalmente riparto, raggiungo il belga che però fa meno chilometri di quanti ne faccio io e quindi ci lasciamo e in due tappe arrivo a Marac. È il 29 luglio, il giorno successivo sarà il mio compleanno, e quando arrivi in un alloggio devi sempre compilare un formulario con i dati anagrafici e altre informazioni, un po’ per le statistiche della Francigena e un po’ per le questioni legate al COVID. Comunque, la mattina dopo mi alzo per fare colazione e la padrona di casa mi fa trovare un bigliettino di auguri sulla tazza del caffè, un modo davvero particolare per festeggiare il mio 27° compleanno che per il resto passo in solitaria, camminando fino a Langret e poi Champlitte. Qui trovo un campeggio, sono arrivato presto, ho modo di riposare e decido di ripartire per fare 2 tappe in 1 solo giorno: parto per fare 40 km ma è una giornata con un caldo allucinante, con il termometro sempre oltre i 40°C, sono allo stremo e così gli ultimi 6 km decido di fare l’autostop fino a Besançon, dove mi ospitano dei frati francescani.
Se vuoi leggere il racconto della prima settimana di Via Francigena a piedi, da Calais a Tournehem-sur-la-Hem, clicca qui
Se vuoi leggere il racconto della seconda settimana di Via Francigena a piedi, da Thérouanne a a Saint-Quentin, clicca qui
Se vuoi leggere il racconto della terza settimana di Via Francigena a piedi, da da Saint-Quentin a Corbeil, clicca qui
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