Ci eravamo lasciati a Orsières, ai piedi del Gran San Bernardo, ed è stata la tappa più dura in assoluto. Il tempo non era dei più promettenti ma una volta arrivato a Bourg-Saint-Pierre c’era solo una leggera pioggerellina per cui mi son detto di tentare l’ultimo strappo, i 10 km di salita che mi mancavano per arrivare al colle del Gran San Bernardo. Sono arrivato stanchissimo, dopo 4 ore di camminata e 1800 metri di dislivello, e appena prima che cominciasse un vero diluvio universale. Non potendo scendere verso la parte italiana mi son fermato al convento svizzero, dove ci hanno fatto dormire in 30 in una camerata, tutti vicini, come se il COVID-19 non esistesse.
Il mattino dopo ho visto il cartello Italia, ed è stato un punto di svolta del mio viaggio. Come prima cosa ho pensato che non volevo tornare a casa, e poi ho ripensato al mese e oltre passato da solo, tra Francia e Svizzera, dove ho lasciato un pezzo di cuore e incontrato persone davvero fantastiche.
Dal Gran San Bernardo è cominciato quindi un nuovo capitolo di questo mio viaggio lungo la Via Francigena, perché la musica è cambiata, proprio come mi aspettavo. La prima difficoltà è stata quella di trovare da dormire. Ero abituato a prenotare un giorno per l’altro e in Italia ho dovuto invece cominciare a organizzarmi con un certo anticipo. E poi, dopo i tanti giorni da solo, in Italia ho cominciato a incontrare tantissimi pellegrini.
Entrato in Valle d’Aosta mi ha accolto un caldo micidiale, tanto che la prima notte, dopo aver fatto tutta in una volta la discesa di 35 km fino ad Aosta, ho dormito pochissimo. Ho deciso allora di rispolverare la tenda e a Châtillon sono andato in campeggio. Qui mentre montavo la mia tendina sotto l’acqua ho conosciuto una coppia, lei spagnola e lui uruguaiano, che poi ho reincontrato a Pont-Sain-Martin. Nel frattempo mi ha raggiunto mia mamma, con cui ho camminato due giorni, per due tappe brevi da 15 km ciascuna. È stato bello, perché era più di un mese che non vedevo i miei cari, ma mi ha anche riportato con i piedi a terra e alla realtà della mia quotidianità.
Con mia mamma ho camminato appunto fino a Pont-Saint-Martin, dove ho ritrovato la spagnola e l’uruguaiano. Stavamo aspettando l’apertura dell’ostello quando si è formato un gruppetto di pellegrini e pensionati della bocciofila, curiosi di parlare con noi. A un certo punto un signore ci ha chiesto perché facessimo il cammino, e ho pensato che la risposta giusta fosse per quel genere di incontri che fai lungo la strada. Perché alla fine, quando sarò tornato a casa, o tra qualche anno, quello che ricorderò davvero saranno gli incontri e le persone che ho conosciuto, non i km che ho fatto, ma l’umanità e la condivisione che non trovi nella vita di tutti i giorni.
A Pont-Saint-Martin si è creato quindi un gruppo di una decina di persone con cui ho camminato per qualche giorno. Persone diverse per età, esperienze, professione, ceto sociale e aspettative, e che però in quella situazione mi son reso conto siamo solo e soltanto pellegrini. Una cosa che quando la vivi è davvero bellissima.
Dalla Val d’Aosta siamo entrati in Piemonte, passando per Ivrea e poi puntando verso Vercelli, dove ci hanno accolto caldo, risaie e zanzare a gogò. Intanto il gruppo si è scremato, e siamo rimasti io, Francesca, una ragazza di Ravenna, e Francesco, un insegnante di educazione fisica . I 3 “franceschi”. Arriviamo a Garlasco ma non ci stuzzica l’idea di fermarci per fare tappa, e allora accettiamo la “sfida” di Francesco di raggiungere Pavia, camminando dalle 7 del mattino alle 6 di sera per 46 km davvero duri ma pieni di soddisfazione. Dopo Pavia sono cominciati i problemi per trovare dove dormire, perché le accoglienze son quasi tutte parrocchiali ma sono chiuse causa COVID. Volendo traghettare sul Po a Corte Sant’Andrea e non trovando ospitalità nel mezzo decidiamo di andare a Santa Cristina e Bissone e prendere il treno per Orio Litta, da cui poi camminare fino a questo borghetto sul Po dove dormiamo in un ostello bellissiimo, che è un vero museo della Via Francigena. E qui, mentre ci stiamo rilassando in camera, sentiamo bussare e alla porta c’è Pasquale, che avevamo lasciato 4 giorni prima e che ci ha voluto raggiungere di nuovo. Vederlo alla porta è stata davvero un’ondata di emozioni.
Se vuoi leggere il racconto della prima settimana di Via Francigena a piedi, da Calais a Tournehem-sur-la-Hem, clicca qui
Se vuoi leggere il racconto della seconda settimana di Via Francigena a piedi, da Thérouanne a a Saint-Quentin, clicca qui
Se vuoi leggere il racconto della terza settimana di Via Francigena a piedi, da Saint-Quentin a Corbeil, clicca qui
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